Lo spazio dell’informazione digitale sta giocando un ruolo importante nel conflitto russo-ucraino. Il 2024 è stato un anno di grande attività di diffusione di campagne di disinformazione da parte del Cremlino per legittimare l’aggressione nei confronti dell’Ucraina in quanto periodo di elezioni cruciali tra cui quelle europee del 6-9 giugno. L’UE ha tentato di dare una risposta a questa sfida.
Lo spazio digitale è divenuto centrale nelle Relazioni Internazionali, con la disinformazione, traduzione del termine russo “dezinformatsiya“, utilizzata come arma strategica fin dalla Guerra Fredda, oggi un elemento confluito nell’ambito della “guerra ibrida”. La disinformazione russa, mirata a minare la fiducia nelle istituzioni democratiche e nei media, alimenta estremismo e violenza politica reinventando la realtà. Questa strategia si adatta ai contesti locali sfruttando attori diversificati, come intellettuali, partiti politici, movimenti religiosi e sociali, troll e bot, che si mimetizzano culturalmente per diffondere posizioni filo-Cremlino e teorie complottiste, inquinando il dibattito su diritti civili, scienza e questioni socio-economiche, specie in momenti di crisi.
La propaganda russa nel 2024
Il 2024 è stato un anno critico per quanto riguarda la proliferazione delle campagne di disinformazione da parte del Cremlino. Il perdurare del conflitto in Ucraina si allinea con una grande ondata elettorale che ha coinvolto settantasei Paesi ed oltre due miliardi di persone nel mondo. Tuttavia, la questione della disinformazione è stata specialmente affrontata dai Paesi del blocco euro-atlantico di cui esiti hanno un ruolo decisivo nell’andamento del conflitto russo-ucraino allo scopo di contenere l’avanzata dei partiti populisti ed illiberali i quali sono più concilianti nei confronti di Mosca. Difatti, questi partiti rappresentano un canale strategico da cui passa, volontariamente o meno, le narrative di Mosca alimentando una retorica pacifista e subdola, criticando le sanzioni di Bruxelles nei confronti di Mosca ed inquadrando il conflitto come uno scontro USA-Russia invece che come una minaccia per l’UE.
Nel 2024, il database di EUvsDisinfo ha registrato un totale di 1982 casi di disinformazione originati da fonti pro-Cremlino di cui 1020 hanno riguardato il conflitto russo-ucraino. La propaganda russa si è focalizzata su tre aspetti principali: attacchi a personalità politiche dell’UE e VIP tramite deepfake creati con l’intelligenza artificiale, vengono minate credibilità e idee, promuovendo le tesi di Mosca e teorie cospirative; manipolazione degli eventi di guerra in Ucraina minimizzando i successi ucraini, inventando falsità come la presenza di truppe NATO e negando eventi quali il coinvolgimento dei soldati nordcoreani o crimini di guerra; narrazioni alternative su eventi globali quali COP di Baku, Olimpiadi di Parigi ed eventi di sangue come il massacro al Crocus City Hall.
Le elezioni europee del 6-9 giugno 2024 è stato l’evento maggiormente insidiato dalla disinformazione russa. Difatti, nei mesi precedenti alle elezioni europee, i media russi hanno propagandato narrazioni populiste e cospirative riguardante il funzionamento delle istituzioni comunitarie. Il Parlamento Europeo è stato ritratto come “il braccio politico della NATO” in cui la corruzione dilaga e la minaccia russa viene artificialmente alimentata per ottenere consenso nell’opinione pubblica europea. Commissione e Consiglio europeo, invece, sono dipinte come entità non democratiche su cui i cittadini non esercitano alcuna influenza.
