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Fenomeno “Snowllywood”: il cinema stregato dalla montagna


L’ultima a essere andata in onda è la serie tv Rai “Black Out”, interpretata da Alessandro Preziosi e ambientata nella Valle trentina del Vanoi. Martedì prossimo è in programma l’ultima puntata della seconda stagione, intitolata “Le verità nascoste”: una slavina costringe un gruppo di persone – tra cui un assassino – alla convivenza forzata all’interno di un albergo, tra rapporti ambigui, segreti e menzogne. La prossima serie tv sugli schermi a partire dal 19 febbraio sarà invece la sesta, attesissima stagione di “Rocco Schiavone”, ispirata ai romanzi di Antonio Manzini e ambientata in Valle d’Aosta. Protagonista è sempre il burbero investigatore col volto di Marco Giallini.

Da Cortina alla Val Senales, passando per la Valle d’Aosta e il Tirolo austriaco, sono sempre di più le località alpine usate come set di film e serie tv. Potere della montagna, che dopo il periodo d’oro degli anni Settanta e Ottanta non era mai più stata così di tendenza.


Marco Giallini nei panni del vicequestore Rocco Schiavone sullo sfondo del Monte Bianco

 

La Val Senales: un caso da studiare
Ciak, si gira in quota: da Hollywood a Snowllywood è un attimo. Solo nel periodo post pandemia la direzione dell’Alpin Arena Senales, l’area sciistica dell’omonimo ghiacciaio altoatesino, ha ricevuto una media di una richiesta al mese per ospitare troupe cinematografiche da ogni parte del mondo. «Per girare le riprese del film d’azione “Heart of Stone” – dice il direttore del comprensorio, Stefan Hütter – da gennaio a marzo 2022 hanno alloggiato in alta Val Senales cinquecento persone della produzione targata Netflix. È stato un impegno enorme per tutto il resort, soprattutto in termini di organizzazione, coordinamento e logistica, ma alla fine ne è valsa la pena. Solo le funivie hanno fatturato circa un milione di euro per il film, oltre all’indotto in termini di ospitalità, ristorazione, servizi. E senza contare l’effetto promozionale che il cinema genera per il turismo sul territorio».

Tutta la prima parte del film di spionaggio diretto da Tom Harper è stata girata nel carosello sciistico della Val Senales: all’interno del Glacier Hotel Grawand – l’albergo più alto d’Europa a quota 3.212 metri, trasformato per l’occasione in un casinò –, nei pressi della stazione a valle della funivia e anche nel fondovalle di Maso Corto. La prima, spettacolare scena aerea offre una veduta dall’alto di tutta l’area sciistica: «Abbiamo preteso che nei primi cinque secondi di film comparisse il nostro marchio – spiega Hütter –. All’inizio la produzione era contraria, ma per noi era una condizione non negoziabile».


Il Galcier Hotel Grawand, l’albergo più alto d’Europa a quota 3212 metri sul ghiacciaio della Val Senales

 

Una leva per la promozione del territorio
Ma qual è il segreto dell’appeal della Val Senales per l’industria cinematografica? «Probabilmente il fatto che la nostra Alpin Arena è ancora una montagna vera e pura, per niente deturpata dal turismo di massa. C’è una natura selvaggia, vecchi masi isolati, fitti boschi d’estate, d’inverno il ghiacciaio da cui si gode una vista impagabile su 126 cime oltre i 3.000 metri. Insomma, uno scenario che non tutte le località alpine possono vantare».

Sarà per questo che in questa remota valle altoatesina nelle Alpi Venoste – ultimamente protagonista di un ambizioso progetto di sviluppo – sono state ambientate moltissime pellicole cinematografiche: come “Iceman – The legend of Ötzi”, i cui resti furono ritrovati proprio qui da due escursionisti nel 1991; come “Siberia” di Abel Ferrara con Willem Dafoe; e come“Everest” di Baltasar Kormákur, per cui la Val Senales ha poi ottenuto una nomination come “migliore location degli ultimi 10 anni” piazzandosi nella top ten dei migliori set accanto a “La grande bellezza” di Sorrentino, “Il Trono di spade”, “Mission Impossible”, “The Grand Budapest Hotel” e “Il ponte delle spie” di Spielberg.

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Procedura celere

Anche i cugini del Trentino hanno fiutato da tempo le potenzialità del cinema come leva per l’economia e la promozione della provincia. Già nel 2011 hanno istituito la “Trentino Film Commission” per promuovere le attività delle imprese di cinema con un occhio al ritorno occupazionale e un altro alla valorizzazione del territorio. Un po’ lo stesso ruolo dell’Idm Film Commission del Sudtirolo.

L’eterno fascino di Cortina
Se cinematograficamente Courmayeur vive ancora di rendita per la scena del paiolo di polenta della Maison de Filippo in cui cade Fantozzi nel primo episodio della saga, emblematico è il caso di Cortina, habitué dei grandi set nazionali e internazionali. Dal primo lungometraggio di Luis Trenker e Karl Hartl, “Montagne in fiamme” del 1931, le Dolomiti e la conca d’Ampezzo hanno continuato a prestare il loro fascino al mondo del cinema e non solo. Da qui sono passati via via Alberto Sordi e Vittorio De Sica in “Vacanze d’inverno” nel 1959, nel ’68 Sergio Corbucci con il western crepuscolare “Il Grande Silenzio”, Totò e Peppino in “Letto a tre piazza” e gli “Amanti” Faye Dunaway e Marcello Mastroianni.


Christian De Sica e Karina Huff in “Vacanze di Natale” del 1983 girato a Cortina

 

Dopo il mitico “Vacanze di Natale” dell’83 dei fratelli Vanzina, nel 1993 le cime del Lagazuoi e del Falzarego hanno visto anche Silvester Stallone protagonista di “Cliffhanger”. Più di recente sono stati girati “La montagna silenziosa” di Ernst Gossner (2014) e il remake di “Point Break” (2016), che ha reinventato in versione “alpina” l’inimitabile pellicola d’azione di Kathryn Bigelow.

Le scorribande alpine dell’agente 007
Un capitolo a parte lo meritano poi gli intrighi dell’agente 007. Da “Solo per i tuoi occhi” (1981) con Roger Moore fino a “Spectre” (2015) con Daniel Craig, molti inseguimenti sono stati girati in quota. Il primo a Cortina, il secondo a Sölden, nel Tirolo austriaco, dove esiste un avveniristico ristorante dedicato a James Bond e pure un museo ad hoc intitolato “007 Elements”.

La spia più famosa viene celebrata con un’installazione a 3000 metri sul livello del mare: un percorso emozionante lungo sette gallerie fa rivivere le scene del film – ma anche capitoli tratti da altre 24 pellicole di Bond – con colonna sonora in sottofondo. La mostra si trova all’interno di una struttura ultra moderna e a basso impatto ambientale, accessibile sci ai piedi: due piani di 1300 metri quadri incastonati nella montagna dello Gaislachkogl, con due sale principali e una vista panoramica sulle cime intorno che da sola sembra già un film.



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