[Aldo Lotta]
Nel nono cerchio dell’Inferno, Dante, mosso da drammatiche esperienze personali e ferite ancora lancinanti, punisce gli ipocriti e i traditori (principalmente della fiducia e benevolenza dell’altro) con sofferenze atroci: i dannati sono conficcati in vario modo in una enorme distesa di ghiaccio e subiscono torture indicibili da parte dei demoni, tra cui Lucifero in persona.
Tutti possiamo leggere gli orribili resoconti dei prigionieri palestinesi (prigionieri politici, molti di loro minori, spesso per anni in stato di detenzione amministrativa, senza imputazione né difesa né processo) sfuggiti alla morte ma non all’esito indicibile sul corpo e sullo spirito delle torture dei soldati-carcerieri. Si tratta di riscontri diffusi dalle ONG, da Amnesty International, Human Right Watch, Addamer, dall’ONU. Ma, in particolare, diffusi online dagli stessi torturatori, i quali, confidando nella rivoltante complicità degli “alleati” occidentali, riprendono le scene con vanto e senso di sadismo demoniaco.
Le immagini, le parole che descrivono questo prodotto della “banale” malvagità umana rimandano subito sinistramente ai racconti dei reduci dei campi di concentramento nazisti, ma possono anche evocare, alla rovescia, l’algido e terribile scenario dantesco. Qui i ruoli sono capovolti: sono i demoni-soldati-torturatori i veri dannati, gli ipocriti e traditori. Ma non viviamo forse in un mondo che ha deciso di andare sotto-sopra? di abdicare ad ogni principio di giustizia e di etica, al diritto internazionale, per sottostare un “nuovo ordine mondiale basato sulle regole” (quelle naturalmente dettate dal più forte, profittatore, accumulatore: dal colonizzatore, insomma)? In questo senso quei demoni-dannati hanno il ruolo di ultimi esecutori, vittime a loro volta di una psicopatia seriale purulenta che investe il nostro mondo-progredito.
E se volessimo abbandonare ogni illusione per l’immediato futuro e, insieme, giungere a ritroso a capo di questa mefitica catena, niente di meglio che soffermarsi su alcune (delle tante) scene significative svoltesi al centro dell’impero: Durante la sua udienza di conferma al Senato per la nomina di ambasciatrice all’ONU alla candidata di Trump Elise Stefanik è stato chiesto dal senatore Chris Van Hollen se fosse d’accordo con i nazisti israeliani Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotritch sul fatto che Israele abbia un “diritto biblico” sulla Cisgiordania. Stefanik ha detto di sì. L’Anti-Defamation League (leggi: lobby israeliana) ha pubblicato una dichiarazione in difesa dell’uso di saluti nazisti sfacciati da parte di Elon Musk al comizio di insediamento di Donald Trump, affermando che “ha fatto un gesto imbarazzante in un momento di entusiasmo, non un saluto nazista”, e affermando che tutti dovrebbero “fare un bel respiro” invece di protestare e dare a Musk “il beneficio del dubbio”. (Agenzia Vista) Usa, 22 gennaio 2025 “Ho visto una foto di Gaza, è come un enorme sito di demolizione. Quel posto deve essere ricostruito in un modo diverso Gaza, ridotta in macerie da 15 mesi di bombardamenti israeliani, ha una posizione fenomenale, sul mare e per il miglior clima. Voglio dire, tutto è buono. È come se si potessero fare cose bellissime con quel posto”. Così il Presidente Usa Trump. White House Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev.
Nuovi gironi di questo inferno contemporaneo si stanno aprendo: dopo (e insieme a) Gaza, Jenin, tutta la Cisgiordania occupata, la Siria, il Libano. È un inferno le cui porte si trovano, in buona parte, al di qua dello stesso mare, il Mediterraneo (un tempo mare nostrum ma oggi ridotto a raccogliere di nostro solo le macabre e pietose testimonianze di demoniache perversioni politiche chiamate “respingimenti”. E la Sardegna, questo “Paradiso turistico” è sempre più un avamposto infernale del genocidio e della furia bellico-psicopatica imperiale: la potremmo chiamare, anche per la sua prossimità geografica all’epicentro del massacro un’odierna “Zona di interesse”.
Impeccabili (e preziose per chi crede all’”ottimismo della volontà”) le parole con cui il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina che, opponendosi a tale intollerabile psicopatia della violenza coloniale e genocida, riassume i temi di una toccante e partecipata manifestazione, tenutasi (ieri ndr) a Cagliari il 25 gennaio:
Per fermare Israele non basta una tregua
un progetto che prevede lo sterminio di un intero popolo, con la pulizia etnica a Gaza nella Palestina occupata e l’occupazione di territori in Libano in Siria e chissà dove ancora…
per fermare Israele non basta una tregua, serve l’impegno di tuttә
Questa violenza parte anche da qui
* da qui dalla fabbrica di bombe RWM di Domusnovas dove si producono queste bombe
* da qui dove nei poligoni NATO i piloti israeliani si addestrano per colpire meglio i civili
* da qui dove i soldi sottratti a sanità e istruzione vanno ad ingrassare i fabbricanti di armi.
Se non vogliamo più essere complici possiamo fare la nostra parte con tante piccole azioni più o meno coraggiose:
– boicottare le aziende che partecipano al massacro e all’occupazioni
– informarsi e parlare della questione a chi ci sta vicino
– pretendere l’arresto dei criminali internazionali che vengono qui in vacanza
– e lottare perché i nostri soldi vengano investiti in sanità e istruzione e non in armamenti!