Risposta europea
Nel 2024 l’UE ha fatto progressi significativi contro le interferenze straniere e nella regolamentazione digitale. In primo luogo, il 23 gennaio, l’Alto Rappresentante, Josep Borrell, ha presentato la seconda edizione del Rapporto SEAE sulle interferenze straniere nel quale propone il “Response Framework” per rendere la lotta alle interferenze sistemica, sfruttando l’intelligenza artificiale per individuare contenuti falsi online. Inoltre, il 17 febbraio, è entrato in vigore il Digital Service Act che introduce obblighi per le piattaforme digitali, tra cui requisiti di trasparenza su aspetti quali la moderazione di contenuti, il funzionamento dell’algoritmo e la promozione pubblicitaria; controlli indipendenti per piattaforme con oltre 45 milioni di utenti; norme per proteggere e segnalare gli utenti da contenuti illegali e nuove regole per aumentare la trasparenza sui meccanismi pubblicitari. Infine, con Digital Markets Act, Bruxelles definisce sei giganti digitali (Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft) gatekeeper ossia piattaforme di grandi dimensioni e dominanti che fungono da intermediari cruciali tra utenti e servizi. Ai gatekeeper sono definiti una serie di obblighi tra cui l’accesso ai dati per utenti commerciali, strumenti per verifiche indipendenti sugli annunci pubblicitari e libertà per gli utenti commerciali di operare anche al di fuori delle piattaforme
La rinnovata Commissione europea di Ursula Von der Leyen vuole continuare a sviluppare questa politica di contrasto alla disinformazione pro-Cremlino. Difatti, le Linee Guida Politiche 2024-2029 hanno dedicato al tema il quinto capitolo, “Protezione della Democrazia”. In quel passaggio, la Commissione propone la creazione di uno “Scudo Democratico Europeo” attraverso una rete di fact checking il cui scopo è “di aumentare la consapevolezza della situazione, individuando, analizzando e contrastando proattivamente contro la disinformazione e la manipolazione delle informazioni”. Inoltre, grande attenzione viene posta non solo al debunking ossia al contrasto reattivo della campagna di disinformazione ma anche al pre-bunking ossia l’insieme di misure di alfabetizzazione digitale in cui i cittadini sono direttamente coinvolti. Infine, il 16 dicembre 2024, la Commissione Von der Leyen II ha adottato il quindicesimo pacchetto di sanzioni il quale, rispetto ai precedenti, prende di mira anche entità (persone e organizzazioni) che supportano Mosca nel conflitto anche in ambito di diffusione della propaganda pro-Cremlino.
Considerazioni finali
Ad oggi, è difficile valutare l’impatto della disinformazione russa e delle sue contromisure, poiché il confine tra libertà di pensiero e manipolazione informativa resta incerto. Certamente, le narrative russe esacerbano le divisioni tra Paesi europei in una divisione sommaria tra Stati “filo-ucraini” e “filorussi” togliendo un livello analitico più approfondito su come queste posizioni siano formulate. Sempre più Paesi, si stanno dotando di misure di comunicazione strategica all’interno dei propri istituti nazionali per la cybersicurezza e ciò è risultato nell’assenza di eventi distruttivi (data breach, ransomware, presenza massiva ed invalidante di bot nel web) che hanno pesantemente condizionato le elezioni europee. Questo, tuttavia, non nasconde la complessità della sfida lanciata da Mosca e la sua information warfare poiché essa colpisce la libertà di espressione e di pensiero degli utenti, valore fondante delle democrazie occidentali e dell’UE. Un elemento cruciale per rendere gli Stati europei delle “democrazie difensive” è quello di coinvolgere la cittadinanza attiva non solo nelle attività di contrasto alla disinformazione ma anche nel ravvivare la partecipazione elettorale, termometro della fiducia delle persone nelle istituzioni democratiche. Infine, anche il 2025, sarà un altro anno di contrasto alla disinformazione pro-Cremlino, sebbene le grandi piattaforme social osteggino apertamente i regolamenti europei. Difatti, il 22 gennaio, il Parlamento Europeo ha promosso la Risoluzione Comune 74/2025 nella quale vengono condannate apertamente le narrazioni storiche revisioniste di Mosca invitando a rafforzare le sanzioni nei confronti dei media russi. Ciò rappresenta un monito da non sottovalutare.
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