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Colletotrichum su melo: a che punto è la ricerca? – Difesa e diserbo


I patogeni fungini del genere Colletotrichum possono infettare più di 760 specie di piante diverse e mostrano una elevata plasticità non solo rispetto agli ospiti ma anche per i diversi ambienti in cui possono adattarsi.

 

Negli ultimi anni, nel Nord Italia, si discute molto di questo fungo perché alcune specie sono legate alle manifestazioni sintomatiche di glomerella leaf spot (Gls) sulle foglie del melo e di apple bitter rot (Abr) sui frutti. Nel primo caso si osservano dapprima macchie fogliari, poi clorosi e infine defogliazione precoce degli alberi; nel secondo caso ad essere danneggiati sono i frutti che sviluppano delle macchie che possono ingrandirsi e portare a marciumi.

 

Con Colletotrichum la lotta comincia dal riconoscimento e dall’identificazione della specie coinvolta. Una fase molto complessa, perché il genere Colletotrichum è estremamente ampio e diversificato e al momento contiene circa 340 specie. Queste sono riconosciute e raggruppate in 20 complessi di specie: C. gloeosporioides, C. acutatum, C. boninense e C. truncatum.

 

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Tra le più rilevanti in Italia, al momento, c’è la specie Colletotrichum chrysophilum che fa parte del complesso C. gloeosporioides, ed è comparsa per la prima volta nel 2019 in Emilia Romagna e in Veneto. Negli anni successivi è stata ritrovata anche in Trentino Alto Adige, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.

Leggi anche: Melo: chi è Colletotrichum chrysophilum e perché è difficile riconoscerlo

A favorire la presenza del patogeno ci pensa il clima: precipitazioni abbondanti a fine estate, seguite da temperature costanti oltre la media annuale, sono le condizioni ottimali. Infatti, nel 2022, 2023 e 2024 la malattia si è espansa notevolmente e le aziende interessate sono considerevolmente aumentate.

 

Al momento non ci sono molecole registrate per il controllo su melo di questo patogeno. Qualcosa si può fare con le giuste pratiche agronomiche: sfalciare frequentemente il cotico erboso, evitare l’irrigazione sovrachioma, ridurre tutte le condizioni che prolungano la durata della bagnatura e aumentano il tasso di umidità (come impianti fitti, forte vigoria e reti antigrandine).

 

Ma il mezzo di controllo da cui bisogna partire resta sempre il monitoraggio. Per questo dalla fine della primavera 2024 sono stati condotti in diversi meleti del Nord Italia monitoraggi mirati. Alcuni risultati sono stati presentati lo scorso 16 gennaio ad un evento organizzato dalla Regione Emilia Romagna, al quale hanno partecipato i rappresentati di tutte le regioni del Nord Italia coinvolte.

 

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Le analisi genetiche svolte in Emilia Romagna

Come già accennato, conoscere nome e cognome del patogeno è molto importante per poter gestire in maniera mirata il controllo. Infatti, specie diverse di Colletotrichum possono produrre spore diverse in quantità e tipo, possono avere una fitness diversa e quindi competitività rispetto ad altre specie più o meno marcata, possono differire per aggressività e capacità di infettare il melo, nella preferenza dell’ospite ma soprattutto nella sensibilità ai fungicidi.

 

La Regione Emilia Romagna si è concentrata sullo studio della diversità genetica, analizzando 700 colonie di Colletotrichum associate a melo nel Nord Est Italia. Questi sono i risultati:

  • complesso C. gloeosporioides (C. chrysophullum 63%, C. siamense 14%, C. grossum 1%);
  • complesso C. acutatum (C. fioriniae 21%);
  • complesso C. orchidearum (C. sojae 1%).

Le specie del complesso C. acutatum hanno una crescita più lenta e causano lesioni moderate; le specie del complesso C. gloeosporioides mostrano maggiore aggressività. Inoltre, alcune delle specie sembrano non essere patogeniche su frutto, ma lo sono sulle foglie: C. siamense causa ampie lesioni su frutti e foglie, C. grossum genera lesioni profonde sui frutti e moderate sulle foglie, C. sojae mostra sintomi solo sulle foglie ferite e non è patogeno sui frutti, C. chrysophilum causa sintomi su tutte le foglie inoculate e lesioni moderate sui frutti.

 

In Emilia Romagna hanno anche svolto prove di semicampo e prove di campo per identificare i principi attivi più performanti per il controllo del patogeno fungino e misurare la sensibilità delle cultivar.

