«Il terzo mandato è sacrosanto», ha ribadito da Venezia Matteo Salvini, con a fianco Luca Zaia. E allora subito Maurizio Gasparri è planato a Padova per non lasciare dubbi sul no di Forza Italia a una ricandidatura di Zaia. Pronti anche a votare no (come sul canone Rai) a un’eventuale proposta di legge che abolisse la tagliola dei due mandati.
Forza Italia rivendica la sua collocazione nella maggioranza
Se accanto a Salvini c’era Zaia, Gasparri s’è presentato con Flavio Tosi, l’ex leghista ed ex sindaco di Verona diventato plenipotenziario forzista in Veneto e che aspira a candidarsi presidente della Regione. Infatti nel risiko delle candidature alle prossime regionali, Forza Italia reclama il riconoscimento di essere diventata il numero due della coalizione, superando la Lega, e quindi ritiene che tre presidenti di Regioni di serie A (Attilio Fontana in Lombardia, Luca Zaia in Veneto e Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia) targate Lega siano troppi. In verità anche FdI ha da reclamare poiché ha solo due presidenti: Francesco Acquaroli (Marche) e Marco Marsilio (Abruzzo). Chi è messa meglio è proprio Fi, che può vantare Alberto Cirio in Piemonte, Francesco Roberti in Molise, Vito Bardi in Basilicata, Roberto Occhiuto in Calabria, Renato Schifani in Sicilia. Perciò la Lega fa le barricate e rispedisce al mittente le pretese forziste. Ma Tosi non molla la presa anche perché sfilare il Veneto al Carroccio sarebbe un colpo politicamente mortale per Salvini e rafforzerebbe al governo il ruolo di Fi.
Perciò Gasparri è arrivato in tutta fretta a Padova e il messaggio è chiaro: «Il nome del candidato sarà discusso insieme agli alleati del centrodestra, Fi chiede il posto che merita, sulla base del consenso. Siamo contrari al terzo mandato, non c’è nulla di personale verso Zaia ma la regola va rispettata. In Veneto come in Campania, abbiamo ottimi candidati in entrambe le Regioni. Per la Campania noi di Forza Italia proponiamo la disponibilità del nostro segretario regionale, l’onorevole Fulvio Martusciello, che ha dimostrato forza e capacità nelle ultime elezioni europee. Ovviamente questo dovrà essere discusso nella coalizione, senza imposizioni né da parte nostra né da parte di altri. L’unità è la chiave per vincere, ma dobbiamo anche imparare dagli errori passati».
Campania e Veneto, le due regioni che spaccano la maggioranza
Se per il post-De Luca i forzisti hanno in pole Martusciello, in Veneto è pronto a scendere in campo Tosi: «Il mio partito ha già posto ufficialmente la mia candidatura quale governatore del Veneto. Ci si muove in uno scacchiere che comprende la Puglia, la Campania, la Toscana, cioè le altre regioni al voto: in quello scacchiere, Forza Italia vuole portare a casa il Veneto. È vero che c’è un partito prevalente che è Fratelli d’Italia e che quindi rivendica una serie di candidature. Però avere una serie di candidature non vuol dire averle tutte. FdI dovrà lasciarne alcune e pensiamo che a noi tocchi il Veneto. Bisogna fare attenzione, un candidato sbagliato rischia di perdere anche se è di centrodestra».
Altro che canone Rai, qui la tensione è ai massini e Tajani, che non a caso è venuto a presenziare all’assemblea di Confindustria Veneto Est, ha assicurato che non cederà: «Abbiamo indicato Flavio Tosi, che per il suo curriculum, essendo stato assessore regionale alla sanità, sindaco, parlamentare e parlamentare europeo, è colui che ha la maggiore esperienza tra i possibili candidati. C’è bisogno di autorevolezza ed esperienza per subentrare a Zaia, che non potrà ricandidarsi, il terzo mandato non esiste neanche negli Stati Uniti. Quindi qui si tratta di avere il miglior candidato possibile che ci permetta di vincere le elezioni guardando poi al futuro».
Tajani scende in campo e cerca l’appoggio delle imprese
Proprio davanti agli imprenditori Tajani s’è nettamente smarcato anche dalle posizioni ultra-autonomiste della Lega: «Prendiamo il commercio estero, non possiamo avere politiche diverse nello stesso Paese. L’autonomia deve portare benefici reali ai cittadini, l’impegno dev’essere fare le cose bene. Se vengono fatte in fretta e poco seriamente rischiamo di sbattere contro un muro».
Si litiga sul dopo-Zaia ma lui qualche speranza di non essere costretto a lasciare ancora l’ha: «Se ci sarà la possibilità di ricandidarmi lo farò, perché me lo chiedono i veneti. Non penso di essere presuntuoso, con la mia squadra abbiamo dimostrato di aver amministrato col cuore, difendendo i veneti e quindi c’è consenso. La partita non è formalmente chiusa dopodiché cercheremo di capire se lo sblocco al tetto, avviene in un mese, in un anno, negli anni ma di sicuro avverrà perché è un’anomalia tutta italiana».
Salvini stoppa FI: è già rappresentata
Salvini ha più volte tentato di modificare la legge che impedisce il terzo mandato senza riuscirci e si è quasi messo il cuore in pace, anche se avverte: un forzista in Veneto? Mai. «Continuo a pensare che impedire ai cittadini di poter scegliere Zaia sia sbagliato e coltivo una residua speranza che anche per le Regioni non si cancelli la possibilità per i governatori bravi di presentarsi ancora davanti ai cittadini», dice, «anche se fino a oggi tutti si sono detti contrari. Detto questo, poi sceglieremo insieme il candidato, noi avanzeremo le nostre proposte e FdI legittimamente le sue. Non Forza Italia, che è già abbondantemente rappresentata».
La Lega vuole allungare la durata di Zaia in Veneto
Però si appresta a giocare un mezzo asso nella manica: allungare di qualche mese, o addirittura un anno, la presidenza Zaia: «Mi sembrerebbe corretto, visto che ha gestito fin dall’inizio l’iter delle Olimpiadi Milano-Cortina, che si svolgeranno dal 6 al 22 febbraio 2026. Così come mi sembrerebbe poco opportuno cambiare il presidente del Coni, Giovanni Malagò, tre mesi prima di questo evento. Facciamo concludere a entrambi l’iter già avviato da loro. Poi, siccome il Veneto ospiterà le Olimpiadi e 3 miliardi di persone guarderanno cosa succede tra Milano e Cortina e tutto dev’essere predisposto al meglio, che senso ha fare una campagna elettorale a tre mesi da un evento di questa portata mondiale? Proporrò un election day nella primavera 2026».
Intanto però il senatore veneziano FdI Raffaele Speranzon sembra mettere un paletto. Dice: «Il tavolo dei leader nazionali saprà trovare la quadra con il nome migliore per il territorio. Se i veneti devono scegliere, hanno già detto da che parte stanno sia alle politiche che alle europee. E FdI, primo partito della coalizione, ha sempre la responsabilità di guidare quel tavolo».
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