“Vivere ed essere liberi sono sinonimi. Libertà significa potersi muovere ovunque, quando e come si vuole. Dove si vuole. Cagliari, luogo dell’anima in cui abbiamo scelto di vivere, è di pochi“. Inizia così la lettera aperta dell’Associazione Culturale SINNOS, che raccoglie e riporta le segnalazioni di impraticabilità pedonale per persone con disabilità, anziani, ma anche bambini e neomamme, in molte vie del capoluogo sardo.
“I lampioni dovrebbero essere (e restare) accesi dal far del tramonto fino ai primi bagliori dell’alba per garantire illuminazione a luce fredda o naturale forte, omogenea e costante. Invece, ancora oggi l’illuminazione pubblica è scarsa, indecorosa e intermittente. Spesso del tutto assente. Diminuisce così la sicurezza e si favoriscono i reati contro la persona, contro il patrimonio: aggressioni, atti vandalici, furti, rapine“. Cagliari si colloca al 94° posto nella classifica dell’Indice della Criminalità 2024 del Sole 24 Ore, con un totale di 19.957 reati denunciati, un’incidenza quindi di 2.565,4 denunce ogni 100mila abitanti. Al primo impatto la situazione appare positiva rispetto ad altre province italiane, ma il capoluogo registra un significativo volume di denunce, il ché la pone tra le province della Penisola con un’alta incidenza di crimini. Nel dettaglio i dati relativi ai tipi di illeciti fa emergere cifre rilevanti relative ad alcune categorie specifiche come reati predatori e illeciti legati al traffico di stupefacenti.
L’assessorato ai Lavori Pubblici inoltre, con la Consulta delle Associazioni dei Disabili (CoADi), nel 2012, sotto la guida di Massimo Zedda, al tempo sindaco eletto con Sinistra Ecologia Libertà, aveva portato avanti un progetto pilota di censimento delle barriere architettoniche nel quartiere di San Benedetto, finalizzato alla progettazione di una zona ideale di città e alla rimozione delle barriere stesse. Dell’idea se ne era riparlato nel novembre del 2020, con Paolo Truzzu di Fratelli d’Italia come primo cittadino. La Giunta aveva allora stanziato, con Delibera n.204 del 20 novembre 2020, la somma di due milioni di euro per l’eliminazione di tutte le barriere. “Senza timore di smentita e con enorme rammarico – denuncia di SINNOS – dichiariamo il fallimento di tale progetto“.
Sardegna Live ha chiesto al Presidente di SINNOS, Marco Deplano, di spiegare le problematiche della “città dei soli” e le possibili soluzioni.
Cagliari città della cultura, Cagliari città turistica, Cagliari città dei giovani. Cagliari però non è una città a misura di mamme, bambini, anziani e persone con difficoltà. È ciò che denuncia l’associazione che lei presiede, SINNOS. Accessibilità e urbanistica, qual è la falla nel piano di un capoluogo che mirava all’inclusività?
