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Truffe agli anziani in tutta Italia, la base operativa a Napoli: 29 misure cautelari


aggiornamento



1 Febbraio 2025

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9:49

Blitz in corso dei carabinieri contro un’organizzazione dedita alle truffe agli anziani: in esecuzione 29 misure cautelari, soprattutto tra Napoli, Caserta e Torino.

Le truffe avvenivano in tutta Italia, ma la base logistica e operativa si trovava a Napoli: i carabinieri hanno ricostruito l’organigramma di una grossa organizzazione specializzata nei raggiri con la tecnica del “finto maresciallo”, stamattina, 1 febbraio, è partito il blitz dell’Arma per l’esecuzione di 29 misure cautelari (21 in carcere, 5 ai domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), emesse dal Tribunale di Genova. Destinatari sono i presunti vertici e gregari del gruppo criminale; diversi degli indagati sono stati localizzati tra le province di Napoli, Caserta e Torino.

L’indagine è stata denominata “2 ottobre”, in onore della “Festa dei Nonni”, proprio in considerazione dell’età avanzata delle vittime; per l’esecuzione delle misure cautelari sono in campo oltre 150 carabinieri dei Comandi Provinciali di Genova, Napoli, Torino e Caserta. I vertici dell’organizzazione sono stati identificati in Alberto Macor e Marica Mastroianni, entrambi con precedenti di polizia anche specifici. I promotori ed i propri sodali usavano, per definire il proprio gruppo strutturato, termini come “squadra”, “paranza” (in gergo criminale afferente un gruppo criminale) o “banda”, i cui capi venivano chiamati rispettivamente “la boss” e “o’ Mast” (il capo).

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Call center e trasfertisti per le truffe in tutta Italia

Al gruppo sono contestati complessivamente 54 episodi di truffe pluriaggravate (45 consumate e 9 tentate), perpetrate tra l’aprile 2022 e il marzo 2024 su tutto il territorio nazionale; in totale avrebbero intascato oltre 700mila euro. Nel corso dell’indagine sono state arrestate 20 persone e 4 sono state denunciate, per truffa e tentata truffa aggravata; sono stati sventati 13 raggiri e sono stati recuperati circa 90mila euro tra denaro contante e gioielli.

I due capi, hanno ricostruito ancora gli inquirenti, si occupavano delle diverse fasi: logistica, di supporto ed esecutiva. Reclutavano e organizzavano i “telefonisti”, allestendo dei call center in abitazioni e b&b, e si occupavano dei “trasfertisti”, predisponendo gli spostamenti e le modalità di soggiorno. Le “trasferte” duravano generalmente una settimana: i truffatori partivano nel pomeriggio/sera di domenica e restavano fuori città fino al sabato successivo. Oltre a taxi e treni, per gli spostamenti venivano usate anche automobili prese a noleggio da agenzie compiacenti nel Napoletano. Il collegamento tra “telefonisti” e “trasfertisti” avveniva attraverso cellulari vecchi, con utenze intestate a cittadini extracomunitari irreperibili, oppure utilizzando smartphone in abbinamento ad utenze intestate a “teste di legno”, comunicando solo mediante social network e chat varie.

La truffa del finto maresciallo

I truffatori, hanno ricostruito i militari, usavano la tecnica del “finto maresciallo”. La vittima, scelta solitamente tra persone sole e anziane, viene contattata da un sedicente appartenente alle forze dell’ordine che raccontando una storia totalmente inventata, le dice che un familiare è stato arrestato per avere provocato un incidente con feriti gravi e che, per farlo uscire dal carcere, è necessario consegnare contanti e gioielli ad un avvocato che si occuperà delle pratiche; naturalmente anche il legale è finto: si tratta di un altro complice (o dello stesso “maresciallo) che si presenta in casa per ritirare contanti e preziosi.

Le “chiamate filtro”

Per individuare le vittime, solitamente i truffatori usavano le “chiamate filtro”: telefonate di brevissima durata che venivano fatte a tappeto ad utenze fisse della località scelta, e che servivano per capire quali fossero attive e in quali case ci fossero anziani. A questo compito, hanno ricostruito ancora i carabinieri, pensavano altri due membri dell’organizzazione, Vittorio De Filippo e Gabriele Fabiano.
Una volta individuata la potenziale vittima, il contatto veniva passato ai complici della fase successiva, che si sarebbero finti maresciallo dei carabinieri e avvocato. Come appoggio i truffatori potevano contare su un ulteriore complice, che già si trovava nella città in cui colpire e faceva da connettore tra telefonisti e il trasfertista.





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