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Milano perde un altro pezzo della sua anima: chiude lo storico locale “Le Trottoir”


Milano, la città che un tempo fu culla di artisti e intellettuali, sta per dire addio a un altro pezzo della sua anima. “Le Trottoir”, storico locale di piazza XXIV Maggio, spegnerà le luci il 30 gennaio 2025, ponendo fine a una storia lunga 32 anni. Questo luogo, che ha visto sfilare artisti  e intellettuali del calibro di Andrea G. Pinketts, Philippe Daverio, Malika Ayane, diventerà presto l’ennesimo simbolo di una città che sembra privilegiare la ricchezza ostentata alla cultura vibrante.

La chiusura del “Le Trottoir” è una diretta conseguenza della decisione del Comune di Milano, proprietario dell’edificio, di mettere a bando gli spazi. La nuova gestione aprirà una trattoria in sostituzione del locale. Una mossa che segna non solo la fine di un’epoca, ma anche l’ennesimo schiaffo alla memoria collettiva di una città che sembra sempre più intenzionata a sacrificare le sue radici culturali sull’altare della redditività.

“Quando un locale diventa dimora di artisti, come il Café Flore per i surrealisti a Parigi, la città d’appartenenza fa di tutto per preservarlo. Milano no, Milano se ne frega”, scrivono con amarezza i gestori sul sito del locale. E come dargli torto? In un contesto in cui i canoni di affitto hanno raggiunto cifre esorbitanti – 97.000 euro l’anno, più che raddoppiando la base d’asta – la sopravvivenza di un luogo così unico diventa impossibile. La nuova gestione pagherà oltre 8.000 euro al mese: una cifra che inevitabilmente si rifletterà su menù gourmet e clientele selezionate.

Cosa perde Milano? Perde un pezzo della sua identità, un luogo che non era solo un bar, ma una factory culturale. Qui, Andrea G. Pinketts scriveva i suoi romanzi noir, mentre Philippe Daverio elaborava documentari. Qui si tenevano concerti, mostre, lezioni d’arte al bar e il Festival Internazionale del Cortometraggio “LeTrottoirincorto”, che ha dato spazio a talenti poi premiati ai David di Donatello.

Le Trottoir, nel corso degli anni, ha ospitato, infatti, numerose mostre ed eventi culturali di rilievo. Tra queste, spicca la mostra “Dal futurismo alla Street Art – Un secolo di storia dell’Arte”, curata da Paolo Sciortino nel 2016. L’esposizione comprendeva 80 opere provenienti dalla Collezione Rosini Gutman, con lavori di artisti iconici come Fortunato Depero, Mario Tozzi, Piero Manzoni, Mario Schifano, Andy Warhol e Roy Lichtenstein, oltre ai contributi di urban artist contemporanei quali Atomo e Neve.

Anche per Giuseppe Veneziano, oggi riconosciuto come uno degli artisti contemporanei italiani più influenti, Le Trottoir ha rappresentato un trampolino di lancio fondamentale. Nel 2004, Veneziano presentò presso il locale la sua mostra “In-Visi”, curata da Andrea G. Pinketts. Questo evento segnò un punto di svolta nella carriera di Veneziano, consentendogli di ottenere un primo, importante riconoscimento a livello nazionale. Le Trottoir, con la sua capacità di valorizzare giovani talenti, si rivelò un luogo determinante per dare visibilità alla sua arte.

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Giuseppe Veneziano Maurizio Cattelan impiccato

Un episodio curioso legato a quei giorni riguarda Maurizio Cattelan, che proprio durante la preparazione della mostra di Veneziano realizzò la sua celebre installazione dei bambini-fantoccio impiccati alla quercia di fronte al locale. In risposta, Veneziano aggiunse come opera finale della sua esposizione un ritratto di Cattelan con un cappio al collo, che poi appese allo stesso ramo dell’albero utilizzato da Cattelan per la sua installazione.

Il locale meneghino è stato anche il palcoscenico, nel 2019, della mostra-performance “Felipe Cardeña UnReality Show”, curata da Christian Gangitano e Paolo Sciortino. Felipe Cardeña aveva portato la sua “rivoluzione fiorita” in scena. La Felipe Cardeña Crew era accompagnata da Xena, Paola Fiorido e il visionario Andrea Marinelli con il suo “Crazy Autotune”. La serata era culminata con il concerto live dei trapper StillN9vo (Tito, Baze, Leone, Romeo, Drama, 86Callo), che avevano dato vita a un mix di musica e performance che incarnava lo spirito della rivoluzione creativa, confermando il ruolo del locale come spazio di provocazione culturale e riflessione artistica.

Era un luogo dove si mescolavano idee, sogni, note musicali e frammenti di poesia. Ora, tutto questo verrà sostituito da un’ennesima trattoria milanese.

Milano, con la sua ossessione per il lusso e la modernità, sta diventando sempre più una città per ricchi annoiati, incapace di preservare ciò che la rendeva unica. La chiusura de “Le Trottoir” segue una lunga scia di perdite culturali che include librerie storiche, cinema indipendenti e piccoli teatri. Mentre i grattacieli sorgono come funghi e i quartieri popolari vengono gentrificati, l’arte, la letteratura e la musica sembrano essere relegati a ruoli di secondo piano.

Michelle Vasseur, titolare de “Le Trottoir”, non nasconde la sua delusione. Dopo aver investito innumerevoli risorse per riqualificare il locale, ora si vede sfrattata senza riguardo per il contributo storico e culturale del suo lavoro. Anche la memoria di Pinketts rischia di svanire, nonostante una sala a lui dedicata all’interno del locale. “È come se a Manzoni avessero asfaltato il lago di Como”, aveva detto lo stesso Pinketts nel 2013, quando il locale subì una temporanea chiusura per questioni burocratiche. Una frase che oggi suona come un sinistro presagio.

In un ultimo gesto di ribellione culturale, “Le Trottoir” saluterà i suoi avventori con una tre giorni di eventi non-stop dal 24 al 26 gennaio. Sarà un addio nel segno della musica, delle performance, dei film e dei talk, un ultimo urlo prima del silenzio. Tra le performance previste quella della Crew di Felipe Cardena che come suo uso esporra degli striscioni che parlano di inclusività e pace.

Milano continuerà a cambiare volto, ma a che prezzo? Quando ogni angolo di autenticità sarà sostituito da locali anonimi e spazi di lusso, cosa rimarrà della città che un tempo ispirava poeti, scrittori e artisti? Forse, solo “un deserto pieno di gente”, come diceva Pinketts. Fuori dal bar, appunto.

Questo il programma di addio:

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Venerdì 24 gennaio: Mucianga * Bluesman * Bang Bang * Pulp Project * Dan e i suoi fratelli

Sabato 25 gennaio: Blow/Free Soul * Maniac * High vibes con Vincio

Domenica 26 gennaio:
– h. 17 proiezione del film “La fabbrica del Vapore” (2000), regia di Ettore Pasculli. Si tratta del primo film europeo girato interamente in digitale. La storia, che rivela via via un mistero, si svolge a Milano, in parte a Le Trottoir e alla Fabbrica del Vapore (allora in via di ristrutturazione) e in parte on the road. È un’opera concettuale, uno spaccato affettivo dell’architettura, dell’urbanistica, dell’umanità che si aggira ai margini di una città in profondo cambiamento.
– h. 19 Presentazione del libro “Squallore” (Mursia) di Pierangelo Dacrema con Guido Oldani e Renato Mannheimer.
– h. 20 performance di Michelangelo Jr Gandini.





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