Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Mutuo asta 100%

Assistenza consulenza acquisto in asta

DA ROMA A GAGLIANO, “MIGRARE” IN PAESE CON 25MILA LIBRI: SIMON TANNER, UNA SFIDA CONTROCORRENTE | Notizie di cronaca


L’AQUILA  – “E mi tornarono a mente le parole di mia nonna, quando la visitai l’ultima volta per dirle che mi ero deciso all’espatrio. Accolse la notizia con tristezza: la sua età avanzata rendeva probabile la previsione che non ci saremmo più rivisti. “Ma ella si preoccupava d’altro. Dopo un silenzio penoso mi chiese: ‘Chi ti farà il pane?’. ‘Non è questa la difficoltà’, risposi, ‘pane se ne trova ovunque’. ‘Ti ho chiesto’ ella ripeté ‘chi te lo farà’. ‘Non so; come faccio a saperlo?’, risposi. ‘Lo pagherò quello che costa’. ‘Povero figlio mio’ ella esclamò allora con indicibile compassione, ‘mangerai pane comprato?’.

La dizione e la teatralità non sarà quella del compianto Roberto Herlitzka, ma è un piacere ascoltare dalla viva voce di un libraio le parole di Ignazio Silone, che racconta di un viaggio nel suo Abruzzo, nel guado tra società contadina e industrializzazione, pubblicato nel 1963 in una enciclopedia della Banca nazionale del Lavoro. Osservare l’attenzione con cui il volume viene tirato giù dalla scaffale, la cura con cui la pagina viene girata, che ha chissà un profumo che ricorda quello perduto del pane cotto nei forni in piazza nei paesi.

La voce è quella di Rocco Lorusso, 70 anni, che assieme al suo socio e compagno d’avventure Vincenzo Goffredo, decisamente contromano, o forse seguendo un vento che comincia a gonfiare le vele, ha chiuso la sua storica e gloriosa libreria Simon Tanner nel quartiere Appio Latino di Roma, per  trasferirsi, con al seguito oltre 25 mila libri, in un piccolo paese dell’entroterra abruzzese, Gagliano Aterno, in provincia dell’Aquila, per riaprire i battenti dell’attività il 31 maggio scorso, al pianterreno della nuova casa sul limitare del paese, che si affaccia sulla verdissima valle Subequana.

“In questi mesi abbiamo superato ogni più ottimistica aspettativa – spiega ad Abruzzoweb Rocco -. Sono davvero stupito di quanto siamo riusciti a raccogliere da un semplice gesto, quello di voler portare in questa valle una libreria. Tutte le persone che vengono a trovarci è perché veramente lo vogliono. Giorni fa è arrivato un gruppo di sei persone, hanno fatto una macchina da Ancona, il giorno prima da Macerata. Ad acquistare libri. E ancora da Pescara e da altre città. Tutti i nostri vecchi clienti sono anche loro venuti a trovarci da Roma. Tanti i giovani, e forse non è vero che oggi non hanno più voglia di leggere libri. Questo essenzialmente è accaduto con il passaparola, non abbiamo fatto chissà quali campagne di promozione e comunicazione. Il fatto che nell’era dei social, il passaparola ancora esiste, già mi riempie di gioia…”

Il testo ritrovato di Silone è stato al centro di una lettura e di una discussione in una gremita sala dell’ex asilo di Gagliano Aterno, su iniziativa della stessa Simon Tanner, assieme a Montagne in movimento, Donne rurali, La porta dei Parchi, Miror, La stanzetta – Radio Antiche rue, e con il pieno sostegno dell’amministrazione comunale guidata dal giovane sindaco Luca Santilli, che alla Simon Tanner intende mettere a disposizione gli ampi locali di un palazzo del centro in fase di ricostruzione post-sismica, per poter ospitare tutti i 25mila volumi, ora in buona parte immagazzinati, per mancanza di spazio, nell’attuale libreria.

