Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

Bce e Fed, inizia la divergenza sui tassi. Powell si ferma, Lagarde andrà avanti con i tagli. Le attese degli economisti




Ultim’ora news 1 febbraio ore 20


La divergenza tra Bce e Fed è iniziata. E con ogni probabilità si allargherà ulteriormente nei prossimi mesi. Nelle ultime riunioni è emerso un quadro molto diverso per le due banche centrali, dopo che nel 2024 erano stati varati tagli dello stesso importo (1%).

La Fed il 29 gennaio ha lasciato i tassi invariati nella forchetta 4,25-4,5%. La politica monetaria dei prossimi mesi della banca centrale Usa è stata comunicata in modo chiaro dal presidente Jerome Powell: «Non dobbiamo avere fretta di modificare l’orientamento monetario», ha detto evidenziando la necessità di osservare ulteriori progressi sull’inflazione prima di qualsiasi altra mossa.

I mercati prevedono due tagli quest’anno negli Stati Uniti: il primo è atteso per giugno o luglio. Gli operatori si aspettano così che la Fed si metta in pausa per alcuni mesi e resti indipendente rispetto alle pressioni del presidente Usa Donald Trump che a Davos ha chiesto alla banca centrale di tagliare i tassi «di molto».

Finanziamo strutture per affitti brevi

Gestiamo strutture per affitto breve

BofA ritiene persino che non ci saranno altre riduzioni: «L’economia viaggia al livello potenziale e le misure di Trump rappresentano un rischio al rialzo per l’inflazione».

La Bce va avanti con i tagli

Al contrario della Fed, la Bce è andata avanti con la quinta sforbiciata dello 0,25%. I tassi sono arrivati ora al 2,75%, dal 4% di giugno, ma le riduzioni andranno avanti. La presidente Christine Lagarde, a differenza di Powell, ha ribadito che la «direzione» è quella di ulteriori tagli, anche se il ritmo sarà definito in base all’andamento dell’economia. Lagarde ha inoltre precisato che la politica monetaria Bce è «ancora restrittiva» e che è «del tutto prematuro» parlare di tasso neutrale (quello che non comprime né stimola l’economia).

Il taglio della prossima riunione di marzo è di conseguenza dato per scontato da mercati ed economisti. Una volta portati i tassi al 2,5%, i falchi del consiglio direttivo potrebbero iniziare a farsi sentire. Un vecchio studio della Bce (che sarà aggiornato nei prossimi giorni) aveva indicato il livello neutrale tra l’1,75% e 2,5%. Quindi Francoforte potrebbe avvicinarsi alla parte alta dell’intervallo.

Lagarde nei giorni scorsi a Davos ha ristretto la forchetta (1,75-2,25%). Ma non c’è dubbio che i falchi, in primis il membro tedesco del comitato esecutivo Isabel Schnabel, vorranno rallentare il ritmo dei tagli dopo marzo.

Non è detto però che ci sarà una frenata delle sforbiciate. Una parte del consiglio direttivo spinge per una maggiore attenzione ai rischi sulla crescita. Il governatore francese François Villeroy de Galhau ha detto di aspettarsi tagli consecutivi fino a toccare il 2% prima dell’estate.

Anche secondo i mercati monetari la Bce ha ancora molta strada da fare: sono attesi altri tre-quattro tagli quest’anno, con una riduzione ulteriore dei tassi di 85 punti base, rispetto ai 45 previsti per la Fed.

Al momento tuttavia non si può escludere che la Bce, una volta raggiunto il tasso neutrale (ovunque esso sia), sia obbligata a scendere sotto il livello per stimolare l’economia. Gli ultimi dati di Eurostat hanno indicato che la crescita nell’Eurozona è stata pari a zero nel quarto trimestre 2024, rispetto al +0,2% previsto dalla Bce. Nello stesso periodo il pil Usa è aumentato del 2,3% su base annua.

Tra i maggiori Paesi la Germania ha segnato un -0,2%, la Francia -0,1% e l’Italia è rimasta ferma. Questi dati indicano una frenata rispetto al terzo trimestre, dove c’era stata una lieve accelerazione (+0,4%) sulla spinta di eventi straordinari come le Olimpiadi e gli Europei di calcio.«La deludente stagnazione del pil nel quarto trimestre conferma che i rischi sulla crescita sono chiaramente orientati verso il basso», ha commentato Villeroy.

Bonus agricoltura

Finanziamenti e contributi

La principale incognita sul pil riguarda i dazi che avrebbero un impatto negativo sull’economia. Secondo un sondaggio della banca centrale, le imprese manifatturiere in particolare temono l’effetto indiretto dei dazi verso la Cina: Pechino potrebbe poi invadere il mercato europeo con prodotti a basso costo.

Il quadro per il pil europeo non è certo brillante per il 2025, anche se la Bce continua a prevedere una crescita dell’1,1% per effetto di una ripresa dei consumi. Per Citi le stime di Francoforte sono «ottimistiche». Morgan Stanley ritiene che le proiezioni saranno abbassate allo 0,9% «aumentando così in modo meccanico il rischio di inflazione sotto il target del 2% nel 2026».

I primi dati sull’inflazione a gennaio (relativi a Germania, Francia e Spagna, in attesa di quelli su Italia ed Eurozona nel complesso) sono stati lievemente inferiori alle attese. Nel breve termine i rischi al rialzo sul carovita arrivano soprattutto dai prezzi di petrolio e gas, ma nel medio termine sono maggiori le pressioni al ribasso secondo BofA.

Le attese degli analisti

La maggioranza degli economisti ritiene che i tassi Bce scenderanno più di quanto scontato dai mercati monetari. Per Barclays, Francoforte dovrà portarli all’1,5% «per contrastare i rischi di undershooting dell’inflazione». Anche BofA prevede il tasso finale all’1,5% a settembre con «rischi significativi di un ciclo di tagli più veloce a causa dell’incertezza sui dazi».

Secondo Citi ci saranno riduzioni consecutive dei tassi fino all’1,5% «se non più in basso». Per la banca americana «la politica monetaria nell’Eurozona è restrittiva, anche se la dinamica dell’inflazione non lo giustifica più. La Bce ha già vinto la battaglia sulla stabilità dei prezzi. Semmai l’impatto ritardato del passato inasprimento monetario continuerà ad agire come un vento contrario troppo forte nel 2025. E il livello del tasso neutrale potrebbe essere più basso di quanto si pensi». Morgan Stanley prevede che la Bce porti i tassi persino all’1% a inizio 2026, mentre Goldman Sachs è più cauta e prevede che Francoforte si fermi all’1,75% a luglio. (riproduzione riservata)



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri