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Le aree interne del Paese: una risorsa strategica da valorizzare


Tra il 2002 e il 2022, più di 330 mila giovani hanno lasciato le aree interne, secondo ISTAT. La mancanza di politiche giovanili adeguate sta accelerando un processo di desertificazione demografica. La situazione è particolarmente critica al Sud e in Sicilia, ma anche in Campania con il Cilento e la Costiera amalfitana

Le aree interne dell’Italia rappresentano un patrimonio culturale, paesaggistico e umano unico al mondo. Tuttavia, affinché queste zone diventino un punto strutturale nell’agenda di governo nazionale e territoriale, è necessario superare le sfide legate alla carenza di servizi, allo spopolamento e all’isolamento geografico. L’invito lanciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha posto nuovamente l’accento sull’importanza di garantire la qualità della vita ai cittadini che abitano in questi luoghi.

L’impegno dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia in Sicilia

In Sicilia, l’Associazione I Borghi più belli d’Italia ha accolto l’appello del Presidente Mattarella. Attraverso una lettera ufficiale inviata al Capo dello Stato da Fiorello Primi, presidente dell’Associazione, si ribadisce la necessità di un intervento deciso per migliorare i servizi e i collegamenti nelle aree interne. “È fondamentale che il sostegno a questi territori diventi un impegno strutturale e concreto nelle agende delle politiche del governo regionale e nazionale”, afferma l’Associazione in un comunicato stampa, che rinnova il proprio supporto nella definizione di tavoli di discussione politica e interventi operativi.

Castelnuovo Cilento, Campania

I dati allarmanti della crisi nelle aree interne

Le aree interne italiane ospitano circa 13 milioni di persone, ma la loro marginalità è evidenziata da numeri preoccupanti. Secondo Openpolis, 178 comuni italiani hanno meno di cinquemila abitanti, e in 46 province i servizi essenziali distano oltre 40 minuti dai piccoli centri abitati. Questo isolamento ha conseguenze profonde: tra il 2002 e il 2022, più di 330 mila giovani hanno lasciato le aree interne, secondo l’ ISTAT. La mancanza di politiche giovanili adeguate sta accelerando un processo di desertificazione demografica.

La situazione è particolarmente critica al Sud e in Sicilia. La provincia di Enna, ad esempio, rischia di perdere entro il 2030 l’11% dei bambini, un calo ben superiore alla media nazionale (-8,3%). Allo stesso modo, la Campania presenta dati preoccupanti: nelle aree interne della regione, che comprendono località come l’Irpinia, il Matese e il Cilento, si assiste a un costante declino demografico e sociale. Secondo studi regionali, tra il 2000 e il 2020 la popolazione delle aree interne campane è diminuita di oltre il 10%, con una perdita significativa di giovani tra i 18 e i 35 anni. La difficoltà di accesso a servizi sanitari, educativi e di trasporto è uno dei principali ostacoli per chi vive in queste zone, aggravando ulteriormente lo spopolamento.

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Il Cilento e la Costiera amalfitana, pur rappresentando destinazioni turistiche note, non sono esenti da questa tendenza. Negli ultimi 20 anni, i comuni interni del Cilento hanno perso in media il 20% della loro popolazione, con punte del 30% nei borghi più piccoli. 

La Filiera Rigenerativa: un modello per il futuro delle aree interne e protette

A sinistra l’architetto Anna Pina Arcaro e l’agronoma Rosa Pepe

La Filiera Rigenerativa fra aree interne e protette” è un progetto avviato negli anni scorsi che ha evidenziato come sia possibile creare sinergie tra valorizzazione del territorio, sostenibilità ambientale e innovazione sociale. Questo modello si basa su una rigenerazione integrata che intende coinvolgere le comunità locali, i produttori e le istituzioni. Attraverso iniziative mirate, come il sostegno alla filiera agricola di qualità, la promozione di pratiche di turismo responsabile e la creazione di reti locali per la valorizzazione dei prodotti tipici, la Filiera Rigenerativa può dimostrare come le aree interne possano diventare laboratori di sviluppo sostenibile, favorendo la creazione di opportunità lavorative per i giovani. Per dare maggiore spinta ai diversi progetti in favore delle aree interne, come un “grido di allarme” venne lanciata anche una petizione, un “manifesto”, che chiedeva che “non ci sia un destino che sembri già segnato per questi territori”.

Calo della popolazione anche in Costiera amalfitana

Anche la Costiera amalfitana registra un calo significativo della popolazione giovanile, con circa il 60% dei giovani che lasciano l’area entro i 30 anni. Inoltre, la natalità in queste zone è tra le più basse d’Italia, con un tasso inferiore al 7 per mille, aggravando il problema dell’invecchiamento della popolazione con i conseguenti abbandoni dei terrazzamenti e dei lavori connessi. Chi si sta ponendo questo problema? E come si pensa di risolverlo?

Prospettive e azioni future

Rendere le aree interne un punto strategico dell’agenda politica significa valorizzare i piccoli comuni, migliorare l’accesso ai servizi essenziali e favorire lo sviluppo economico sostenibile. Investimenti in infrastrutture, istruzione, innovazione tecnologica e turismo responsabile sono passi fondamentali per garantire la “pienezza di cittadinanza” così come auspicata dal Presidente Mattarella. Le aree interne non sono solo luoghi da preservare, ma anche laboratori di sperimentazione per un futuro più inclusivo e sostenibile per tutto il Paese.



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