 

Il captano, lo zolfo e la polvere di roccia sono i prodotti che hanno mostrato i risultati migliori. Invece, le cultivar di Golden Delicious sono quelle che hanno mostrato maggiore sensibilità all’apple bitter rot.

 

I campionamenti fatti in Veneto

In Veneto, nel 2024, è partito un monitoraggio del territorio che terminerà ad aprile 2025 e vede la partecipazione della Regione insieme all’Università di Padova.

 

L’obiettivo è quello di identificare le specie di Colletotrichum coinvolte nelle malattie Gls e Abr. È stato fatto un campionamento in campo delle foglie e dei frutti, da cui sono state isolate e identificate le specie di Colletotrichum mediate analisi genetica multilocus.

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Il campionamento è cominciato il 26 giugno 2024 ed è proseguito fino al 15 ottobre: sono stati raccolti 93 campioni sintomatici, di cui 81 campioni da aziende a gestione integrata e 12 campioni da aziende biologiche. Dal 26 giugno al 24 luglio sono stati ritrovati esclusivamente campioni fogliari con sintomi, a volte anche molto gravi, da cui però non sono mai state isolate specie di Colletotrichum, e nessun fungo diverso da Colletotrichum che potesse giustificare quei sintomi. Il 24 luglio, da un campione di frutta è stato isolato finalmente Colletotrichum e da quel momento in poi, sia sulla frutta sia sulle foglie campionate, è diventato più facile isolare Colletotrichum. In alcuni casi, inoltre, i sintomi sulle foglie erano diversi da quelli osservati tra giugno e luglio.

 

(Fonte: Università di Padova)

 

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(Fonte: Università di Padova)

 

Colletotrichum è stato isolato da 32 campioni: il 53,1% su foglie e il 46,9% su frutti. Circa l’85% appartenenva al complesso Colletotrichum gloeosporioides e le specie principali erano C. chrysophulum e C. fructicola.

 

Le varietà più sensibili sono state Rosy Glow, cloni Gala, Golden Orange, Golden Delicious, Granny Smith e Story Inored.

 

Per concludere, al momento sembrebbe che la malattia si sia diffusa ulteriormente in Veneto e che prevalgono i sintomi di Abr sui frutti e le specie del complesso C. gloeosporioides. Tuttora non si sa a quale patogeno sono attribuibili i sintomi fogliari osservati fino al 24 luglio.

 

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Piemonte: monitoraggio, prove e consigli di gestione agronomica

In Piemonte nel 2022 sono stati osservati numerosi casi di defogliazione di meli Gala. Questo è stato l’anno con il più alto numero di ore con temperatura superiore ai 26 gradi (considerata ottimale per la malattia), caratterizzato inoltre da una bomba d’acqua nel comune di Ravello. Qui, nel 2023, sono comparsi per la prima volta i sintomi di Gls. Nel 2024 la malattia si è diffusa ulteriormente sul territorio regionale.

 

Le varietà più sensibili in Piemonte sono i meli del gruppo Gala, Golden Delicious, Opal, Smeralda, Inored Story, Crimson Snow, Granny Snow e Granny Smith. Sono meno sensibili i meli del gruppo Red Delicious e Fuji e considerati resistenti i meli del gruppo Samboa.

 

Nel 2024 è stato svolto un monitoraggio, che è ancora in corso, per identificazione le specie di Colletotrichum coinvolte; sono stati identificati 103 ceppi appartenenti a:

  • complesso C. acutatum (C. nymphae, C. fioriniae e C. godetiae);
  • complesso C. gloeosporioides (C. alienum, C. noveboracense, C. fructicola, C. nupharicola, C. hystricis e C. chrysophilum).

Insieme ad Agrion, la Fondazione per la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo Tecnologico dell’Agricoltura Piemontese, sono poi state effettuate delle prove di difesa basate su modelli matematici. Sono stati ottenuti buoni risultati durante le prove con il prodotto Ulmasud® di BIOGARD® a base di polvere di roccia utilizzato in tre trattamenti ad agosto e tre a settembre.

 

Ad ogni modo, al momento i tecnici piemontesi consigliano ai produttori di effettuare trattamenti preventivi, utilizzando principi attivi come il captano, il dithianon, il fludioxonil, il fluazinam e il fosfonato di potassio. Danno, inoltre, molta importanza alla gestione agronomica: gestire in maniera efficiente l’irrigazione evitando lo scorrimento e gli eccessi idrici soprattutto se l’annata è molto umida (come quella del 2024), gestire le infestanti mantenendo pulito il sottofila e l’interfila, effettuare la potatura verde secca arieggiando la chioma e rimuovere dal frutteto le foglie colpite e i frutti marcescenti.