Sta a noi decidere se dire NO è nostra responsabilità reagire difendere il popolo palestinese e noi stessi dal sionismo globale perché mai più deve voler dire: mai più per nessunә
Quindi una prima risposta concreta alla deriva anticostituzionale, e al disprezzo per l’etica e per il diritto internazionale del nostro governo può e deve essere data prendendo una posizione chiara contro il genocidio, in tutte le sue manifestazioni, a cominciare dal proseguo dell’occupazione militare-coloniale che Israele sta portando avanti in Palestina e Medio Oriente da almeno 75 anni. E l’occasione ci viene prontamente data da una recente (novembre 2024) richiesta da parte dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina alle istituzioni politiche sarde:
Conflitto a Gaza e in Cisgiordania: appello a tutti i Comuni sardi
L’associazione Amicizia Sardegna Palestina lancia un appello a tutti i Comuni della Sardegna a sostegno della Risoluzione ONU per un intervento concreto a favore del popolo Palestinese.
Con una lettera inviata a tutti i Consiglieri comunali, ai Sindaci, il Presidente dell’Associazione Fawzi Ismail chiede un aiuto per i Palestinesi da parte di tutte le istituzioni sarde, presentando all’approvazione del Consiglio di cui fanno parte una mozione di sostegno della Risoluzione ONU del 18 settembre che ne chieda anche la diffusione e l’applicazione.
“Considerati i fatti che stanno accadendo e che stanno colpendo così duramente centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini in quella terra, in particolare a Gaza e in Cisgiordania- si legge nella lettera – le chiedo di intervenire concretamente in aiuto di queste persone nella sua veste istituzionale.
Lo scorso 18 settembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione A/RES/ES-10/24 che chiede a Israele, in conformità col parere espresso dalla Corte internazionale di Giustizia, di porre fine entro un anno alla presenza illegale nel territorio palestinese occupato.
La stessa risoluzione, tra le altre cose, chiede “senza indugio” il ritiro di tutte le forze israeliane e l’evacuazione dei coloni illegali dai territori occupati; esorta tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite a imporre sanzioni a coloro che sono responsabili del perdurare della presenza di Israele nei territori occupati e a “fermare le esportazioni di armi” verso Israele se si sospetta che vengano utilizzate in quei territori; chiede inoltre che Israele risarcisca i Palestinesi per i danni causati dall’occupazione e invita tutti i Paesi a prendere provvedimenti per impedire il commercio o gli investimenti che aiutano Israele a mantenere l’occupazione dei territori”.
La risoluzione è stata approvata con 124 voti favorevoli, 14 contrari e 43 astensioni. L’Italia si è astenuta, pertanto non si è dichiarata contraria. Rivolgendosi in prima persona ai consigli comunali sardi, la missiva spiega che “In base alle regole dell’ONU la risoluzione dell’Assemblea generale non è, al pari peraltro di quella che nel 1948 stabilì il piano di partizione della Palestina, vincolante, ma è evidente che una risoluzione approvata con soli 14 voti contrari su 193 membri non può, e non deve, essere considerata lettera morta, se non si vuole rinunciare alla residua speranza in un diritto internazionale condiviso e in istituzioni internazionali che possano mettere ordine nelle dispute tra Stati, scongiurando il ricorso alla violenza. Dalla data di approvazione della risoluzione a oggi, Israele non ha mostrato alcuna intenzione di adeguarsi a quanto prescritto dalla risoluzione, anche il Governo Italiano non sembra aver preso in considerazione alcuna delle prescrizioni stabilite dall’Assemblea per i paesi terzi rispetto alla Palestina e a Israele, la stessa informazione sulla questione è stata a dir poco carente, se non del tutto omissiva. In sostanza un pronunciamento così importante della più alta Assemblea mondiale rischia di finire nel nulla, con conseguenze drammatiche, non solo per la Palestina ma anche per la stessa credibilità di un sistema di regole internazionali condiviso”.
Per questa ragione, l’Associazione Amicizia Sardegna Palestina, da anni impegnata nella difesa dei diritti del popolo Palestinese, oggi così drammaticamente sotto assedio, lancia un accorato appello a tutte le istituzioni comunali della Sardegna per chiedere un sostegno concreto e per lanciare un netto segnale al Governo italiano, in un’ottica del rispetto del diritto internazionale.
Cagliari, 26-11-2024 Associazione Amicizia Sardegna Palestina
Se la società civile, e in primo luogo la rete costituita da organizzazioni sindacali e associazioni che sostengono la giustizia sociale, sapranno condividere e appoggiare con forza la petizione, aderendo naturalmente senza ulteriore indugio al Comitato di Solidarietà con la Palestina, potremo dire che concretamente stiamo rifiutando e combattendo politiche istituzionali profondamente malate e criminali, rivolte, in ultima analisi, all’auto-distruzione etica e fisica della comunità sarda e della nazione.
In caso contrario, se dovesse ancora prevalere l’indifferenza e la colpevole connivenza col potere, non potremo che rispecchiarci ancora una volta in un’immagine storica folgorante e tragica evocata da Edith Bruck in una sua intervista: “…in Italia i fascisti erano la bassa manovalanza dei nazisti…”
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