Terminato l’incontro, nella cena paesana, davanti ad una fumante e pecora alla cottora c’è anche chi disquisisce sui libri che è possibile acquistare alla Simon Tanner, in rare edizioni, del filosofo sud-coreano Byung-chul Han, teorico della  “società della stanchezza”, quella che avvince gli imprenditori di se stessi, in perenne competizione nella giungla della new economy, per molti aspetti alquanto atavica, che subiscono il paradosso dell’autosfruttamento, iperconnessi ma sconnessi da una comunità reale, fisica e incarnata, sull’orlo dell’abisso del burnout e della depressione, come un Prometeo che aveva rubato il fuoco agli dei, per affermare le magnifiche sorti e progressive dell’umanità, e che ora divora se stesso.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

Ma Rocco, nessuna paura, lungi dal diventare nevrotico profugo digitale,  è rimasto rigorosamente analogico, per scelta ed anagrafe.

“Non vendo online, perché in fondo è la modalità che ha stravolto il mio mondo, la mia immagine, la mia fantasia di essere un libraio. Ha aperto le porte anche agli opportunisti, a quelli che pensano che comprando a uno, si può rivendere a cento. Ma soprattutto l’online non consente un rapporto diretto, l’incontrare lo sguardo dell’altro, parlarci, capire cosa gli interessa per davvero, suggerire e proporre, provare il piacere del confronto”.

Nei tavoli, c’è chi apre e legge un passo di un altro libro appena comprato nella libreria di Rocco e Vincenzo, “Forse fu grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come staffette dei cavalleggeri del Re”, ha scritto in “Argo il cieco” Gesualdo Bufalino. Proprio vero, un libro ti fa scoprire quello da sempre hai davanti agli occhi, anche il vicolo di casa tua.

“Il libro rappresentava fino a un quarto di secolo fa – osserva a tal proposito Rocco -, il centro dell’acculturarsi, del conoscere, del capire cosa non so, dell’imparare altro. Poi è arrivato google, e oggi se ho bisogno di sapere cosa significa ad esempio la parola ‘procellosi’, la digito sul motore di ricerca, che mi dà subito in un secondo una definizione. Prima invece dovevi andare a cercare quella parola sull’enciclopedia, ma magari la spiegazione non era abbastanza chiara, eri spinto ad  approfondire, e poi magari a soffermarti, visto che c’eri, a leggere definizioni di altre parole, Moltiplicando i passaggi, indugiando. Questo era un arricchimento, ti consentiva di accedere ad altra conoscenza. Ora abbiamo scelto la scorciatoia. E io non ho mai voluto scorciatoie nella mia vita individuale, né nella vita sociale, a maggior ragione, nel lavoro che ho scelto”.

Ma torniamo al testo di Silone, arrivato intanto nella sua Marsica.

Un altro lesse ad alta voce, dal giornale, la notizia di paesetti di montagna da più giorni isolati dalla neve, che l’esercito stava rifornendo di pane mediante un elicottero. ‘Quando non esistevano gli elicotteri” qualcuno domandò “come facevano?’- Si racconta, egli aggiunse che ‘gli inverni una volta fossero ancora più rigidi’. ‘C’erano le provviste’ spiegò una donna; ‘magari era solo farina gialla, farina di granturco, ma serviva’. La donna aveva l’aria di una merciaia di campagna, venuta a fare acquisti ad Avezzano. La sua spiegazione non soddisfece tutti. ‘Volete dire che una volta la gente stava meglio?’ interloquirono in vari. ‘A chi volete farlo credere? C’era più miseria di adesso, chi non lo sa?’. ‘C’era più miseria, certo’, replicò la donna sicura del fatto suo, ‘chi dice il contrario? Ma, vi ripeto, una volta si usava tenere le provviste, mentre adesso si tira al denaro’”.

A proposito del “tirare al denaro”, l’emigrazione anomala in direzione ostinata e contraria di Rocco e Vincenzo ha anche una ragione prosaicamente economica: la villetta a due piani di Gagliano, dove vivere e ospitare la libreria, con un monumentale e generoso albero di ciliegio nel giardino, costa di affitto quanto oramai a Roma si spenderebbe per il mensile di un box auto di fascia bassa, nella più sperduta periferia. Ma questa è solo una parte della storia.

