La crescita economica dellItalia nel post COVID � stata accompagnata, e sostenuta, da quella delloccupazione, con un incremento di oltre 1 milione di posti di lavoro rispetto a dicembre 2019 che ha consentito di�raggiungere il record di oltre 24 milioni di occupati e del 62,5% del tasso di occupazione. Tuttavia, sebbene la ripresa sia stata di intensit� anche maggiore rispetto alle altre principali economie europee, si tratta di un andamento non ancora sufficiente a ricucire il gap con i valori medi continentali (il tasso di occupazione � ancora inferiore di quasi 9 punti rispetto alla media UE27).�
Dietro al miglioramento dei dati si celano, infatti,�il permanere di alcune criticit�, tra cui un tasso di inattivit� ancora elevato, livelli di occupazione femminile subottimali, i ritardi nelladeguamento delle retribuzioni reali e il�mismatch�tra domanda e offerta di lavoro. Tutti fattori che, uniti al fenomeno dellinvecchiamento della popolazione, pongono importanti sfide alla sostenibilit� del sistema di welfare e che richiedono interventi mirati soprattutto nella logica di riuscire a governare le transizioni digitale ed energetica per adeguarsi al nuovo contesto competitivo.�
Lobiettivo di favorire una dinamica positiva delloccupazione pu� esser perseguito attraverso una molteplicit� di interventi e di politiche economiche, tenendo per� sempre conto delle peculiarit� territoriali e demografiche del Paese attraverso iniziative che siano in grado di differenziare le misure sulla base di specifici bisogni di target e territori e di mobilitare la partecipazione contemporanea e coordinata di una pluralit� di attori. A tal proposito, il�Rapporto INAPP 2024�evidenzia come, se da una parte in questi ultimi anni una serie di interventi in questa direzione sia stata intrapresa, dallaltra�risulta necessaria ladozione di nuove prospettive di�policy,�ricordando che sostenere e promuovere la crescita economica di un Paese significa anche stimolare e favorire loccupazione dal punto di vista quantitativo e qualitativo.�Un passo positivo in questo senso � stato compiuto nel post pandemia dal modello italiano, spesso troppo sbilanciato verso ammortizzatori sociali e assistenzialismo, verso lutilizzo di politiche attive del lavoro, segnando uninversione di tendenza almeno nel confronto tra partecipanti alle misure e i beneficiari dei sostegni: il numero di partecipanti nelle politiche attive registrato nel 2022��era pari a quasi 3,5 milioni di persone rispetto ai 2,3 milioni delle politiche passive.�
Questo incremento � coinciso con�lavvio del programma Garanzia occupabilit� lavoratori (GOL),�contenuto nel pacchetto di iniziative previste dal PNRR e che ha come obiettivo principale quello di investire nelle competenze dei lavoratori attraverso interventi mirati di aggiornamento/adeguamento�(upskill)�e di qualificazione/riqualificazione�(reskill).La formazione viene quindi inserita nel novero delle politiche attive del lavoro per cercare di far fronte al problema del�mismatch,�una delle maggiori criticit� del mercato del lavoro italiano alimentato da una formazione professionale poco aderente ai fabbisogni delle imprese e da una riduzione della popolazione attiva.�Con una dotazione di 5,4 miliardi di euro, il programma GOL � riuscito ad elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di occupazione, con dei target al 2025 che includono il raggiungimento di almeno 3 milioni di beneficiari, di cui almeno il 75% deve presentare una o pi� delle seguenti caratteristiche: essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilit�, giovani under 30, lavoratori over 55. A questi si aggiungono almeno 800mila beneficiari di attivit� di formazione tra i quali 300 mila per le competenze digitali. Il Programma viene inoltre affiancato da un ulteriore intervento per potenziare i Centri per limpiego al fine di garantire lerogazione di servizi relativi ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) nell80% degli sportelli pubblici di ogni regione.
Tuttavia, pur avendo prodotto degli effetti positivi,�sono emersi alcuni elementi critici, tra cui proprio quella della formazione, suo elemento portante e fattore fondamentale per il contrasto del�mismatch,�complici anche le difficolt� a reperire sul territorio unofferta formativa adeguata che si adatti alle specifiche necessit� e caratteristiche dei soggetti presi in carico. In generale, appare evidente la sfida di riuscire a implementare politiche attive in grado di fornire risposte tempestive e adeguate ai reali bisogni degli individui, rendendo necessario secondo Natale Forlani, Presidente di INAPP -��accrescere il coinvolgimento degli attori funzionali,�quali ad esempio le istituzioni scolastiche e universitarie, le parti sociali, gli operatori che intermediano lincontro tra la domanda e lofferta di lavoro,�in grado di identificare i fabbisogni della domanda e di mettere in campo le iniziative pi� idonee per adeguare le competenze dei lavoratori e rendere sostenibili le transizioni lavorative�.�
Anche sul fronte degli incentivi�alle assunzioni per le imprese rivolte a specifici gruppi��giovani, donne, disabili, etc��lINAPP sottolinea le difficolt� di disegnare misure in grado di produrre una crescita di posti di lavoro che si traduca in un uso efficiente delle risorse pubbliche, ricordando come numerosi studi concordino sul fatto che la maggior parte degli incentivi allassunzione (nel settore privato) abbiano un effetto moderato, se non addirittura nullo, sulla crescita netta delloccupazione. Citando lesempio delle politiche di genere, i dati mostrano come, pur essendo misure rilevanti, non abbiano in realt� portato ai risultati sperati sia in termini di occupazione aggiuntiva sia per quel che riguarda il passaggio dallinattivit� allattivit�.
In particolare,�gli inattivi risultano ancora pari a circa un terzo della popolazione in et� da lavoro�(33,7% a novembre 2024), presentando caratteristiche diverse in termini anagrafici, di genere, territoriali e di competenze, ma con una forte concentrazione di giovani e donne.�Proprio il tema del contrasto dellinattivit�, e dunque dellinnalzamento quantitativo e qualitativo della forza lavoro,�comporta unimportante riflessione su come stimolare loccupazione femminile�che, oltre a essere una questione di garantire pari opportunit�, rappresenta una leva fondamentale per ampliare la base della forza lavoro e del potenziamento delle classi in et� attiva, rafforzando la sostenibilit� del sistema di�welfare�allinterno dello scenario di progressivo invecchiamento della popolazione.�
Nonostante i segnali di miglioramento, infatti,�il divario di genere resta unaltra grande criticit� del nostro Paese, dovuta secondo il report a una forte componente culturale che si basa su una disparit� dei carichi di cura familiare che indebolisce la capacit� e le prospettive di entrare, rientrare e avanzare professionalmente nel mercato del lavoro. Negli ultimi 20 anni il tasso di occupazione maschile � aumentato di circa 2 punti percentuali raggiungendo a novembre 2024 il 71%, mentre quello femminile � cresciuto di oltre 8 punti percentuali rimanendo per� ancora distante di oltre il 17% e pari a poco meno del 54%. Parallelamente, il tasso di inattivit� si � ridotto di 1 punto percentuale al 24,8% per gli uomini e di circa 7 punti percentuali al 42,7% per le donne.
In conclusione, il Rapporto INAPP 2024 evidenzia la necessit� di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro che metta al centro delle politiche economiche e lavorative lobiettivo di incrementare la produttivit�, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane.�Un cambio di paradigma che non si limiti alla gestione delle risorse pubbliche,�ma che rafforzi anche la collaborazione tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo Settore.�
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