«Chiunque cammini per le strade di Cagliari incappa continuamente negli ostacoli: chi può ed è in grado li evita. Il resto delle persone (ormai la maggioranza) per paura di farsi male si è rassegnata allo sfregio urbano e rinuncia a vivere la propria città. Questo dipende dal paradosso che il capoluogo incarna: da una parte si sbandierano opere e cantieri utili o necessari nel segno della accessibilità e dell’ammodernamento. Dall’altra vi è invece una chiara evidenza: la città è pensata ancora per le automobili e non per chi si muove a piedi. Questo spiega perché i famigerati pali vengano disseminati in modo selvaggio al centro dei marciapiedi, impedendo il passaggio sereno dei pedoni e ostruendo l’attraversamento di passeggini e sedie a rotelle. Imbarazza dover riscontrare che, nonostante la prima lettera di SINNOS del 29 novembre 2024, giorno dopo giorno vengano aggiunte ulteriori barriere pericolose, costose, insensate. I pali della cartellonistica pubblicitaria per gli inserzionisti privati e la segnaletica stradale vengono piantati prepotentemente nel bel mezzo dei marciapiedi, ritenuti, evidentemente, l’unico palcoscenico possibile per garantire la visibilità degli automobilisti a discapito di chi si trova a fare lo slalom mentre cammina, con buona pace della città di tutti e “a misura di bambino”. Delimitare una strada con dei blocchi di cemento e pietra posizionati in corrispondenza del punto di attraversamento per le strisce pedonali, lasciare al buio interi quartieri sono scelte tecnico-amministrative e politiche che non hanno alcuna giustificazione né spiegazione razionale possibile. Contro questa sciatteria, francamente inscusabile, abbiamo chiesto con estrema urgenza un confronto con le istituzioni, a prescindere da chi le occupi momentaneamente. Ogni giorno in cui perdura questo stato di fatto aumenta il rischio di incidenti anche mortali. Nell’oscurità cittadina dilagano i casi di microcriminalità. Una parte finora silenziosa delle cittadine e dei cittadini si ammala di solitudine. Sarebbe comodo gridare allo scandalo, speculare su polemiche strumentali e circostanziate per poi magari venire attirati dal fisiologico imbroglio che viene riproposto sotto forma di assemblee aperte. Quando deflagra un problema, anziché indagarne le cause e studiarne con competenza le soluzioni, si scarica tutto, coscienza e inettitudine dei singoli comprese, attraverso l’organizzazione dei processi partecipativi: occasione per incamerare lavoro gratuito di qualche volenteroso cittadino che va ad alimentare il bacino elettorale di qualche caricatura politica locale. È diventato normale, a Cagliari in particolare, agire senza una visione d’insieme. L’improvvisazione si è fatta sistema. SINNOS propone invece un percorso a tappe, con il quale sono state indicate fasi, modalità e risorse per la risoluzione dei problemi più urgenti e un metodo consequenziale che riguarda gli interventi successivi e strutturali. Il leitmotiv che unisce gli interventi, soprattutto perché si tratta di spazi pubblici, patrimonio di tutte e tutti, è quello della azione sinergica e multilivello. Senza una pianificazione generale, senza una programmazione puntuale, senza una visione complessiva di quale città si vuole, il risultato evidente a tante e tanti è che si costruiscono opere pubbliche e private senza prevedere contestualmente collegamenti adeguati e sottoservizi; si realizzano spazi verdi irraggiungibili. Si proclama la pedonalizzazione, si invoca la mobilità dolce senza pensare a come arrivare in sicurezza nei luoghi con dei percorsi dedicati, nei quali le macchine siano realmente residuali e non più protagoniste che prevaricano sul diritto alla mobilità degli altri».
Lei si occupa di divulgazione, anche in un’ottica europea. Quanto siamo indietro, secondo lei, sulla parificazione delle possibilità rispetto al resto dell’Unione?
