ABRUZZO – La recente proposta di legge regionale sull’individuazione delle aree idonee per l’installazione di impianti di energia rinnovabile in Abruzzo sta suscitando un acceso dibattito. Silvia Tauro, presidente di Legambiente Abruzzo, ha criticato duramente l’approccio adottato dalla Giunta regionale, definendolo limitativo e privo di una visione strategica. Secondo Tauro, le norme contenute nel Progetto di Legge 45/2024 rischiano di rallentare il processo di transizione energetica, un tema cruciale per il futuro della regione e del pianeta.
I dati recenti sull’emergenza climatica sono allarmanti. Il 2024 ha segnato un ulteriore aumento della temperatura globale, superando la soglia critica di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Il rapporto “The Global Threat of Drying Lands” delle Nazioni Unite evidenzia come oltre il 75% delle terre emerse del pianeta stia diventando più arido, con il Mediterraneo tra le aree più vulnerabili. In Italia, il cambiamento climatico si manifesta con una frequenza crescente di eventi estremi, che stanno mettendo in ginocchio settori chiave come l’agricoltura e causando danni significativi alle infrastrutture.
In questo contesto, l’accelerazione verso le fonti rinnovabili è una necessità imprescindibile. Tuttavia, il disegno di legge presentato dalla Regione Abruzzo sembra ignorare questa urgenza, imponendo restrizioni che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e la sicurezza energetica.
Il Progetto di Legge 45/2024 propone di individuare come aree idonee solo quelle marginali o degradate, escludendo vasti territori potenzialmente adatti. Questo approccio, giudicato riduttivo da Legambiente, rischia di allontanare investitori e progetti di alta qualità, limitando le opportunità di sviluppo per la regione. “Escludere preventivamente ampie porzioni di territorio senza un’analisi approfondita è un errore strategico che potrebbe avere conseguenze significative sul lungo termine,” ha dichiarato Tauro.
Un altro aspetto problematico riguarda la mancanza di una chiara distinzione tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico. Quest’ultimo rappresenta una soluzione innovativa in grado di integrare la produzione di energia con l’attività agricola, ma il testo legislativo si limita a rinviare alla normativa nazionale, generando incertezze applicative. Inoltre, le fasce di tutela imposte dal disegno di legge, che escludono aree vicine a siti industriali e infrastrutture, sembrano ostacolare più che proteggere, impedendo di sfruttare appieno le potenzialità del territorio.
La questione della retroattività delle norme rappresenta un ulteriore elemento di criticità. La mancata chiarezza su questo punto rischia di creare instabilità normativa, scoraggiando ulteriori investimenti in un settore già caratterizzato da una forte competizione internazionale.
Anche il settore eolico è penalizzato dalle restrizioni contenute nel disegno di legge. La previsione di un vincolo di 3 km intorno alle aree tutelate limita fortemente la possibilità di installare nuovi impianti o di ammodernare quelli esistenti. Un caso emblematico è quello del Vastese, dove l’integrazione tra nuove installazioni e il rinnovamento di strutture già operative potrebbe rappresentare un’importante opportunità di sviluppo economico e sostenibile per l’intera area.
Legambiente Abruzzo invoca una revisione sostanziale del disegno di legge, proponendo un approccio più ambizioso e inclusivo. La definizione delle aree idonee dovrebbe basarsi su criteri scientifici, capaci di valorizzare tutte le risorse del territorio, comprese le aree agricole, che potrebbero ospitare impianti di agrivoltaico. Una pianificazione più attenta consentirebbe non solo di accelerare la transizione energetica, ma anche di massimizzare i benefici economici per la regione, specialmente in vista dell’introduzione dal 2025 del sistema dei prezzi zonali per l’energia.
È fondamentale che la legge promuova un dialogo aperto tra le amministrazioni locali, i cittadini e le aziende, per costruire un modello di sviluppo sostenibile che bilanci le esigenze di tutela ambientale con quelle di crescita energetica. Le compensazioni previste dovrebbero tradursi in vantaggi concreti per le comunità, favorendo un rapporto positivo tra le rinnovabili e il territorio.
La transizione energetica è una sfida che non possiamo più rimandare. La Regione Abruzzo ha l’opportunità di diventare un modello di sviluppo sostenibile, adottando politiche coraggiose e lungimiranti che rispondano alle necessità della crisi climatica e alle aspettative delle nuove generazioni. Come sottolineato da Legambiente, è necessario un cambio di rotta che ponga al centro una programmazione partecipata e una visione strategica capace di trasformare l’Abruzzo in un esempio virtuoso di transizione ecologica.
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