Molti automobilisti in questo 2025 potrebbero essere costretti a pagare una tassa ulteriore sull’auto che hanno in possesso: scopriamo di cosa si tratta e chi potrebbe dover sborsare di più nel corso dei mesi a venire.
Quello delle tasse di possesso delle automobili è un nervo scoperto per milioni di italiani. In molti casi infatti l’automobile non è certamente un lusso che il cittadino si concede, ma una necessità alla quale non si può rinunciare. In quanto tale il possesso di un’unica automobile – se non di lusso – per molti dovrebbe essere esente da tasse al pari della prima casa.
Basti pensare a chi abita in periferia e quotidianamente deve recarsi in città per lavoro, magari in una zona d’Italia in cui i servizi di trasporto pubblico non garantiscono una frequenza tale da arrivare per tempo sul posto di lavoro. In ogni caso un’auto può essere necessaria anche per delle emergenze, in orari in cui il servizio di trasporto pubblico non è attivo.
Data la percezione sull’iniquità della tassa di possesso sull’auto (il bollo), l’idea che possa essere applicata una seconda tassa per il possesso di un mezzo chiaramente non può che generare malcontento e fare discutere. Per questo nei giorni scorsi, quando è emersa con vigore la voce sulla presunta tassa sul libretto di circolazione (chiaramente falsa) c’è stato un moto di sdegno e disapprovazione collettivo.
Se però la tassa sul libretto di circolazione è una fake news, quella l’Ecotassa sull’auto esiste davvero, è stata introdotta addirittura nel 2019 ed in molti non sono consapevoli di doverla pagare. Ma di cosa si tratta? Chi deve pagarla e cosa succede a chi non l’ha pagata in questi anni poiché inconsapevole del fatto che doveva farlo?
Cos’è l’Ecotassa e chi deve pagarla
L’ecotassa è stata introdotta allo scopo di garantire comportamenti più consapevoli da parte dei cittadini e per ridurre l’impatto ambientale dei veicoli con più alto tasso di emissione di CO2. Nonostante abbia questa nobile funzione, si tratta di una delle tasse maggiormente ignorate e evase dagli automobilisti negli ultimi anni, il che ha reso complesso la sua gestione da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nell’anno appena iniziato, proprio al fine di rendere più impattante l’esistenza di questa tassa, sono stati inaspriti i controlli e sono stati inseriti nella “lista nera” anche ulteriori modelli di veicolo. Quali sono dunque le automobili il cui possesso e utilizzo comporta il pagamento dell’ecotassa?
Si tratta di tutti i veicoli appartenenti alla categoria M1, ovvero tutti quelli con un massimo di 8 posti a sedere – oltre quello del guidatore – ed in particolar modo tutti quelli che superano la soglia dei 160 g/Km di emissioni di anidride carbonica nell’aria. Va precisato inoltre che la tassa va pagata una tantum nel momento dell’immatricolazione.
Per quanto riguarda l’inasprimento dei controlli, questo riguarda tutti quei veicoli appartenenti alla categoria sopra indicata che sono acquistati di seconda mano e vengono importati in Italia da Paesi stranieri. L’applicazione della tassa non avverrà invece nel caso in cui il veicolo di seconda mano venga acquistato in Italia sia già stato immatricolato nel nostro Paese.
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Cosa rischia chi non paga l’ecotassa
Trattandosi di un’imposta relativamente nuova, sono numerosi coloro i quali hanno involontariamente eluso il pagamento. Per loro e per chi ha volutamente ignorato il pagamento (la legge non ammette ignoranza) in questo 2025 potrebbe esserci una brutta sorpresa sotto forma di sanzione.
Il maggior controllo dell’AdE infatti si sostanzierà anche nel controllo più accurato delle pratiche riguardanti tutti i veicoli acquistati negli ultimi anni, in particolar modo di quelli che hanno cilindrate maggiori e dunque causano maggiore inquinamento atmosferico. Qualora venisse riscontrato il mancato adempimento arriverebbe all’interessato una cartella esattoriale contenente la cifra dovuta per l’ecotassa gravata da interessi moratori e una sanzione amministrativa.
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Al fine di scongiurare questa eventualità, chi è consapevole del mancato adempimento può provvedere prima dell’arrivo della sanzione attraverso il ravvedimento operoso. Questo meccanismo consente di pagare la cifra dovuta con interessi ridotti e senza l’aggiunta della sanzione amministrativa.
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