Balenciaga e Margiela. Due brand accomunati da una peculiarità: i loro fondatori sono sempre stati schivi e sfuggenti alla stampa, agli eventi mondani e in genere disinteressati a ricevere la stessa (grande) attenzione rivolta alle loro creazioni. Quest’anno avremo l’opportunità di conoscerli meglio grazie a due iniziative, una in Italia l’altra in Francia, attraverso cui scoprire abiti mai esposti, accessori, disegni, bozzetti inediti e curiosità che confermano la genialità dei due designer.
A Milano, la prima mostra di Balenciaga
Iniziamo da Cristóbal Balenciaga, il couturier per eccellenza, a cui dal 21 febbraio al 2 marzo verrà dedicata la prima esposizione monografica in Italia dal titolo “Balenciaga| Shoes from Spain Tribute”, all’interno di Palazzo Morando in via Sant’Andrea (Milano). L’esposizione, curata da Javier Echeverría Sola – direttore del dipartimento Federation of Spanish Footwear Industries – sarà allestita da Elisa Ossino Studio, e occuperà sia il piano terra dedicato alle mostre temporanee, sia il salotto dorato al primo piano, dove verrà svelato l’ultimo abito della mostra. I modelli esposti – alcuni per la prima volta –, sono venticinque e a saranno abbinati una serie di calzature, realizzate da brand spagnoli.
«Scale, basamenti, specchi e tendaggi mettono in evidenza le linee, le pieghe e i volumi degli abiti di Cristóbal Balenciaga, enfatizzandone l’aspetto architettonico. L’obiettivo dell’allestimento è esplorare i diversi aspetti della visione di Balenciaga: la tensione tra struttura e morbidezza, l’uso audace delle forme geometriche, l’equilibrio tra tradizione e innovazione che vengono narrati tramite elementi semplici dal significato simbolico», commenta Elisa Ossino. Il couturier, protagonista della mostra, nasce in Spagna nel 1895 a Getaria. Lavorava alla costruzione dei suoi abiti in modo così tecnico e preciso che l’approccio usato sembrava essere quello delle costruzioni ingegneristiche. Lo stilista, infatti, aveva una profonda conoscenza tecnica sia della modellistica sia della sartoria, per questo il suo lavoro sulle forme ha dato vita a strutture impensabili, mai create prima, come per esempio quella a uovo e a sacco. Lo stesso Balenciaga affermava che «un couturier deve essere un architetto per la forma, un pittore per il colore, un musicista per l’armonia e un filosofo per la misura».
Insomma, una figura con una visione a trecentosessanta gradi, la stessa che ha permesso a Balenciaga di dare vita a creazioni contemporanee e adatte a ogni epoca perché frutto di sperimentazione, studio ma soprattutto di una ricerca interiore che dava vita a qualcosa che andasse oltre il semplice vestito. Durante un’esposizione dedicata al couturier all’Albert Museum a Londra, ad esempio, i suoi abiti sono stati radiografati per capirne la costruzione “scheletrica”, quella più segreta. L’unico segreto, però, era la sua estrema conoscenza e costante ricerca nella costruzione dei capi. Di questa maniacale accuratezza si potrà scoprire di più con la mostra in Italia che mette in luce l’impegno del couturier dietro ogni creazione, e allo stesso tempo come i suoi lavori si adattino all’attuale mondo della calzatura spagnola, con il contributo di MICAM e Milano Moda Donna.
A Parigi la prima asta con i capi di Margiela A Parigi, in un edificio brutalista e asettico, al numero 81 di Boulevard Voltaire, lunedì 27 gennaio verrà allestita un’asta, la più grande mai dedicata allo stilista belga Martin Margiela. La scelta della location non è casuale: rispecchia a pieno l’estetica drammatica, oscura e intellettuale di Margiela, che da sempre ha criticato il sistema moda, di cui ha decostruito le regole. Insieme a Paul Poiret, Margiela è stato un pioniere del recycling perché era solito usare capi vintage che poi trasformava in creazioni del tutto nuove. Lo spazio dell’asta sarà accessibile già dal 25 febbraio, dove saranno esposte circa trecento creazioni realizzate da Margiela tra il 1988 e il 1994, alcune delle quali mai indossate, ancora con la loro etichetta e il loro packaging originale.
