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Giorgia Meloni benedice l’ops Mps-Mediobanca: così nasce il terzo polo bancario. Difenderà anche il risparmio degli italiani




Ultim’ora news 26 gennaio ore 11


«L’operazione di Mps su Mediobanca è un’operazione di mercato. Se l’operazione dovesse andare in porto parliamo della nascita del terzo polo bancario che potrà avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani». Dopo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti anche la premier Giorgia Meloni benedice l’ops tra Mps e Mediobanca. E prima di salire a bordo del Vespucci ormeggiato a Gedda si sofferma a parlare dell’ultima operazione che infiamma il mercato del credito. «Da una parte dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere oggi è una banca perfettamente risanata che anzi avvia operazioni ambiziose. Questo deve renderci tutti orgogliosi per il lavoro fatto», ha ribadito la presidente del Consiglio. Un attacco implicito alla joint venture, che sta muovendo i primi passi, tra Generali e Natixis contro il parere di alcuni soci forti del Leone: Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin dei Delvecchio.

Forza Italia plaude al Monte

Anche Forza Italia fa quadrato in difesa del tentativo di scalata di Mps a Piazzetta Cuccia. «C’è stata una fase in cui Mps era diventato un disastro e lo Stato è dovuto intervenire. Oggi guarda caso Mps non è più la palla al piede del Paese ma può pensare a fare investimenti», sottolinea  il capogruppo del partito al Senato Maurizio Gasparri, durante un evento organizzato dagli azzurri a Milano.

  • Leggi anche: Mps- Mediobanca, dietro l’ops interessi convergenti di Lovaglio, Caltagirone, Delfin e governo. E Nagel si protegge con il mercato

Mentre il vicepremier Antonio Tajani va ancora più diretto parlando dell’operazione: «Noi siamo per il libero mercato, è il mercato che, nel rispetto delle regole, fa le sue scelte». E aggiunge volgendo lo sguardo al Mef, che del Monte ha ancora il 12,5%: «Credo si debba completare nei prossimi mesi la privatizzazione di questo istituto di credito». 

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Politica divisa sull’uscita del Mef da Mps

Parole in cui si trova d’accordo la deputata di Azione, Daniela Ruffino che rimarca «la necessità dello Stato di uscire dal capitale», perché «tutelare il risparmio non giustifica nessuna ingessatura del mercato».  Ma non nel responsabile Economia di FdI, Marco Osnato, che precisa di non ravvedere «né la necessità di far entrare lo Stato nelle banche, salvo in caso di dissesti, né quella di farlo uscire a priori». E quindi riferendosi alla vendita della quota di Mps sentenzia: «Vedremo. Oggi no, non conviene».

Anche Italia Viva giudica positivamente l’operazione, per voce del vicepresidente del Consiglio regionale della Toscano Stefano Scaramelli, ricordando come «in passato, situazioni similari alle quali mi ero opposto, ma senza essere ascoltato, ne avevano determinato l’indebolimento», mentre è stato «consolidato il patrimonio, consentito l’ingresso di nuovi soci nella compagine societaria e permesso al governo di ridurre nel tempo la propria quota». Emiliano Fesu, capogruppo del M5S in Commissione Finanze della Camera fa, invece, un passo oltre. Chiede al governo di non usare « Mps come strumento al servizio di partite finanziarie altrui» e di dare vita invece ad «una vera banca d’investimento al servizio degli italiani e delle imprese italiane» coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti e il Mediocredito Centrale. Critico il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova. «Meloni ha già detto che l’operazione va bene, prima ancora che sia il mercato a chiarire», afferma rimarcando come la posizione del governo getti «un’ombra sulla minaccia del Golden Power contro UniCredit nella scalata a Bpm».

La scalata di Mps sulla stampa internazionale

Intanto l’ops è finita all’attenzione della stampa internazionale di tutta Europa. «Le operazioni di m&a delle banche italiane offrono drammaticità e bassi premi», ha titolato in Financial Times. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung fa notare che le manovre su Mediobanca «non sono in linea con un mercato finanziario moderno». E Le Monde ricorda che l’offerta «arriva in un contesto di manovre decisive nel settore finanziario italiano, non senza implicazioni politiche». (riproduzione riservata)



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