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Da Modena la startup che misura traffico e CO2 con l’intelligenza artificiale. «Premiamo chi inquina di meno»


Prosegue lo speciale sulle startup della mobilità. Tappa in Emilia con Wecity, che ha realizzato un’API che mette a disposizione un algoritmo sul monitoraggio dell’anidride carbonica. Il CEO Paolo Ferri: «Con noi il cittadino è sempre informato sugli agenti inquinanti emessi nell’atmosfera e gareggia per abbatterli»

Nata con l’idea di promuovere e sostenere la mobilità attiva tra cittadini e dipendenti attraverso un’app, Wecity è in grado di prevedere quanta CO2 il cittadino emetterà in atmosfera durante i suoi spostamenti. E di premiarlo: meno inquina e più possibilità ha di scalare la classifica e ottenere incentivi. Merito di un algoritmo, che si avvale di strumenti di intelligenza artificiale, sviluppato del team di Wecity che oggi, dopo 10 anni di ricerca, conta una decina di dipendenti full-time. «Recentemente abbiamo aperto a soggetti terzi la nostra tecnologia con una API finanziata da EIT Urban Mobility, iniziativa dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia – racconta Paolo Ferri, CEO e founder di Wecity – É successo all’interno di GreenMob, un progetto che coinvolge 4 Paesi europei tra cui Italia, Spagna, Francia e Ungheria nella realizzazione di un pianificatore multimodale per viaggi sostenibili in grado di fornire un calcolatore certificato delle emissioni di CO2 con riconoscimento automatico della modalità di trasporto integrato in una piattaforma Mobility as a Service (MaaS)». Il nostro secondo appuntamento con le realtà che si occupano di mobilità sostenibile racconta la storia di Paolo e di quel team che in dieci anni ha sempre lavorato per migliorare costantemente le proprie soluzioni e offrire strumenti sempre più avanzati ai cittadini nell’ottica di avere contezza di quanto le proprie scelte possano incidere sull’inquinamento ambientale.

Paolo Ferri, CEO Wecity

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Wecity, una startup per monitorare la CO2

«L’obiettivo di Wecity è stato, sin dall’inizio, quello di sostenere le aziende e le pubbliche amministrazioni stimolando il raggiungimento di obiettivi socio-ambientali che promuovono la mobilità sostenibile. Così, nel 2015, sono partito da Modena con il mio team per facilitare la generazione di cambiamenti comportamentali in aziende, PA e cittadini promuovendo viaggi ecologici e certificando la CO2 risparmiata attraverso strumenti di intelligenza artificiale. Chi inquina meno, scala la classifica», spiega Paolo, aggiungendo che: «A inizio 2020 questo mercato non esisteva, ma da quel momento ha iniziato a crescere, ricordando molto l’andamento del comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Allo stesso tempo, però, c’è stato bisogno di alcuni incentivi che, una volta messi in moto, hanno scatenato un effetto a catena».

wecity team
Il team di Wecity

Come è cambiata la concezione di “sostenibilità” negli ultimi anni?

Paolo e il suo team hanno sempre puntato sulla volontà di far crescere le aziende che pensano alla sostenibilità nel lungo termine, dando loro l’opportunità di migliorarsi e riposizionarsi. Tra questi, il settore della mobilità è centrale. «C’è stato un push, da parte delle pubbliche amministrazioni, che si è tradotto in alcuni incentivi che oggi supportano alcuni dei nostri servizi. Per quanto ci riguarda, per un’azienda e un ente pubblico il nostro costo è marginale, considerando, appunto, anche questi incentivi sono messi in campo sia per i dipendenti che per i cittadini. Da un altro punto di vista, però, le agevolazioni non dureranno per sempre», ricorda Paolo, che non nasconde le sue paure con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca: «Non so se con le direttive americane future ci sarà un nuovo cambiamento, ma ho l’impressione che adesso sia gli investitori che il board comandino le aziende. Le carte in tavola potrebbero cambiare».

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Il progetto con EIT Mobility

Se il 2024 per Wecity è stato un anno di crescita con l’offerta anche di nuovi servizi legati alla mobilità sostenibile che fino a pochi anni fa erano inesistenti, sono stati anche 24 mesi di svolta per Paolo e il suo team: «Grazie al finanziamento con EIT Urban Mobility, abbiamo realizzato una API con cui mettiamo a disposizione anche di terzi un algoritmo per la monitorizzazione della CO2 – spiega Paolo – Il nostro target sono le aziende con una grande base di utenti fidelizzata. In questa API mettiamo i nostri clienti nelle condizioni di potersi costruire la propria piattaforma e base utenti replicando quello che possono fare con Wecity. Attualmente, a utilizzarla sono MaaS operator, navigatori, router, che si avvalgono della nostra offerta per capire quanta CO2 si produce per andare, ad esempio, da una città a un’altra», spiega il CEO di Wecity, e aggiunge: «Siamo coscienti dal fatto che per le pubbliche amministrazioni, la mobilità è fatta anche da adempimenti. E proprio in questa ottica, la messa in campo di servizi che affiancano l’app, come la possibilità di fare carpooling, gestire le bici elettriche e altro, permettono all’azienda di avere una “soluzione chiavi in mano” sulla mobilità». Dopo il lockdown dovuto alla pandemia, nei 18-24 mesi successivi, Wecity ha riscontrato un grande incremento di richiesta, arrivando, oggi, a contare un centinaio di clienti. E adesso verso quali nuove frontiere guarda?

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Che progetti ci sono nel cassetto di Wecity?

«Il nostro obiettivo è quello di andare nella direzione di soluzioni che abbiano sempre meno bisogno di incentivi economici, come è già successo con l’eolico e il fotovoltaico (adesso questi impianti vengono installati senza bisogno di agevolazioni) – conclude Paolo – Il 2024 è stato, per noi, l’anno dell’internazionalizzazione: abbiamo iniziato a lavorare in Spagna e in Ungheria e, grazie a un grande cliente che ci supporta, ci siamo aperti anche a: Cina, Brasile, USA e UK. Ogni tanto tra noi ci diciamo: C’abbiamo messo 6 anni per lavorare in 6 regioni e 6 mesi per arrivare in 6 paesi. Scherzi a parte, l’infrastruttura tech e l’algoritmo erano pronti, e noi ci siamo lanciati. Da adesso in poi tutte le porte sono aperte per noi».





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