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INFERNO, PURGATORIO E PARADISO DEL FASHION SYSTEM


di Cristiana Schieppati

Se Dante Alighieri avesse scritto la Divina Commedia oggi e si fosse addentrato nei meandri del mondo della moda, chi avrebbe trovato nei vari gironi? Il fashion system, con il suo mix di creatività , business e vanità , potrebbe benissimo essere diviso tra Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Nel girone infernale troviamo coloro che hanno trasformato la moda in un’industria spietata, sfruttando risorse, persone e idee senza scrupoli. Qui si aggirano: gli sfruttatori del fast fashion: marchi che producono capi a prezzi stracciati sfruttando il lavoro sottopagato nei paesi in via di sviluppo. Per loro, il contrappasso dantesco potrebbe essere cucire senza sosta abiti scadenti con tessuti sempre più sottili, fino a dissolversi tra le mani. I copiatori seriali: chi ruba le idee dei designer emergenti e le ripropone senza alcun riconoscimento. Costretti a vagare in un labirinto di bozze incomplete, ogni volta che credono di aver trovato l’uscita, un nuovo trend li risucchia nel buio. Gli influencer senza etica: personaggi che promuovono qualsiasi brand purché paghi, senza preoccuparsi della qualità  o della sostenibilità . La loro punizione? Indossare per l’eternità  abiti che si autodistruggono non appena provano a fare una storia su Instagram.

Nel Purgatorio troviamo chi ha sbagliato ma ha ancora possibilità  di redenzione. Qui vagano: i brand che cercano di essere sostenibili, ma con troppa lentezza: marchi che si stanno adattando alle nuove esigenze green, ma solo per immagine e senza veri cambiamenti strutturali. Il loro destino? Girare in tondo tra tessuti sintetici riciclati e capsule collection eco-friendly, senza mai riuscire a raggiungere la vera sostenibilità . I nostalgici della moda passata: direttori creativi che non riescono a staccarsi dalle glorie degli anni ’90 e 2000, riciclando continuamente vecchie idee senza innovare. Per loro, una passerella infinita di repliche dove ogni collezione sembra già  vista. I consumatori pentiti: ex accumulatori seriali di capi usa e getta che ora cercano di fare acquisti più consapevoli, ma ogni tanto cadono in tentazione davanti a un super sconto. Il loro compito purgatoriale? Destinare metà  del loro guardaroba a donazioni, ma ogni volta che cedono alla tentazione di comprare fast fashion, il loro armadio si restringe.

Infine, il Paradiso, abitato da coloro che hanno saputo unire creatività , etica e innovazione, dimostrando che la moda può essere un’ arte sostenibile e consapevole. Qui risplendono: i designer visionari, coloro che innovano senza dimenticare la tradizione, creando moda senza tempo e rispettosa dell’ambiente. La loro ricompensa? Ammirare le loro creazioni diventare icone senza data di scadenza. I brand veramente sostenibili: case di moda che hanno rivoluzionato la produzione con materiali ecologici, processi trasparenti e rispetto per i lavoratori. Per loro, un regno di tessuti pregiati e tinture naturali che non inquinano. Gli influencer con valori: coloro che usano la loro visibilità per educare il pubblico su moda etica e consumo consapevole. La loro beatitudine? Un feed perfettamente curato, senza filtri né compromessi.

Se Dante potesse osservare il panorama della moda contemporanea, probabilmente troverebbe molte anime inquiete, in bilico tra dannazione e salvezza. Il fashion system è un mondo in continua evoluzione, e sta a chi lo abita scegliere se restare nell’ Inferno dello sfruttamento, attraversare il Purgatorio della consapevolezza o raggiungere il Paradiso della moda responsabile.

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Io ho un mio personale elenco di chi metto in questi tre gironi, ne parlavo con Mario Boselli che mi ha invitato a pranzo al Circolo dell’Unione in via Manzoni, uno dei primi club milanesi, pensate fondato già nel 1841, oggi vanta 650 soci e sono tutti uomini, le donne sono ammesse su invito degli iscritti… insomma mi sono sentita come nella scena finale de La mia Africa quando Karen Blixen interpretata da Meryl Streep viene finalmente ammessa a bere un drink nel club dove le donne non potevano nemmeno entrare. … che poi mi perdo in ciance.. ho scoperto che anche lui ha una lista dove segna chi non merita una seconda opportunità e questa cosa mi è piaciuta perchè pensavo di essere solo io a farla.

