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arrestati cinque giovani a Lecco e Valmadrera


Galeotto fu l’arresto eseguito a maggio 2023 in stazione a Civate. Un’operazione antispaccio eseguita anche dalla Polfer portò all’arresto di una persona e fu quel preciso avvenimento a dare inizio alle lunghe indagini che hanno portato all’arresto – convalidato dopo l’interrogatorio di garanzia eseguito lunedì 25 – di cinque giovani persone, con una sesta ancora latitante e ricercata. Il tutto per un giro d’affari da oltre 240mila euro derivante dalla cessione di circa 7mila dosi. Sono i passaggi chiave dell’operazione eseguita dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Lecco che ha portato allo smantellamento di una cellula operativa in svariate zone del territorio lecchese: il centro di Lecco – tristemente noto per essere diventato il teatro di quasi quotidiane risse tra bande anche per questi motivi – così come i boschi di Valmadrera, la stazione di Civate e le zone verdi di Abbadia Lariana, Mandello del Lario e Galbiate. L’offerta era quella classica: eroina in prevalenza, ma pure cocaina e hashish che avevano grande fortuna sul mercato nero.

Il tutto si è condensato nelle prime manette fatte scattare per le vie del capoluogo nella serata del 21 novembre grazie al supporto logistico della Polizia locale di Valmadrera: “Operazioni di questo genere, di lotta al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti fanno parte delle abitudini della Squadra Mobile lecchese – ha spiegato il procuratore capo Ezio Domenico Basso, coordinatore delle operazioni, in una conferenza stampa -. Pensiamo di aver sconfitto questo sodalizio criminale grazie all’intervento: il mio approccio è realistico, le forze che vengono messe in campo per il contrasto ai fenomeni sono perdenti in partenza. Nel territorio lecchese la manifestazione dell’attività criminosa è particolare: per sei arrestati ce ne sono altrettanti pronti a prendere il loro posto, ma le forze dell’ordine e l’attività giudiziaria cercando comunque di contrastarla”.

Espulsi altri due nordafricani

Il gruppetto in questione “aveva delle modalità operative marcate e non esitava a usare atti d’intimidazione o violenza nei confronti di acquirenti e non solo. In loro c’era quasi la convenzione di potersi muovere in maniera impunita: le misure cautelari hanno recepito in toto le richieste della Procura” e durante l’interrogatorio di garanzia non sono state avanzate richieste di revoca o affievolimento della misura cautelare: l’ipotesi di reato non è associativa, ma in concorso. Le congratulazioni del procuratore “vanno alla Squadra mobile per l’operato preciso e puntale”.

Ezio Domenico Basso-4

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L’organizzazione, ha spiegato ancora Basso, “si metteva in luce per la commistione delle zone di spaccio, considerato che in precedenza una singola banda era solita operare o in centro città oppure nei boschi. Qui le due modalità erano alternate con regolarità”. Ed erano bravi anche a spostarsi insieme ai loro clienti, spesso disposti a ospitarli per evitar loro di passare le notti al freddo in dei giacigli di fortuna ricavati nei boschi: e, proprio per questo motivo, altri due marocchini irregolari sono stati trovati all’alba di giovedì 22 insieme ad altrettanti spacciatori in una zona periferica di Valmadrera; per uno è scattato il rimpatrio, mentre il secondo ha ricevuto un provvedimento di espulsione da parte del questore Stefania Marrazzo, che ha aperto il momento dedicato alla stampa rivolgendo sinceri complimenti all’attività condotta dalla Mobile.

Stefania Marrazzo 2-2

La violenza per il potere

Sul campo hanno operato gli agenti del commissario Simona De Luca, da inizio 2024 dirigente della Squadra Mobile di Lecco: “L’attività, per quanto ancora alla fase delle indagini premilinari, è durata da giugno 2023 fino alla scorsa settimana e ha consentito di ricostruire l’ampia attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Il gruppo era composto da extracomunitari, marocchini per la gran parte irregolari: avevano una modalità operativa professionale, sono molto esperti e hanno usato ogni tipo possibile di mezzo per eludere le indagini e occultare le prove”. Sei persone nate tra il 1996 e il 2003, con il più giovane del gruppo – soprannominato Minor, arrestato giovedì sera in centro – che non aveva problemi a vessare i propri compagni di avventura per mantenere la posizione di comando: uno di loro era regolare e attivo soprattutto nel corso del fine settimana, una sorta di jolly per il tradizionale aumento delle richieste che si registra in quei giorni.

Simona De Luca

La struttura delle compravendite era snella e agile, ma ben pensata: “L’acquirente si accordava su tutto con una telefonata, compresa la sostanza da smerciare: questo garantiva un grande vantaggio allo spacciatore, che si poteva così presentare con il quantitativo richiesto ed evitare l’arresto in flagranza di reato visto. In zona c’erano sempre delle vedette, spesso l’acquirente non veniva fatto nemmeno scendere dall’autovettura e diversi servizi svolti dalle forze dell’ordine non hanno portato a dei risultati visti gli avvisi preventivi arrivati agli spacciatori nascosti nei boschi”.

Diverse le utenze utilizzate “e questo permetteva di gestire in modo diverso i circa mille clienti: ogni telefono aveva il proprio ‘pacchetto clienti’ per ridurre il numero di assuntori scoperti in caso di controlli”. Complesso anche risalire alle varie identità: “Gli spacciatori ai nuovi assuntori si presentavano spesso un passamontagna, rendendo difficile l’identificazione. Solo successivamente i fidelizzati veniva concesso di accedere all’interno del bosco: spesso acquistavano a credito e questo portava i venditori a intimidire o aggredire gli acquirenti. Parecchie sono state le testimonianze raccolte in tal senso”.



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