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Brachi Testing Services, il partner d’eccellenza della moda PFAS free


Una realtà d’eccellenza made in Italy con sedi operative anche in Cina e nel Bangladesh, che si pone come partner di riferimento per i brand globali del settore della moda, accompagnandoli e supportandoli nei processi di realizzazione di una filiera libera da PFAS, tutelando la qualità del prodotto. Ecco la quintessenza di Brachi Testing Services, azienda di Prato che mette a servizio dei brand di moda i propri laboratori e le proprie competenze in campo chimico.

Considerato questo scenario e il background aziendale, la Brachi Testing Services è l’interlocutore ideale con il quale affrontare un tema quanto mai attuale: la presenza di PFAS nell’ambiente e gli effetti nocivi per l’organismo umano.

Processi innovativi

“Partiamo da un dato di fatto: per tanti, troppi decenni, i settori militare e biomedicale dove venivano utilizzate queste sostanze chimiche in virtù delle loro caratteristiche, ne hanno celato i risvolti negativi e dannosi per la salute dell’ambiente e dell’essere umano. Interessi economici hanno dunque prevalso su questi aspetti. Per fortuna, la presa di posizione dell’America con normative stringenti ad hoc e Regolamenti Europei come il Regolamento (UE) 2025/40 del Parlamento e del Consiglio del 19 dicembre 2024 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea lo scorso 22 gennaio. Questo – specifica Giulio Lombardo, presidente dell’azienda con sede a Prato – ci consente di accompagnare in maniera ancora più puntuale i brand che si rivolgono a noi e che comunque sono chiamati a rivedere i propri processi produttivi”.

Sostanze nocive, vicine a noi

“I PFAS – spiega Giancarlo Di Blasi, direttore ricerca e sviluppo della Brachi Testing Services – sono molecole estremamente stabili: questa caratteristica è data dai legami Carbonio-Fluoro che sono estremamente forti e li rendono praticamente indistruttibili; per questo motivo sono anche soprannominati “forever chemicals”. La stabilità è data anche dalla lunghezza della catena, le catene lunghe sono più stabili, mentre le catene corte hanno una stabilità inferiore, ma hanno maggiore mobilità, tanto da poter essere assorbite dagli apparati radicali delle piante e entrare nel ciclo dell’acqua e quindi nell’atmosfera come evidenzia anche l’ultimo rapporto di Green Peace. I PFAS fino a 260°C non subiscono alterazioni significative, a temperature maggiori di 1000°C comincia la degradazione del legame Fluoro-carbonio, ma è necessaria una temperatura maggiore di 1400°C per distruggere tale legame. Queste molecole sono presenti nel nostro quotidiano: dalle vecchie padelle antiaderenti alla scivolina per la manutenzione degli sci, agli estintori per spegnere il fuoco, poiché presentano una forte resistenza al calore, sono chimicamente inerti, resistenti ai solventi e alle sostanze corrosive e sono le sostanze conosciute più scivolose. L’analisi dei nostri laboratori e il supporto che offriamo alle aziende partner intende scardinare il loro uso”, conclude Di Blasi.

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Da una scoperta tutta casuale a nuove lavorazioni del cuoio

“Nel 1938, il dottore americano Plunkett che lavorava per l’azienda Frigidaire scoprì casualmente un tipo di PFAS mentre cercava di fabbricare un gas refrigerante. Attualmente – dichiara Giancarlo Di Blasi, direttore ricerca e sviluppo della Brachi Testing Services – si conoscono circa 14.700 tipi diversi di PFAS. Il legame molto forte tra carbonio e fluoro li rende molto resistenti al calore e, di conseguenza, alla degradazione e all’eliminazione”. Per questo motivo, l’azienda di Prato utilizza macchinari c che raggiungono i 1050 gradi e consentono di “distruggere i PFAS presenti per esempio nei campioni delle concerie (materie prime e prodotti chimici), e rilevare il contenuto di Fluoro Totale in cromatografia ionica (C-IC).

In questo settore, infatti, queste sostanze vengono utilizzate in quanto formano una pellicola idrorepellente che preserva cinture, borse e altri prodotti in cuoio da macchie e aloni. Il nostro obiettivo è permettere ai brand di moda di mantenere questi elevati standard di produzione, ma attraverso un processo PFAS free”, conclude Giancarlo Di Blasi.

Macchinari ad alta tecnologia per una filiera tessile sostenibile

Normative, dall’Europa agli stati uniti, l’impresa toscana segue precise linee di intervento

Il lavoro meticoloso e prezioso della società di Prato consente di valutare la conformità sia secondo l’approccio Europeo che quello Americano. “Dopo alcune sentenze risarcitorie pronunciate per esempio in Virginia, gli Stati Uniti hanno sviluppato una giurisprudenza in questo ambito che è un faro per il nostro modus operandi”, specificano Giulio Lombardo e Giancarlo Di Blasi della Brachi Testing Services.

Verso la deadline di fine 2026

“Attualmente sono due le linee di intervento che possono essere messe in campo. La prima guarda alla normativa europea vigente: presa in considerazione una lista di circa 60 sostanze, i PFAS vengono estratti dal prodotto, riconosciuti e quantificati in via cromatografica. Questo procedimento consente di determinare un numero limitato di PFAS a fronte dei circa 14.700 sostanze che fanno parte di questa famiglia, quindi una quantità nettamente superiore rispetto a quelli citati nella lista. Per questo suggeriamo di valutare sempre il contenuto di Fluoro Totale, previsto dall’approccio americano, avendo come limite di riferimento 50 mg/kg per tutti i prodotti tessili, cuoio e gli altri materiali previsti dalle regolamentazioni destinati ai bambini e 100 mg/kg per i prodotti destinati all’adulto (fino al 2027), realizzato dai brand di moda che si rivolgono a noi; in questo contesto rientrano ovviamente anche le lavorazioni in cuoio. Ad oggi – evidenziano Giulio Lombardo e Giancarlo Di Blasi – abbiamo analizzato oltre 5mila campioni, rilevando una presenza di PFAS al limite in circa il 10% di prodotti. Il passaggio successivo è eliminare i PFAS dai cicli di produzione dei prodotti, a tutela del consumatore e dell’ambiente. Le normative europee, ancora in sviluppo e quelle già emesse, come ad esempio la 2025/40 sugli imballaggi che, entrerà in vigore il 12 agosto 2026, sono tutte orientate alla valutazione anche del contenuto totale di Fluoro e, in caso di positività, si dovrà dare prova della quantità di Fluoro misurato come contenuto di PFAS o non-PFAS.” Il laboratorio Brachi ha sviluppato anche un metodo interno, basato su una norma tecnica per la valutazione degli anioni nei fanghi e nelle acque di scarico, per la determinazione del contenuto del Fluoro Inorganico che potrebbe interferire nella quantificazione del Fluoro Totale.

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