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Botte alla sorella: per Maniero ancora guai, nuova identità e braccialetto elettronico


Uomini che odiano le donne. Uno in particolare, Felice Maniero. La brutta vicenda di maltrattamenti nei confronti della moglie non era un caso isolato, c’è infatti un nuovo procedimento per analoghi comportamenti verso la sorella Noretta.

L’ex boss della Mala del Brenta è stato denunciato per averla presa a schiaffi e pugni. I giudici, oltre al divieto di avvicinamento, hanno disposto anche l’uso del braccialetto elettronico. Gli vengono contestati in tutto 6 episodi, da agosto a novembre 2024, uno anche per strada e quindi con testimoni che ai carabinieri hanno riferito di aver visto “un signore anziano che prendeva a schiaffi una donna”.

Tutte le altre aggressioni, invece, sono avvenute a casa dell’anziana madre e anche in questo caso i racconti dei vicini sono stati utili per integrare i verbali dei carabinieri. «Io sono tranquillo, tutto sarà chiarito», dice Maniero attraverso il suolo legale, Rolando Iorio. Che precisa: «La sorella ha già ritirato la denuncia».

Tuttavia, il ritiro della querela conta poco, perché essendo un caso di violenza contro una donna è procedibile d’ufficio. E infatti è stato chiesto il giudizio immediato: prima udienza in aprile in tribunale a Pisa.

Tutti questi fatti sono successi in Toscana, dove la sorella vive da tempo, anche dopo la separazione da Riccardo Di Cicco, il dentista di Fucecchio condannato a 4 anni di reclusione proprio per aver riciclato per anni miliardi di lire dell’ex boss.

Le informazioni che trapelano sono frammentarie, ma l’innesco della violenza potrebbe essere stato proprio a causa di una questione di soldi. Anzi, di quella questione di soldi. Circa sette anni fa era emerso il complotto che la sorella e il marito avevano tentato di ordire alle sue spalle.

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«Lo vogliamo incastrare questa persona che è un ignorante oppure no?», chiedeva ripetutamente Di Cicco al telefono. Aveva in testa un piano ben preciso. Prevedeva la vendita delle ville, quella di Poggio Adorno a Santa Croce, quella di Fiumetto, ville che però i due erano riusciti a comprare proprio con i soldi di Maniero.

«E allora praticamente gli dici “guarda abbiamo già sentito, la svendiamo”», insisteva Di Cicco: «Tu fai finta che glieli diamo e buona notte suonatori, no? Si vende casa e quando la casa è venduta i soldi ce li mettiamo in tasca. Vorrai mica andare in mezzo a una strada?».

Durante uno degli interrogatori successivi Felice Maniero raccontò agli investigatori tutti i retroscena di quella partita. «Quando ha sposato mia sorella Noretta, nell’84, era uno squattrinato. Chiesi io a mia mamma (Lucia Carrain) di regalargli una Fiat Uno. Gli ho dato io 140 milioni di lire per comprare a Poggio Adorno. Era una casa del 1800, diroccata, un rudere. E con i soldi miei, un miliardo, l’ha fatta nuova».

Ecco perché l’acredine nei confronti della sorella potrebbe nascere proprio da quei fatti. Ma il legale smentisce. «I soldi non c’entrano», sottolinea Iorio.

Maniero oggi è un uomo solo, quest’anno (il 2 settembre) compirà 71 anni. Vive ancora in una località segreta e con un nuovo nome, non più quel Luca Mori ormai noto a tutti. Quell’identità sarà usata per l’ultima volta lunedì prossimo in tribunale a Brescia, per un’accusa che si trascina dal 2016: aver colpito un poliziotto, in abiti borghesi, durante un lite stradale.

Ma i fasti di un tempo sono un ricordo ormai sbiadito. I soldi sono sempre meno e anche i rapporti con i familiari iniziano a traballare.

Il tribunale di Brescia lo ha condannato a 4 anni di reclusione e 25 mila euro di risarcimento per maltrattamenti in famiglia: tre anni d’inferno raccontati dall’ex compagna Marta Bisello, che gli era stata accanto dal 1993. Giunta al limite della sopportazione, l’aveva denunciato e così era scattato l’arresto per un crescendo di violenze psicologiche e fisiche.

Ammettendo alcuni episodi di maltrattamenti, Maniero ha sempre spiegato che la relazione era in realtà finita per motivi economici. «Finiti i soldi, finito amore», aveva detto in aula.

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L’uomo che per vent’anni ha terrorizzato il Nord Est con rapine, omicidi e sequestri di persona, il bandito sprezzante che sfidava l’autorità, evadeva dalle carceri e pasteggiava con astice e prosecco in cella, lo stesso che poi collaborando ha mandato in galera tutti i sodali, ha perso definitivamente la sua “faccia d’angelo” con reati odiosi come i maltrattamenti in famiglia e la violenza sulla donne. 



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