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Col camper in mezzo agli alluvionati


L’originalità di VITA, nelle conversazioni con Riccardo Bonacina con chi scrive, per rifare la storia di questi 30 anni del giornale da lui fondato nell’ottobre del 1994 è certamente questo il carattere che emerge.

Sono chiacchierate registrate fra giugno e luglio dello scorso anno e, dopo la sua morte nel dicembre scorso, abbiamo deciso di trarne una serie di podcast che abbiamo voluto intitolare Da quale vita, nasce VITA. Pur nella loro incompiutezza – sono dialoghi fra amici non pensate per essere trasmessi – offrono elementi della visione ideale che ha portato alla generazione del progetto e alla nascita del giornale ma anche della stoffa umana dell’uomo Bonacina, delle sue passioni e del suo slancio per le ragioni di un giornalismo autentico.

Questo secondo episodio, a differenza del primo, è riservato alle abbonate e agli abbonati di VITA che, con loro impegno, consentono a quella intuizione di Riccardo di poter continuare a produrre informazione indipendente. Se non foste abbonati, potete farlo qui.

Se nella prima conversazione, che porta la data del 6 giugno, il fondatore di VITA racconta molto dell’impostazione de Il Coraggio di vivere, la sua trasmissione su RaiDue, e su come quella stessa impostazione fosse stata riverberata e amplificata nell’idea di un giornale, la registrazione del 13 giugno scorso, entra proprio nel merito delle primissime uscite del settimanale.

Raccontare un’alluvione, insieme ai volontari

Riccardo rammenta che la notizia della disastrosa alluvione del Piemonte, ai primi di novembre del 1994, fosse piombata nelle redazioni di Milano e Roma insieme ai dettagli di un evento disastroso – alla fine le vittime furono ben 69 – ma soprattutto di soccorsi che faticavano a coordinarsi e di aree e persone che rimanevano senza l’adeguata risposta.

Di qui, l’idea di noleggiare un camper e andare ad aprire un’altra redazione, ad Alessandria, nel bel mezzo delle operazioni di protezione civile. Per raccontare certo, ma anche per fare da tramite fra le molte richieste di aiuto e le associazioni che si mettevano a disposizione coi propri volontari.

Assistenza e consulenza

per il sovraindebitamento

«Ci sembrò che fosse in qualche modo rispondere alla missione del giornale», racconta, «che era nato con un’amplissima sezione dedicata al “cerco e offro”».

Dal giornale di servizio al giornalismo di servizio, dunque. Riccardo ripercorre tutto il meccanismo, dal consigliere di amministrazione Marco Fumagalli che recupera il camper in Brianza, all’apertura della redazione in loco.

«C’erano Ubaldo Casotto, Giampiero Amandola, Mirella Pennisi», ricorda il fondatore di VITA, sfogliando le collezioni del giornale e rileggendone i pezzi spesso assai puntuti verso la Prefettura e le altre autorità intervenute, talvolta lente nel rispondere alle richieste di aiuto degli alluvionati.

Nelle settimane successive, anche qualche happy-end: le notizie di animali ricondotti alle stalle, di negozi sgomberati dai detriti, di arredi riacquistati per le scuole travolte dall’acqua e dal fango, attraverso una raccolta fondi.

Sfogliando quei primi numeri di VITA, l’attenzione di Riccardo si posa su alcuni aspetti che, appunto, ne sottolineavano l’approccio originale alla cronaca.

Uno sguardo originale sul mondo

«Mi ha colpito rileggere questo articolo di Irina Alberti», racconta, riferendosi alla grande scrittrice esperta di Russia cui VITA chiese di commentare i fragili assetti della presidenza di Boris Eltisn, «perché lei scrive: attenzione che il Kgb si sta prendendo tutto». Era il profilarsi del potere di Vladimir Putin, già capo del servizio segreto a Mosca, e il piccolo settimanale dei volontari e del sociale era capace di letture della realtà che si faticavano a trovare sui grandi quotidiani.

Un’originalità di racconto, cui si accompagnava anche una originalità editoriale: «Ho trovato interessante anche questo numero», aggiunge Riccardo, «in cui come editoriale inserimmo una poesia di Clemente Rebora suggeritami dall’amico Luca Doninelli: Sacchi davanti agli occhi. VITA si prendeva anche questa libertà», conclude.

Da non perdere

Ascolta il primo episodio, L’Espresso del sociale e scarica l’instant book Trent’anni di pensiero sociale, con gli scritti pià belli di Riccardo Bonacina in questi tre decenni, a cura di Stefano Arduini

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