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L’acqua divide Molise e Puglia: Emiliano la vuole prelevare dal Liscione, ma la crisi idrica è più forte che mai


La siccità che ha colpito il Sud Italia negli ultimi anni sta inasprendo le tensioni tra le regioni confinanti per l’accesso alle risorse idriche. La richiesta avanzata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di poter attingere acqua dall’invaso del Liscione ha già cominciato a scatenare un’ondata di polemiche in Molise, dove la crisi idrica è ormai una realtà quotidiana per molti cittadini.

L’antefatto è oggetto di cronaca nazionale: nei giorni scorsi, Emiliano ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a diversi ministri competenti, chiedendo di valutare la possibilità di prelevare l’acqua del Liscione che, secondo lui, sarebbe inutilizzata e finirebbe in mare. La proposta prevede la realizzazione di una condotta di circa 10 km che collegherebbe l’invaso al potabilizzatore di Finocchito, in provincia di Foggia, con un volume medio annuo stimato tra i 40 e i 60 milioni di metri cubi d’acqua.

Secondo Emiliano, l’operazione potrebbe rafforzare la disponibilità idrica della Capitanata, garantendo un miglior equilibrio delle risorse tra Molise e Puglia. La Regione Puglia si è anche detta disponibile a finanziare gli impianti necessari, prevedendo “adeguati ristori” per il Molise.

Ma le risposte da Campobasso non si sono fatte attendere. “Giù le mani dal Liscione. Se il papocchio del presidente della Regione Puglia risultasse vero, mi schiererò subito con i cittadini e i sindaci per fare le barricate, come già accadde oltre vent’anni fa”, ha dichiarato Aida Romagnuolo, ex consigliera regionale del Molise, quota Fratelli d’Italia, criticando duramente l’ipotesi di un prelievo idrico a favore della Puglia.

A pesare sulle resistenze del Molise non è solo la scarsità idrica che sta colpendo la regione, ma anche il mancato rispetto degli accordi pregressi con la Puglia. Già negli anni Settanta, infatti, era stato siglato un protocollo d’intesa tra le due Regioni che prevedeva la cessione di 20 milioni di metri cubi d’acqua l’anno dal Molise alla Puglia in cambio di opere compensative. Opere che, secondo le autorità molisane, non sono mai state realizzate.

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Oggi poi il Molise si trova a fronteggiare un drastico calo delle riserve idriche. Il potabilizzatore del Liscione è stato riattivato nell’estate 2024 per sopperire alle necessità di comuni costieri e dell’entroterra, mentre l’erogazione dell’acqua è stata razionata in diverse località, con chiusure notturne dei serbatoi. E tutto questo mentre i cittadini si sono visti aumentare – in alcuni casi a dismisura – le bollette dell’acqua, complice il passaggio alla società Grim e una guerra tra la Grim e Molise Acque per debiti pregressi milionari.

Paghiamo l’acqua a peso d’oro, mentre per ogni mille litri ceduti alla Puglia riceviamo appena cinque centesimi. Nel frattempo, noi dobbiamo spenderne circa trenta per portarla nelle nostre case”, ha denunciato Romagnuolo.

Anche Vincenzo Notarangelo, segretario regionale di Sinistra Italiana Molise, ha criticato la richiesta pugliese, sottolineando la mancanza di trasparenza nella gestione della crisi idrica. “Abbiamo appreso con stupore che Emiliano ha scritto alla premier Meloni per chiedere l’acqua dell’invaso del Liscione non utilizzata dal Molise. Ma esiste davvero questa risorsa inespressa? Mentre i cittadini molisani subiscono razionamenti idrici da mesi, Emiliano parla di un’acqua disponibile che nessuno sfrutterebbe”, ha dichiarato, attaccando anche la politica locale per il suo immobilismo.

Il dibattito sul trasferimento d’acqua dal Molise alla Puglia si inserisce in un contesto più ampio, che riguarda anche la realizzazione della diga di Piano dei Limiti, un’opera prevista già dagli anni Ottanta ma mai realizzata a causa delle resistenze locali. Il progetto, recentemente rilanciato da un ordine del giorno del deputato pugliese Giandonato La Salandra (FdI), prevede la costruzione di un invaso con una capacità di 42 milioni di metri cubi, oltre al completamento della condotta tra il Liscione e Finocchito.

Secondo la visione pugliese, la nuova diga e il collegamento con il Liscione potrebbero garantire un miglior approvvigionamento idrico per l’agricoltura della Capitanata. Tuttavia, in Molise l’idea è vista come una minaccia per il proprio territorio. Il governatore molisano Francesco Roberti ha dichiarato di stare monitorando attentamente le risorse idriche della Regione e ha annunciato l’intenzione di chiedere un intervento per il dragaggio della diga del Liscione. “Bisogna riscoprire le sorgenti trascurate e metterle a sistema. Sulla diga di Occhito, gestita dalla Puglia, la situazione è seria”, ha avvertito.

Le ultime settimane hanno portato un leggero miglioramento alla crisi idrica del Molise. Le nevicate tra fine dicembre e gennaio hanno contribuito ad aumentare la portata delle sorgenti del Matese, che oggi si attestano sui 1600 litri al secondo, rispetto ai 1400 registrati nei mesi più critici di ottobre e novembre. Tuttavia, la disponibilità idrica resta ben al di sotto della media storica di 3000 litri al secondo.

Anche la diga del Liscione ha visto una lieve risalita del livello idrico, ora attestato a circa 116 metri, ancora lontano dal massimo di 125,5 metri. Diversa la situazione della diga di Occhito, che registra appena 33 milioni di metri cubi d’acqua, un crollo drammatico rispetto ai 120 milioni dello scorso anno.

Secondo Stefano Sabatini, presidente di Molise Acque, al momento si possono evitare chiusure notturne dei serbatoi, ma il problema strutturale resta e richiede interventi mirati per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche. Insomma, il Molise non è affatto uscito dalla crisi idrica e alla luce delle previsioni per le prossime settimane l’estate 2025 sarà difficile e calda per la popolazione molisana.

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E questo mentre la battaglia sull’acqua tra Molise e Puglia sembra destinata a proseguire, con posizioni sempre più distanti. Se da una parte la Puglia insiste sulla necessità di ottimizzare l’uso delle risorse idriche del Sud, dall’altra il Molise teme di essere depredato di un bene essenziale, senza alcuna garanzia di equilibrio.

Mentre il governo nazionale studia le possibili soluzioni, nei territori montano le proteste. “Non vogliamo che il Liscione faccia la stessa fine del lago di Occhito, ridotto ormai a uno stagno”, ha avvertito Romagnuolo. La guerra dell’acqua è solo all’inizio.





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