Con le buone o con le cattive. Il presidente americano Donald Trump minaccia Vladimir Putin, ma non lo fa con la forza delle armi, ventilando di inviare nuovi aiuti all’Ucraina. Punta su un altro elemento di pressione: le sanzioni, i dazi, le tasse. Promette che darà la spinta finale contro la già indebolita economia di Mosca se il presidente russo non accetterà un accordo sulla cessazione della guerra. Trump ha congelato la retorica della campagna elettorale in cui promise che avrebbe ottenuto la fine del conflitto in Ucraina entro 24 ore. Bene, quel breve lasso di tempo è già trascorso e nel Donbass i combattimenti sono ancora in corso e sono sempre più intensi. Anche a Kursk, in quella fetta di territorio russo occupato dagli ucraini, la guerra prosegue, tanto che la Corea del Nord manderà nuovi rinforzi – sostanzialmente carne da cannone visto che sono già morti almeno mille soldati di Kim – in aiuto dell’amico Putin. Ma al di là degli slogan elettorali, ieri il presidente americano ha mostrato pragmatismo. Ha scritto un incisivo messaggio sul suo social Truth in cui incalza Putin, con il quale in passato ha sempre avuto un buon rapporto, perché accetti il dialogo. Putin ha anche capito che il disimpegno unilaterale sarebbe disastroso per gli Usa («non vuole un’altra Kabul» ha detto una fonte diplomatica europea all’Ansa).
Pressione
La pistola sul tavolo è rappresentata da nuove sanzioni per affossare l’economia russa. Rileggiamo le parole di Trump. Premessa: «Non cerco di fare del male alla Russia. Amo il popolo russo e ho sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin». Ricorda: «La Russia ci ha aiutato a vincere la seconda guerra mondiale, perdendo quasi 60 milioni di vite». In realtà il dato degli storici è inferiore, attorno ai 27 milioni, ma la sostanza resta. Prosegue: «Detto questo, farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grande favore. Accomodatevi ora e fermate questa ridicola guerra! Non farà che peggiorare. Se non facciamo un accordo, e presto, non avrò altra scelta che imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su qualsiasi cosa venga venduta dalla Russia agli Stati Uniti e a vari altri Paesi partecipanti. Facciamola finita con questa guerra, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente! Possiamo farlo nel modo più facile o nel modo più difficile, e il modo più facile è sempre meglio. È tempo di “fare un affare”. Non si dovrebbe perdere altre vite!!!». Il linguaggio è quello dell’uomo di affari, mentre la sovrabbondanza di punti esclamativi è espressione dell’esuberanza di Trump. Ma ciò che conta è l’iniziativa forte nel momento in cui davvero è possibile raggiungere un risultato: se è vero che Kiev è stremata dopo quasi tre anni di guerra in cui comunque è riuscita a resistere, è altrettanto evidente che Putin ha bisogno di un modo onorevole, che non intacchi la sua immagine, di uscire dal pantano in cui si ritrova dal 24 febbraio 2022, quando ha ordinato l’invasione dell’Ucraina. Aveva promesso un’operazione speciale lampo con l’entrata trionfale del suo esercito a Kiev, ma dopo tre anni, decine di migliaia di soldati morti e un Paese più povero, ora ha interesse a cogliere l’occasione offerta da Trump. Sono in corso le trattative per organizzare un colloquio telefonico tra i due leader, mentre non è escluso che in futuro possa avvenire un incontro. Zelensky, che teme la riduzione degli aiuti militari già ventilata in campagna elettorale da Trump, però ha detto di avere fiducia nell’imprevidibilità del neo presidente Usa.
Dettagli
Ha spiegato a Politico Kurt Volker, rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina durante il primo mandato di Trump: «L’inflazione in Russia è fuori controllo, i tassi di interesse sono congelati artificialmente a un livello già alle stelle del 21 per cento, c’è carenza di manodopera e vittime di guerra in massa. Questa non è una società sostenibile». Secondo gli ultimi dati disponibili, nonostante le sanzioni già in vigore, nel 2024 le esportazioni russe negli Stati Uniti hanno sfiorato i 2,9 miliardi di dollari. Il generale in pensione Keith Kellogg è l’inviato speciale per l’Ucraina del Trump II. La bozza di piano di pace prevede il “congelamento” del conflitto sulla base dei territori controllati oggi dalla Russia: oltre alla Crimea, presa nel 2014, nel Donbass parte delle regioni di Lugansk e Donetsk, parte delle aree di Zaporizhzhia e Kherson. Si ipotizza una zona cuscinetto e forze militari europee a garanzia della sicurezza di Kiev che continuerebbe a ricevere armi per difendersi. Slitta l’adesione dell’Ucraina alla Nato.
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