Tra le varie cose abbiamo parlato della Cina e di come in questo momento sia in difficoltà e di come gli Usa siano l’unico mercato di riferimento per il lusso e con Trump il sistema è ancora più in crisi, tanto che (come avevo già detto) ci si sposta verso i paesi dell’Arabia Saudita. Poi abbiamo parlato delle sfilate di Parigi e dei premi che vengono dati li, che a me interessa sempre. Anna Wintour ad esempio è stata protagonista della consegna della Legion d’Honneur, la più alta onorificenza civile e militare frances, istituita pensate da Napoleone Bonaparte nel 1802 per premiare individui che si sono distinti per meriti eccezionali nei campi della cultura, dell’arte, della scienza, dell’industria, della politica e dell’impegno civile. Il premio di Chevalier de la Légion d’Honneur è stato consegnato proprio dalla direttrice di Vogue Usa dopo la sfilata Dior Homme a Kim Jones come designer di successo, ma anche come ambasciatore dello stile e dell’innovazione francese nel mondo… bene oggi arriva la notizia che dopo sette anni Jones lascia la direzione creativa. Ora girano voci che anche per Maria Grazia Chiuri sia arrivato il momento di dire addio alla maison Dior, notizia che sarà diffusa dopo il tributo di Roma. Così si dice.

Parigi è sempre un bel momento di confronto, se pensiamo che la moda francese nasce ufficialmente con Luigi XIV e quindi ha ben 420 anni e che l’industria organizzata dell’haute couture è partita già nel 1800 mentre in Italia il sistema della moda moderna nasce nel 1951 e quindi ha circa 75 anni come industria strutturata. Solo oggi il Louvre ha dedicato la prima mostra di moda inaugurata il 24 gennaio: Louvre Couture: Objets d’art, objets de mode  mette in dialogo abiti e accessori con gli oggetti antichi del Dipartimento delle arti decorative del museo, visitabile fino al 21 luglio 2025. Curata da Oliver Gabet , storico dell’arte direttore del dipartimento degli oggetti d’arte del Museo del Louvre. Alla fine loro il museo della moda, anche se temporaneo, l’hanno messo in piedi, mentre il nostro è un po’ come il ponte sullo stretto di Messina. Però dai la buona notizia è che Carlo Capasa ha ottenuto dal nostro governo 250 milioni per risollevare le sorti della nostra industria, speriamo vengano spesi per salvare posti di lavoro nei distretti di produzione dove al momento tutto è fermo e che non vengano bruciati in qualche evento marchetta. Lo sapete vero che stanno chiudendo tantissimi piccoli produttori in Toscana, Veneto, Marche…

I tempi sono duri, l’unica che sembra fregarsene sempre e che passa indenne contro tutte le crisi è Carla Bruni che ha sempre quell’aria fighissima ma anche un po’ sorniona, che non sai se ci è o ci fa, ma ha dato conferma al trend che le cinquantenni sono le celebrity più ambite in front row. In questa settimana devo dire che ci sono state molte notizie : 1) Stella McCartney ha riacquistato la quota di minoranza che aveva venduto al gruppo LVMH a dimostrazione che in tempi di crisi far parte di un grande gruppo non è una garanzia, anzi, si rischia di essere venduti o fermati. La figlia di Paul McCartney ha scelto quindi di tornare indipendente. 2) Rientro in calendario per Simon Porte Jacquemus che dopo dispendiose sfilate ha scelto di tornare alle origini con la formula See now Buy now e lo show è stato ritratto utilizzando esclusivamente iPhone 16. Si dice che il designer necessiti di liquidità. 3) Kylie Jenner ha partecipato per la prima volta a una sfilata di Chanel Haute Couture, sindossando il classico completo tweed di Chanel con giacca corta, minigonna e pancia scoperta, la sua presenza ha attirato molto l’attenzione sottolineando la sua crescente influenza nel panorama della moda, a cui certamente ha contribuito la sua relazione con l’attore Timothée Chalamet, ma è anche indicativa del nuovo corso che sta per intraprendere la Maison.