«Cagliari è una città europea tecnicamente da oltre settant’anni. Da sempre si trova nel cuore del Mediterraneo occidentale ed è stata teatro di arrivi e partenze per innumerevoli culture che le hanno dato una dimensione plurale, stratificata nel tempo. È una città che è inconsapevolmente ricca, suo malgrado internazionale. Contiene moltitudini: la sua identità è il prodotto di tali incontri e il suo futuro luminoso e chiaro è sprofondato in un presente paludoso e anonimo. Lo stallo del capoluogo potrebbe essere sintetizzato con un fatto pratico, che riaffiorerà in modo vivido grazie ai racconti delle nonne e dei nonni che hanno conosciuto una Cagliari non troppo lontana: nella prima metà del secolo scorso i binari della rete tramviaria erano già posati in tanti dei luoghi che oggi sono oggetto di dibattito per la rete della metropolitana leggera. Cento anni fa c’era una consapevolezza di mobilità urbana molto più moderna e concreta di quanto oggi non ci tocchi sentire nelle parole vuote di chi non è mai stato nelle grandi città d’Europa, dove solo gli sciocchi si ostinano a preferire la macchina rispetto a un trasporto pubblico capillare, efficiente, sostenibile in chiave economica e ambientale. Cagliari oggi è indietro di decenni non soltanto a livello infrastrutturale, ma soprattutto sulla qualità della sedicente classe dirigente: senza idee, senza mezzi, senza prospettive, animata da un’ossessione volta all’autoconservazione e alla autoreferenzialità. Tratti tipici di chi è prigioniero del consenso anche quando velleitario, e non ha un lavoro al quale tornare dopo aver terminato il periodo di servizio in politica. Per quanto riguarda le barriere architettoniche, tema tanto importante quanto sofferto, paghiamo lo scotto di essere rimasti a un modello di società che altrove non esiste più. Potremmo infatti tracciare una linea che separa l’Europa continentale da quella mediterranea. Nella parte settentrionale, da quando si sono formati i primi centri urbani, la logica è che ogni individuo deve poter vivere completamente ogni angolo della città ed è essa stessa a dover essere pensata e realizzata adattandosi ai singoli e a tutte le esigenze della comunità. Nella parte meridionale, invece, si è diffusa e, fortunatamente è andata a dissolversi quasi ovunque, la concezione degli spazi della città in cui è l’individuo a doversi adeguare. E se non ce la fa, pazienza. Cagliari è ostaggio di questo modo esclusivo ed escludente che grava su porzioni molto ampie della cittadinanza ma paga un costo decisamente esoso per il proprio mancato sviluppo. Un luogo arretrato, fermo, con una classe dirigente egoriferita senza un adeguato grado di preparazione è fuori dalla Storia, prima ancora che essere fuori dal Mercato. Allontana gli investimenti privati, scoraggia le visite di ospiti e i trasferimenti di lavoratori qualificati. Si aggravano i costi per la collettività residente: se una persona si fa male perché manca l’illuminazione o casca in una buca il Pubblico paga tre volte: per curarlo – sanità, per risarcirlo – giustizia, per la manutenzione emergenziale e postuma – lavori pubblici in regime straordinario. Cagliari attraversa una crisi d’identità e, se il capoluogo sardo è in coma, il resto dell’Isola non può che soffrirne. Gran parte dei cambiamenti minimi ma essenziali per rendere la città al passo con centri omologhi in Europa e nel Mediterraneo è percorribile subito e con sconvolgente semplicità. Saper intercettare e preventivamente tradurre le idee in progetti finanziabili dall’Unione europea, per esempio, darebbe una forte spinta propulsiva, per chi ne conosce o intende coglierne le opportunità».
Ci racconti qualcosa di lei, di SINNOS
«SINNOS è nata come progetto di divulgazione il cui scopo principale era quello di raccontare al grande pubblico il mondo delle istituzioni: quali sono, come funzionano, perché sono importanti per tutte le cittadine e tutti i cittadini. Dal 2021 è divenuta associazione culturale che ha sempre perseguito tale obiettivo. Grazie alle professionalità di chi ne fa parte (come Alessandro Congiu esperto grafic designer e vicepresidente, Jacopo Cocco professionista nel mondo della comunicazione politica e segretario) sono stati realizzati contenuti multimediali destinati alle scuole, docenti e corpo studentesco, ma anche pubbliche amministrazioni e imprese. La mia competenza a disposizione dell’associazione è frutto del percorso accademico e professionale: sono abilitato come avvocato e come professore di materie giuridico-economiche, specializzato in Diritto e Governo dell’Unione europea. Prima di scegliere di ritornare a vivere in Sardegna, a Cagliari, dove attualmente lavoro come funzionario in un ente pubblico di ricerca, ho collaborato con istituzioni italiane ed europee in vari ambiti, e con realtà locali e multinazionali in qualità di esperto in campo legale e dei rapporti istituzionali».
Da cosa nasce la voglia di occuparsi, con la sua associazione, del problema delle barriere architettoniche?
