Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Bonus agricoltura

Finanziamenti e contributi

Il magistrato Nino Di Matteo agli studenti del Mamiani di Roma: “Ribellatevi a omologazione e individualismo”


«Non sono qui per darvi lezioni: io non sono nessuno per insegnarvi qualcosa. Son qui per rispondere, se posso, alle vostre domande. Quel che vi assicuro è onestà intellettuale e sincerità». Con queste parole il magistrato Nino Di Matteo inizia il proprio incontro con gli studenti — il 31 gennaio scorso — nella splendida Aula Magna del Liceo Statale “Terenzio Mamiani”, storico liceo classico della Capitale. Sei o sette uomini della scorta vigilano attenti, nell’aula e fuori, sulla sua persona e su tutti i presenti. Nei loro volti, tensione e concentrazione: non c’è sicurezza per chi contrasti l’onorata società.

Sul filo del rasoio: la vita di un magistrato onesto e coraggioso

Da sempre in prima linea nella lotta allo strapotere economico di Cosa Nostra e ai suoi rapporti col mondo politico, di Matteo è sotto scorta dal 1993. Aveva allora 32 anni, e da soli due era diventato sostituto procuratore a Caltanissetta presso la Direzione Distrettuale Antimafia. Aveva conosciuto di persona Falcone e Borsellino poco prima del loro assassinio, ed era sulle tracce di esecutori e mandanti. Da allora la sua vita cambiò. Una vita sul filo del rasoio.

Microcredito

per le aziende

 

«Noi avevamo voglia di riscatto. I giovani di oggi si riprendano il futuro»

Prima domanda di una studentessa: le motivazioni che lo hanno spinto alla magistratura e alla lotta alla mafia. «A scuola non ero un “secchione”», risponde il magistrato, «ma un ragazzo come voi, in un liceo classico di Palermo. Dalla Chiesa, Chinnici, Falcone, Borsellino erano visti come occasione di riscatto. Fuori Sicilia, noi siciliani venivamo identificati con la mafia. Eppure contrapponemmo al male la voglia di riscatto. Lo Stato era molto “distratto” nella lotta alla mafia, ma decine di persone delle istituzioni l’hanno combattuta fattivamente.

Sogno che i giovani, soprattutto oggi, si riapproprino del futuro, sebbene la società tenda a omologazione e individualismo, a considerarvi gregge in cui ognuno pensi solo a se stesso».

Finanziamo strutture per affitti brevi

Gestiamo strutture per affitto breve

«La mafia prospera grazie ai propri rapporti con il Potere»

«Lottate contro tutto ciò. Documentatevi. Non ascoltate solo le parole ufficiali pronunciate nell’esercizio retorico della memoria. In Italia la mafia ha condizionato e tenta ancora di condizionare la politica del Paese. La mafia non sono quattro picciotti ignoranti, ma i loro rapporti col potere politico, istituzionale, economico e finanziario. Riina prima delle stragi diceva alla Cupola: “Se non avessimo avuto rapporti col Potere, ci avrebbero cancellati”. Per cancellare la mafia dobbiamo dunque troncarne i rapporti col Potere. Se hanno compiuto le stragi del 1992/93, è per i loro rapporti col Potere. Riina, Provenzano e Messina Denaro sono stati latitanti 30 anni e poi arrestati a casa propria: furono abili nel nascondersi? O qualcuno nelle istituzioni li ha coperti?»

«Per vincere la mafia: volontà politica e rinuncia sociale alle scorciatoie»

La guerra contro le mafie non si vince solo con la repressione. Ci vogliono altre due condizioni: la prima è che la lotta alle mafie diventi priorità effettiva per le forze politiche. Se la politica non lo capisce (o finge di non capirlo) — limitandosi ad agire come se lottare fosse solo sequestrare partite di droga — non si vince la guerra, ma solo qualche battaglia. Altra condizione è che voi giovani riusciate a cambiare la mentalità della raccomandazione e della scorciatoia».

Lo scontro tra potere esecutivo e potere giudiziario

Alla richiesta di un parere sull’attuale scontro tra esecutivo e magistrati, Di Matteo aggiunge: «Usciamo dall’ipocrisia di Stato: per taluni tutto va accettato in nome della collaborazione istituzionale. Ma la Costituzione separa i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Quest’ultimo deve far rispettare la legalità, non solo se a violarla sono persone umili, ma anche se la violano potenti, ricchi, corrotti, corruttori. Se il Potere politico (come avviene da 30 anni) fa riforme che non accelerano i processi ma creano impunità per corrotti, corruttori e faccendieri, i magistrati devono denunciarlo, perché hanno giurato sulla Costituzione, che all’art. 3 dichiara l’uguaglianza di tutti i cittadini.

La separazione delle carriere tra PM e giudici sottopone il PM al potere politico, impedendo l’uguaglianza dei cittadini. Se voi siete arrestati a una manifestazione, un PM sottoposto all’esecutivo sarebbe obiettivo nel giudicarvi? La separazione delle carriere non minaccia noi magistrati, ma i cittadini. Se la magistratura è collaterale all’esecutivo, è in pericolo il cittadino: noi magistrati guadagneremmo lo stesso; per noi non cambierebbe nulla.

Io ho sacrificato 31 anni della mia libertà personale: dovrei tacere? Io ho il dovere di denunciare quanto ritengo sbagliato! Non è un diritto dei magistrati denunciare: è un loro dovere! Le accuse fatte oggi ai magistrati furono fatte anche a Falcone da politici che poi lo onorarono da morto. Gli avevano dato persino del comunista e dell’esibizionista!

Inoltre non è mai stato vero che i giudici non pagano se sbagliano: è successo tante volte. Piuttosto, chi è eletto dal popolo non può per questo godere dell’impunità e dell’insindacabilità, se viola la legge. Costituzione e democrazia non lo permettono».

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Finanziamo agevolati e contributi

per le imprese

Il silenzio e l’attenzione dei giovani per una persona credibile e autorevole

Nino Di Matteo: esempio positivo per i giovani. Per due ore, infatti, gli studenti del “Mamiani” lo ascoltano in assoluto silenzio. Eppure il magistrato aveva premesso di non aver nulla da insegnare. Ma si insegna quello che si è, non quello che si sa o si crede di sapere.

Di Matteo, consapevole dell’attenzione da cui è circondato e dei continui applausi, infine conclude con queste parole: «Io sono entusiasta di entrar nelle scuole, anche se temo di esser pesante per voi. Ragazzi, grazie per avermi fatto vivere questa giornata con voi e respirare una boccata d’aria».





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito personale

Delibera veloce