Grande attesa ovviamente per il debutto della prima collezione Haute Couture del direttore creativo di Valentino, il nostro Alessandro Michele che, in un’intervista a Vogue ha detto di aver fatto “Esercizi di stile“, espressione che mi ha colpito perchè indica la capacità di variare, reinterpretare o sperimentare con uno stesso tema, mantenendo alto il livello di creatività e maestria tecnica. L’espressione è diventata celebre grazie al libro Esercizi di Stile di Raymond Queneau (1947) in cui l’autore racconta lo stesso banale episodio in 99 modi diversi, dimostrando come la forma possa cambiare radicalmente la percezione di un contenuto. Ecco quindi spiegati i 48 abiti che hanno raccontato un altro Valentino, con una visione che effettivamente a volte ha dato una vertigine , che in senso metaforico indica un’emozione intensa, un senso di smarrimento ed eccitazione insieme.

La stessa vertigine che abbiamo avuto tutti quando Fabrizio Corona ci ha svelato i retroscena della coppia Ferragni – Fedez, che sta monopolizzando ancora una volta il web. Io la prima cosa che ho pensato a dire il vero è stata che le corna di mio marito alla fine sono state una passeggiata! E comunque purtroppo di storie di questo tipo se ne sentono tantissime: il marito insospettabile , il seduttore seriale, l’uomo che fugge da sé stesso e ha una doppia vita. Alla fine questa doppia esistenza però diventa pesante, sia per chi la conduce che per chi la scopre e purtroppo le conseguenze emotive sono devastanti. La moda ha voluto essere protagonista anche in questa storia con l’amante i Fedez, tale Angelica Montini, che sembra essere una designer della moda. Io l’unica certezza che ho è che è figlia del presidente dell’Alcione Calcio dove giocava il figlio del mio compagno e che mi diceva ” Ma ti pare che questo invita sempre in barca Fedez ?“. Vai che per una volta aveva lui il vero gossip in mano!

Insomma qui ragazzi non si può stare un attimo fermi che mi si sconvolge sempre tutto. Mi basta aprire Instagram per scoprire che Alvaro Morata e Alice Campello si sono rimessi insieme, poi una mail mi informa che il sito di consegna dei fiori Colvin chiude in Italia che io con i codici sconto mi mandavo sempre i fiori da sola, poi ancora i siti americani che pubblicano il ritratto ufficiale di Melania Trump che mi ricorda House of Cards e poi ricevo un comunicato stampa che Gente inspiegabilmente scopre che esiste internet e apre il sito on line.

Per chiudere darò la mia libera interpretazione della Divina Commedia, chiedendo scusa a Dante per la licenza. Come il Sommo Poeta metterei i traditori nel nono cerchio dell’inferno, l’ultimo e più profondo, quello riservato ai peccatori peggiori. Dante li descrive immersi nel ghiaccio del Cocytus, un lago gelato che rappresenta il massimo livello della punizione, perchè il tradimento è visto come il peccato più grave, quello che spezza la fiducia e il legame tra le persone. La gente che lavora nella moda non ha ovviamente un girone specifico ma possiamo ipotizzare che Dante avrebbe messo all’inferno gli adulatori, quelli che copiano e quelli che truffano. Nel purgatorio sarebbero finiti quelli che hanno un ego smisurato e che hanno peccato di superbia…potrebbero espiare qui per imparare l’umiltà. In paradiso metterei gli spiriti illuminati, i designer che hanno diffuso la bellezza nel mondo. Farei un cielo degli artisti e dei creativi, persone che usano la moda per elevare l’umanità, per migliorare la società e per lasciare un’eredità artistica. Gli stilisti, come ogni artista, possono essere dannati per vanità, sfruttamento o inganno, oppure esaltati per genialità, cultura e bellezza. Dante li avrebbe giudicati in base al loro contributo alla società: creatori di sogni o manipolatori della realtà?

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