“In questo piccolo paese io vedo una grandezza enorme, in questo paese mi sto rivelando a me stesso. A Roma incontravo prevalentemente sempre le solite facce, riuscire ad aprirmi oltre sarebbe stato molto difficile, invece qui vedo che è molto più facile. Roma è oramai una città che sta diventando proibitiva, per chi non ha redditi particolarmente alti. Poi negli ultimi anni si è registrato anche un progressivo calo delle vendite dei libri. Allora è nata l’idea, anzi la necessità, di cercare una via d’uscita, per poter continuare ad essere ciò che ci piace essere, librai, persone che si interessano di cultura, tutti i giorni. Ed ora abbiamo un costo della vita decisamente più basso, stare qui ci ha restituito la serenità, senza la quale non è possibile fare cose belle, e che che ti danno piacere”.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

Scrive ancora Silone, salito nel frattanto a Castel di Sangro, imbattendosi in proprietari terrieri, rivelando agli odierni lettori che già negli anni ’60 ci si lamentava della mancanza di manodopera. E non c’era allora la scusa del reddito di cittadinanza, e la prosopopea contro i giovani pigri e spalmati sul divano, come novelli Oblomov.

Ripresi il tema dell’esodo dei contadini, anche piccoli proprietari, a Castel di Sangro con un amico che conosce a fondi i problemi della contrada. ‘Impossibile trattenerli’ mi disse. ‘Bada che non sempre il trasferimento a Roma o a Milano comporta per essi un miglioramento di situazioni. Al contrario. Qui hanno la casa mentre forse in città abiteranno in una baracca o in un sottoscala. Non fa niente, ti rispondono. Saranno attorniati da sconosciuti, non tutti onesti. Non fa niente. In città essi accettano umiliazioni che rifiuterebbero al paese’“.

Non pochi sono invece i neo abitanti a Gagliano di altri paesi di queste valli, tanti tra essi i giovani, in fuga se non dalla miseria, forse dalla fatica che costa vivere in città, in cerca di un altrove, di una comunità più intima, più semplice, dove un futuro si intravede. Restando chissà, precari e working poors – in inglese fa più figo – del bracciantato cognitivo in lavoro agile, come milioni di in Italia, ma almeno con la possibilità di riscoprire il valore del tempo, il conforto della lentezza, la sacralità del silenzio. La ricchezza che ti dona una passeggiata, in una strada di campagna, come quella raccontata da Robert Walser, uno degli autori preferiti di Rocco, e non a caso infatti Simon Tanner è uno degli indimenticabili personaggi del grande scrittore svizzero. Bighellonando passo dopo passo, “davanti a floridi orti pieni di ogni bendidio di prosperi legumi, a fiori e a profumi di fiori, ad alberi da frutta”, davanti a “un deposito di legname con legna e trucioli di legna, davanti ad erbe ricche di linfa e ad acqua dal gentile scroscio”. Imbattendosi nel canto paradisiaco di una donna, come pure però nel temibile Tomzack, privo di amore e di umana gioia, per il quale nulla ha significato, e a nulla vale la pena di partecipare. Passeggiando e immaginando, ad ogni buon conto, che l’anima del mondo si sia aperta, e tutto il male, la tristezza e la pena siano sul punto di scomparire.

“Non sono più un giovinastro, ho vissuto a Londra, a New York, poi a Roma, sempre in grandi città. Ma non ti daranno mai quello che tu veramente desideri. Perché poi con il tempo scopri che la città è un luogo perfetto per nascondersi, per confonderti nella folla, nel marasma, dove credi di coltivare la tua identità, ma in realtà stai fuggendo da te stesso. Certo, nei paesi c’è talvolta anche diffidenza e chiusura nei confronti delle novità, verso il forestiero. Ma non è tanto diverso da quello che accade nella città, dove però ciò è ben camuffata, ed è molto facile svicolare oltre.  Proprio per questo forse il piccolo centro ora lo preferisco, perché consente di rivelarsi per quello che si è, senza fuggire. E questa, alla fine della fiera, è la cosa più importante nella vita”, si accomiata Rocco, per tornare a mettere ordine sugli scaffali della sua libreria.

RIPRODUZIONE RISERVATA