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Con i soldi dei bonus edilizi costruivano un impero di B&B e immobili di lusso. Giro d’affari milionario


Un giro d’affari milionario costruito su documenti falsi e crediti fiscali inesistenti, che ha permesso alla banda di Giuseppe De Scala, pregiudicato barese ed ex ladro d’appartamenti, di incassare almeno 13 milioni di euro attraverso il sistema dei bonus edilizi. L’indagine della Guardia di Finanza e dei carabinieri, coordinata dal pm Michele Ruggiero, ha portato all’arresto di otto persone, tra cui il commercialista Alessandro Vigilante. Ora gli inquirenti stanno cercando di tracciare il denaro scomparso, che in parte potrebbe essere stato già riciclato in immobili e beni di lusso.

Come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, gli arrestati hanno fatto scena muta davanti al gip Antonella Cafagna, tranne il commercialista Vigilante, che ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Tra i fermati, l’unico a finire in carcere è stato Giuseppe De Scala, mentre ai domiciliari sono stati posti il fratello Michele De Scala, Andrea Ragone, Vito Vischi e lo stesso Vigilante.

Il sistema della truffa: crediti edilizi falsi e prestanome

Le indagini hanno svelato un sistema collaudato per generare e monetizzare crediti fiscali falsi. Secondo l’accusa, il gruppo presentava pratiche edilizie fittizie, utilizzando identificativi catastali di immobili inesistenti, senza che l’Agenzia delle Entrate effettuasse controlli preventivi. I crediti venivano poi monetizzati tramite Poste Italiane e trasferiti su carte prepagate, per essere successivamente riciclati.

La truffa sarebbe rimasta nell’ombra se nel 2021 un controllo casuale dei carabinieri a Palo del Colle non avesse portato al sequestro di 60 carte di credito in possesso dei fratelli De Scala. Da quel momento, gli investigatori hanno scoperto che in soli quattro mesi erano stati creati crediti fiscali per 17 milioni di euro, di cui almeno 13 già monetizzati.

Beni di lusso e investimenti immobiliari

Secondo la Procura, una parte del denaro rubato sarebbe stata reinvestita in immobili, con l’obiettivo di creare un impero immobiliare a Bari. De Scala avrebbe dichiarato ai suoi soci di voler acquistare almeno 15 appartamenti, per destinarli ad affitti e B&B, con una rendita stimata di 6-7mila euro al mese.

Durante le perquisizioni, i militari hanno trovato un vero e proprio tesoro di lusso in casa della sorella dei De Scala, dove risiedevano anche i genitori (ora ai domiciliari come complici). Sono stati sequestrati borse firmate di Louis Vuitton, Gucci, Prada e Saint Laurent, un Rolex, e una Mercedes da 70mila euro, che sarebbe stata utilizzata dal fratello Giovanni De Scala.

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Il sospetto del legame con la criminalità organizzata

Gli inquirenti stanno cercando di capire se il sistema truffaldino potesse avere connessioni con la criminalità organizzata barese. Alcuni prestanome utilizzati dal gruppo sarebbero vicini al clan D’Abramo-Sforza di Altamura. Tuttavia, al momento non sono emersi riscontri concreti di un legame diretto con le mafie locali.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno inoltre ricostruito un intricato sistema di passaggi di denaro, monitorando le Segnalazioni di Operazione Sospetta (SOS) di Bankitalia. In particolare, sarebbero state analizzate le operazioni effettuate dai commercialisti coinvolti, che avrebbero predisposto atti di trasferimento di beni e creazione di società fantasma, senza preoccuparsi della provenienza del denaro.

Il nodo delle somme scomparse

Una delle domande principali degli inquirenti riguarda la sorte dei milioni truffati. Già nel 2022, durante un primo blitz, erano stati sequestrati 99mila euro in contanti nella casa del commercialista Vigilante. Tuttavia, dopo due anni di indagini, la banda aveva tutto il tempo di far sparire il grosso della somma.

Ora la Procura punta a recuperare il patrimonio accumulato attraverso sequestri e confische, che potrebbero coinvolgere anche locali commerciali e altre proprietà intestate a prestanome. L’inchiesta, però, è ancora in corso e potrebbe riservare nuovi sviluppi.

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