 

I test fatti in Trentino Alto Adige

Nel 2020 Colletotrichum chrysophilum è stato identificato per la prima volta in Trentino Alto Adige e pian piano la zona colpita dalla malattia si è espansa. Temperature elevate e abbondanti quantità di precipitazioni o di apporti irrigui sovrachioma hanno favorito le infezioni.

 

In Alto Adige il Centro di Sperimentazione Laimburg studia l’efficacia dei fungicidi contro Colletotrichum chrysophilum. In particolare sono stati testati 19 principi attivi, attraverso prove di laboratorio e di pieno campo in agricoltura integrata e biologica.

 

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Nei test in vitro è stata analizzata la crescita del fungo Colletotrichum chrysophilum per calcolare il grado di inibizione da parte del principio attivo/fungicida e sono state elaborate anche delle curve dose/risposta per poter individuare la giusta dose da poter potenzialmente utilizzare in campo. Per fare alcuni esempi, il fungicida Fontelis® di Corteva (principio attivo: penthiopyrad) ha inibito completamente la crescita del fungo e il Polyram® DF di BASF (principio attivo: metiram) ha inibito il fungo al 100%, solo però alla dose di 100 parti per milione. Anche i prodotti  Malvin® 80 Wg di Upl (sostanza attiva: captano) e Geoxe® di Syngenta (sostanza attiva: fludioxonil) hanno dato interessanti risultati. Si tratta di risultati conseguiti in laboratorio, in condizioni controllate, e che non sono immediatamente trasferibili in pieno campo ma, sicuramente, possono fare da base per eseguire prove mirate in pieno campo in futuro.

 

Dalle sperimentazioni in campo, invece, nel 2023 sono stati ottenuti risultati promettenti con captano e fosforato di potassio e risultati ancora migliori con lo zolfo. Nel 2024 i test in campo hanno evidenziato che i trattamenti con il captano, anche dopo la raccolta, abbassano l’infezione; un’informazione utile soprattutto per quei frutteti che confinano con varietà tardive. Un’altra osservazione fatta in pieno campo riguarda la gestione dell’acqua e il problema del ristagno: i sintomi di Gls erano maggiori nei campi con ristagno piuttosto che in quelli ben drenati.

 

Nei campi a conduzione biologica sono stati ottenuti buoni risultati utilizzando argille, rame, caolino e zolfo. Si tratta comunque di risultati preliminari.

 

I primi risultati del Friuli Venezia Giulia

In questa Regione la malattia è arrivata più tardi e i primi sintomi (macchie fogliari e filloptosi) sono stati osservati nel 2023. Lo scorso anno si sono ripresentati con maggior criticità e diffusione; i frutteti gestiti in biologico sono risultati più colpiti rispetto a quelli gestiti in convenzionale.

 

Dalle analisi di laboratorio sono stata trovate le seguenti specie:

  • complesso C. gloeosporioides (C. chrysophilum);
  • complesso C. acutatum (C. fioriniae).

Le varietà più sensibili risultano Gala (i cloni più sensibili sono quelli di nuova generazione), Golden Delicious, Pink Lady, Fujion, Golden Rush e Topaz.

 

Nel 2024 il Servizio Fitosanitario regionale con Ersa, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale, in collaborazione con Frutta Friuli, hanno svolto delle prove di tipo agronomico e chimico in due aziende colpite dalla malattia già nel 2023. Le prove agronomiche hanno previsto l’asportazione e il pirodiserbo, ma dai risultati è emerso che gli interventi di sanificazione del cotico erboso non hanno mostrato differenze nella presenza di sintomi da Gls e Abr. Forse l’intervento è stato fatto troppo tardi e nel 2025 vogliono riprovare intervenendo prima del risveglio vegetativo.

 

Le prove di difesa chimica hanno previsto trattamenti a base il captano, fosfonato di potassio, fluazinam, pyraclostrobin, boscalid in integrato e bicarbonato di potassio e olio essenziale di arancio dolce in biologico. Dai risultati nessuna strategia chimica è stata risolutiva.

 

Nel 2025 l’attività di ricerca continuerà: Frutta Friuli e l’Università di Udine parteciperanno ad un progetto triennale dal nome “Survey in Friuli Venezia Giulia e indagine epidemiologica di Colletotrichum spp. agente causale del apple bitter rot (Abr) e glomerella leaf spot (Gls) del melo”; il Servizio Fitoranitario regionale e Ersa svolgeranno un monitoraggio sullo stato fitosanitario dei meleti e svolgeranno delle prove sperimentali sulle possibili strategie di difesa.



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