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Cardinale Bagnasco al forum di Transport: etica e intelligenza artificiale, l’uomo non può rinunciare a se stesso


L’intelligenza artificiale pone questioni etiche fondamentali sul futuro dell’umanità. Il Cardinale Angelo Bagnasco, intervenuto al convegno di Transport organizzato da Telenord e dal Propeller Club Port of Genoa all’Excelsior di Rapallo, ha offerto una riflessione profonda sul rapporto tra progresso tecnologico e coscienza morale. L’uomo rischia di perdere se stesso se affida alle macchine il compito di decidere al suo posto.

Libertà e verità – Il Cardinale ha esordito chiarendo un concetto essenziale: la libertà non è semplice arbitrio, né la possibilità di realizzare tutto ciò che è tecnicamente fattibile. “Essere liberi significa scegliere la propria umanità”, ha spiegato, intendendo con questo non solo una dimensione etica, ma una realtà ontologica, intrinseca alla natura stessa dell’uomo. In un’epoca in cui l’identità personale viene spesso ridefinita in base alla sola autopercezione, il Cardinale ha ribadito che la verità dell’essere umano è un dato oggettivo e non un costrutto mutevole. Solo ciò che rispetta questa verità può essere considerato un progresso autentico.

Utilità e progresso – Il confine tra ciò che è utile e ciò che è moralmente accettabile è spesso labile. “Non tutto ciò che è utile per l’uomo risponde alla verità intera della sua natura”, ha affermato Bagnasco, mettendo in guardia dai rischi di un progresso che, pur portando benefici immediati, può minacciare l’integrità della persona. L’innovazione tecnologica non deve limitarsi a soddisfare bisogni materiali o intellettuali, ma deve essere valutata nel suo impatto complessivo sulla “unitotalità” dell’essere umano, un’entità fatta di corpo, psiche, volontà e spirito.

L’uomo e la macchina – Rifacendosi al pensiero di Romano Guardini, il Cardinale ha posto una domanda di straordinaria attualità: “Chi vincerà la sfida del potere, l’uomo sulla macchina o la macchina sull’uomo?”. L’intelligenza artificiale ha ormai raggiunto livelli di sofisticazione tali da porre interrogativi cruciali sulla natura stessa del pensiero umano. Ma la macchina, ha avvertito, resta pur sempre uno strumento: “L’intelligenza è un ‘intus legere’, è la capacità di leggere dentro alle cose, di astrarre, di comprendere il senso del reale. Il cervello ne è lo strumento, ma l’intelligenza è una facoltà dell’essere umano”. Attribuire alla tecnologia capacità di giudizio che spettano solo all’uomo è una deriva pericolosa.

Dipendenza tecnologica – L’uso crescente dell’intelligenza artificiale nel lavoro, nella medicina e nella vita quotidiana porta a una crescente dipendenza, a volte sottovalutata. Il Cardinale ha evidenziato come il desiderio di efficienza e comodità possa portare a una delega eccessiva alla macchina, fino al punto di “fidarsi fino ad affidarsi” ai calcoli degli algoritmi. Questo atteggiamento, ha sottolineato, non è solo rischioso ma snatura la responsabilità individuale. “L’uomo non è una somma di dati, ma un ‘tu’ inviolabile”, ha detto, ricordando che l’essere umano non può essere ridotto a una sequenza di informazioni analizzabili da un’intelligenza artificiale.

Il pericolo della solitudine – Uno degli scenari più inquietanti evocati dal Cardinale riguarda il rischio di sostituire il calore delle relazioni umane con il supporto di intelligenze artificiali. “Pensare con entusiasmo compiaciuto a un’assistenza robotica per malati, anziani e bambini è una regressione immorale”, ha ammonito. L’idea di delegare a macchine il compito di accudire chi è più fragile, magari dotandole di sembianze umane per simulare un’interazione autentica, non è un progresso, ma una violazione della dignità umana. “Con finte motivazioni umanitarie si uccidono le relazioni”, ha spiegato, avvertendo che questo scenario rischia di portare alla disumanizzazione della società.

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L’Occidente e la coscienza morale – L’ultima parte del suo intervento è stata dedicata alla responsabilità dell’Occidente di riscoprire le proprie radici culturali. “La storia europea è attraversata da luci e ombre, ma il filo conduttore dell’umanesimo generato dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma non è mai venuto meno”, ha detto. La crisi attuale, secondo il Cardinale, nasce non dall’eccessiva presenza del cristianesimo, ma dal suo progressivo allontanamento. La responsabilità individuale nell’uso della tecnologia deve basarsi su una coscienza morale solida, capace di distinguere tra ciò che serve all’uomo e ciò che lo degrada.

Il confine sottile – Per concludere, il Cardinale ha ribadito un concetto chiave: il limite tra aiutare l’uomo e sostituirlo è molto sottile. Il rischio di un progressismo che, sotto la maschera dell’innovazione, impoverisce l’essere umano è reale. “Un crescente depotenziamento dell’uomo rende la società più debole e più soggetta a condizionamenti mascherati da ausilio”, ha avvertito, evidenziando che dietro l’uso della tecnologia vi sono enormi interessi economici e di potere. Per questo, ha esortato a non rimanere spettatori passivi del cambiamento, ma a vigilare con consapevolezza. “La grande domanda di Guardini è oggi più che mai attuale: chi vincerà questa sfida?”.

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