A raccogliere e conservare i pezzi d’archivio sono state Angela ed Elena Picozzi, fondatrici di Castor Fashion, azienda di prototipia e produzione. Le due sorelle hanno seguito le orme della madre Graziella Picozzi, fondatrice del marchio Deni Cler, ma in realtà anche una talent scout. Graziella, infatti, conobbe Martin Margiela tramite un disegnatore di tessuti comasco, che a sua volta era entrato in contatto con lo stilista belga quando quest’ultimo lavorava nell’ufficio stampa di Jean Paul Gaultier. Già dal primo incontro Picozzi intuì il talento di Margiela, tanto da chiedergli di disegnare una collezione per il suo brand, dal titolo “!”. Una collezione che rimase incompleta perché Margiela sentì la necessità di creare una propria linea di abiti. E anche in questa scelta, Graziella Picozzi assecondò l’istinto del couturier, mostrando lungimiranza nel capire un talento che da lì a poco sarebbe esploso. Di Picozzi, però, si sa poco, perché la stessa non ha mai voluto prendersi il merito di aver “scoperto” Margiela.
Questo titolo non le è mai interessato, il suo unico scopo era quello di seguirlo nelle sue scelte, e di sostenerlo. La stessa Picozzi era presente anche quando lo stilista belga ideò il suo “marchio di fabbrica”: i quattro punti. Ai tempi una scelta per niente scontata, quando i super loghi e i monogram tappezzavano gli abiti.
«Lavorare con Martin Margiela è stata un’esperienza così intensa che ancora oggi fatico a tradurre in parole. Le emozioni provate di fronte ai suoi capi non le ho mai più rivissute. E poi c’era quella semplicità, quel piacere di fare magari anche l’una di notte pur di trovare la soluzione migliore per un capo. Quando le mie figlie Angela ed Elena hanno deciso di affidare a Kerry Taylor il loro archivio per batterlo all’asta, ho sentito di dover superare la mia ritrosia per condividere i miei ricordi di Martin con chi la moda la ama», confida – ancora con tanta emozione – Graziella Picozzi. Le figlie Angela ed Elena, vivendo a pieno questi momenti, hanno continuato a sostenere Margiela collezionando pezzi d’archivio. Le stesse, infatti, affermano: «Abbiamo sempre considerato questi capi un pezzo di storia della moda da tutelare, nel tempo però ci siamo rese conto di quanto sia importante che il talento e la visione di Martin vengano valorizzati, studiati, raccontati e perché no, indossati. Crediamo che il mondo della moda abbia più che mai bisogno di conoscere a fondo l’estetica di Martin Margiela». Oltre agli indumenti, inoltre, l’asta batterà anche rari documenti come i cartamodelli originali utilizzati per le giacche della collezione Primavera/Estate 1989. A occuparsi dell’asta sarà Kerry Taylor Auctions, specializzata in vintage fashion, costumi antichi e tessuti.
Dall’Italia alla Francia: la mostra di Dolce&Gabbana si sposta a Parigi
Sempre nella Ville Lumière prosegue la mostra che omaggia Dolce&Gabbana “Du Coeur à La Main: Dolce&Gabbana” (Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana), aperta fino al 31 di marzo 2025 al Grand Palais di Parigi. L’esposizione aveva raccolto molti consensi già in Italia, quando l’anno scorso era stata allestita al Palazzo Reale di Milano. Per l’occasione, noi de Linkiesta Etc, avevamo intervistato Florence Müller, curatrice della mostra, che in merito al suo contributo ci aveva rivelato «è stata una meravigliosa opportunità per confrontare un lavoro di moda unico con la mia conoscenza e ammirazione per l’arte e la cultura italiana. Secondo me i due designer incarnano più pienamente l’anima italiana nel suo intreccio simbiotico tra arte alta e cultura popolare. Lo sviluppo di questo progetto si è svolto come un’epopea attraverso il vasto campo delle possibilità artistiche e la ricchezza delle storie intessute di seta e di sogni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana».
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