Sei anni fa la Regione Siciliana, allora guidata da Nello Musumeci, sapeva già tutto: la Diga Trinità non era sicura e servivano interventi urgenti.
C’era un documento regionale, datato dicembre 2018, che descriveva uno studio preliminare e annunciava una gara d’appalto per lavori definiti “indifferibili”. I soldi c’erano, 3 milioni di euro stanziati dal CIPE già nel 2016. Non una cifra astronomica. Ma, come spesso accade in Sicilia, non è stato fatto nulla.
E oggi Musumeci, che ora è ministro della Protezione Civile, nel rispondere alle domande sulla questione se ne lava le mani: “La responsabilità è della Regione”, ha detto. Però è bene ricordare che fu lui, nel 2019, ad annunciare che quei lavori sarebbero partiti “nel giro di pochi mesi”. Promesse che, come spesso accade, si sono dissolte nel nulla.
Acqua sprecata, terreni assetati
Nel 2016 la capacità della diga era già stata ridotta da 68 a 65 metri sul livello del mare. Oggi, secondo il Ministero, non si può andare oltre i 50 metri. Risultato? La Diga Trinità contiene appena 4 milioni di metri cubi d’acqua, prima dello svuotamento, che è la metà del fabbisogno necessario per irrigare i 6.000 ettari di terreni circostanti. Ma c’è di più: da giorni quell’acqua viene sversata in mare, alla velocità di 1,5 metri cubi al secondo. Solo in un giorno sono stati buttati 130.000 metri cubi di acqua. Un’enormità, se si considera che sarebbero bastati per irrigare 80 ettari di vigneti per un’intera stagione.
Il documento del 2018: tutto scritto, nulla di fatto
Nel documento regionale del 2018 si legge chiaramente:
“Con la delibera CIPE 54/2016 è stato approvato il Piano Operativo FSC 2014-2020 per la messa in sicurezza delle infrastrutture in Italia. Tra le opere incluse c’è la Diga Trinità, per la quale sono stati previsti interventi di manutenzione straordinaria degli scarichi e del sistema di tenuta.”
Gli interventi dovevano riguardare tre aspetti fondamentali:
– Verifica della sicurezza sismica della diga;
– Adeguamento dello scarico di superficie;
– Miglioramento della tenuta idraulica dello sbarramento.
L’appalto prevedeva anche studi tecnici e un progetto di fattibilità. Ma tutto questo, come sappiamo, è rimasto sulla carta.
Perché non si è mosso nulla?
La domanda è semplice: perché nulla è stato fatto? I fondi erano già disponibili, e non si trattava nemmeno di una cifra insostenibile per le casse pubbliche. Eppure, la diga è rimasta ferma in condizioni critiche, fino a diventare oggi un simbolo di inefficienza e spreco.
Le accuse di Ida Carmina
La deputata del M5S Ida Carmina punta il dito contro Musumeci e il governo regionale. “Nel 2019, Musumeci promise interventi sulle dighe siciliane non collaudate. Sei anni dopo, la Diga Trinità viene dismessa e l’acqua finisce in mare. Ancora una volta, le conseguenze ricadono sul territorio e sui cittadini. È tempo di assumersi le proprie responsabilità e di agire immediatamente per la sicurezza delle infrastrutture idriche e la tutela dei siciliani”.
Carmina sottolinea come la crisi idrica richieda interventi urgenti e collaudi immediati. “Non possiamo privare i cittadini di un diritto fondamentale. Musumeci non può trincerarsi dietro un ‘non è di mia competenza’. Se davvero vuole mantenere una promessa, lo faccia ora che è al governo”.
Schifani e la questione del Fiume Verdura
Mentre la vicenda della Diga Trinità infiamma le polemiche, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani interviene sulla mancata attivazione delle pompe di sollevamento nel Fiume Verdura, definendo la situazione “scandalosa”. Schifani ha dato mandato all’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, e al dirigente della Protezione Civile, Salvatore Cocina, di risolvere il problema con la massima urgenza.
Un intervento tardivo ma necessario, che tuttavia si scontra con una gestione delle risorse idriche che da anni penalizza il territorio siciliano. La Diga Trinità, simbolo di sprechi e promesse mancate, rimane un monito di come l’inerzia e la cattiva gestione possano trasformare una risorsa in un problema.
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