«Ritornare a Cagliari, scegliere la Sardegna, è un gesto anticiclico. Si potrebbe persino azzardare che si tratti di un atto politico nel senso più puro e appassionato del termine. I problemi della città non derivano da dei fattori strutturali, immutabili. Sono soprattutto il risultato delle volontà di chi la amministra, nel bene e nel male. Le barriere che sono rimaste, quelle nuove che vengono aggiunte ancora oggi, creano molto dolore: inutile ed evitabile. Per questo, oltre a vivere sulla nostra carne questi disagi, ci siamo resi conto di essere un punto di riferimento per la nostra comunità, che purtroppo è fatta di tante isole, spesso senza voce e a cui è stata tolta la speranza di vivere meglio, anche nei gesti più semplici. La maggior parte delle barriere architettoniche deriva da una enorme superficialità e, fatto ancor più desolante, è dover sottolineare l’ovvio. Una città per tutte e tutti ha minori costi per la spesa pubblica ed è, se vogliamo dirla senza prosa, un luogo più felice».
Cosa chiede SINNOS alle istituzioni?
«SINNOS ha applicato un metodo di sensibilizzazione delle istituzioni multilivello, che è quello classico utilizzato da decenni in tutta Europa. Fare un’analisi del contesto, evidenziare le criticità, quantificare i costi che ne derivano, proporre una soluzione pratica, economicamente sostenibile, immediata e di cui si è stimato l’impatto. Tutto ciò è confluito in un documento ufficiale siglato lo scorso 29 novembre 2024, veicolato dalla stampa locale. Qui vengono indicate anche le tappe successive: “istituzionalizzare il tema” significa, senza scivolare nel politichese, che l’Associazione è disposta a incontrare preliminarmente la Giunta di Cagliari, il CTM, e facilitare i colloqui tra questi e gruppi di persone portatrici di interessi. Siamo pronti».
Nella lettera aperta, l’associazione chiama in causa anche l’azienda di trasporto pubblico locale CTM, in riferimento a pali di colore arancione di segnalazione di fermata “conficcati al centro dei marciapiedi – che – ostruiscono il passaggio e causano feriti; pensiline di fermata mancanti di segnalazione acustica e di adeguata illuminazione” e chiede che “le pensiline degli autobus siano realmente accessibili, ben illuminate e provviste di guida acustica plurilingue; che gli autobus, parimenti, abbiano la voce guida del percorso effettuato sempre attiva“. Sul tema l’azienda di trasporti si è detta “pronta alla verifica di tutto ciò che viene segnalato, come è stato fatto per la fermata di via Tiziano“, risultata poi a norma. “Se c’è realmente un palo o una fermata montati in maniera sbagliata, errata, con segnalazioni di tipo puntuale riusciamo a capire se c’è un problema, lo verifichiamo e lo risolviamo. CTM è attenta nei confronti della disabilità, tutta la nostra flotta elettrica è dotata di pedane che permettono l’ingresso delle persone con disabilità. Abbiamo anche un servizio speciale, ‘Amicobus’, dedicato alle persone con disabilità che permette di essere accompagnati dal civico di casa fino al posto dove si deve andare, quindi evitando anche le famose barriere architettoniche“.
“Per quanto riguarda le fermate ce ne sono di varia tipologia, fermate accessibili, fermate accessibili con accompagnatore e ci sono anche delle fermate che possono non essere del tutto accessibili, ma sono tutte inserite con le relative informazioni sia sulla nostra app ‘BusFinder’, sia sul nostro sito internet“. Sulla segnalazione acustica a bordo dei mezzi l’azienda avvisa che “i nuovi bus elettrici sono dotati di sistemi multimediali. Ci sarà l’annuncio di prossima fermata per i non vedenti e nella nostra applicazione abbiamo inserito un apposito modello testato con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti“.
CTM comunque risponde all’invito di SINNOS confermandosi “disponibile a parlare con tutte le associazioni rappresentanti“.
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