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Green Deal, Carloni: era evidente un comportamento anomalo di Timmermans con politica scellerata. VIDEOINTERVISTA


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Roma – “La direzione della politica agricola italiana, che talvolta è stata opposta a quella dell’Europa o perlomeno dalle scelte che il commissario Timmermans aveva così assunto come decisioni europee, ha premiato l’Italia: molto spesso, quando sentiamo dire ce lo chiede l’Europa forse bisogna domandarsi che cosa sta facendo l’Europa. In questo caso, usando una frase di Riccardo Cocciante della sua canzone celebre rivitalizzata degli ultimi film, “Era già tutto previsto”, era evidente che c’era qualcosa di anomalo nel comportamento del commissario, impegnato in una scelerata politica che vedeva l’agricoltore come un impatto antropico che danneggiava e in qualche modo comprimeva l’ambiente”.

Così ad AGRICOLAE Mirco Carloni, presidente della commissione agricoltura della Camera, sui finanziamenti europei ai gruppi di pressione ambientalisti a Bruxelles.

“Questa visione è portata avanti anche evidentemente con delle lobby che erano molto interessate a produrre carne dentro i capannoni in modo artificiale, a produrre il latte senza passare per le mucche, a produrre dei beni alimentari attraverso i processi industriali, togliendo il settore primario di mezzo nella catena che vede da millenni invece la produzione di beni alimentari.

Questa alterazione del modello economico agricolo avrebbe danneggiata l’Italia in modo drammatico, perché si andava verso una scelta sostanzialmente di dare i soldi affinché gli agricoltori smettessero di fare una pressione antropica sull’ambiente. Questa era la visione delle ultime direttive di quella scelerata Commissione europea.

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L’Italia è nata da un’altra parte, bisogna dare atto a questo governo, al ministro Lorobrigida, al sottosegretario Pietra D’Eramo, ma anche, permettetemi, al mio collega De Carlo, alla Commissione Agricoltura della Camera, che ho l’onore di presiedere, di aver scelto in modo compatto un’altra direzione.

Noi abbiamo detto che l’agricoltura italiana va al centro delle politiche nazionali e a volte anche in contrasto con quelle europee. Perché? Perché noi invece sostenevamo che il prodotto agricolo meritasse attraverso il trasferimento tecnologico, attraverso anche la diversificazione.

I dati  Istat di ieri dimostrano proprio come il valore aggiunto che l’Italia ha per la prima volta come leadership europea sul prodotto nazionale, vale 42 miliardi, per la prima volta siano i più alti e quindi c’è questa leadership europea sul valore aggiunto è trainata proprio dalla diversificazione, dall’attività di agriturismo e enoturismo, da ciò che è il turismo rurale esperienziale e vede nell’agricoltore proprio un nuovo soggetto economico diffuso nel territorio che fa anche somministrazione dei propri prodotti e fa mescita del proprio vino, così come la diversificazione della produzione energetica, collegata all’azienda agricola.

Quindi la diversificazione e il trasferimento tecnologico hanno fatto sì che l’agricoltura tradizionale che per anni era stata l’unica politica agricola, oggi vede invece un grande cambiamento di rotta che questo governo ha rafforzato. Noi crediamo nel processo produttivo primario, crediamo soprattutto che l’agricoltore che merita di guadagnare di più e avere un aumento del valore aggiunto sulla propria produzione debba essere non solo tutelato ma debba rappresentare il cuore stesso della nostra economia perché l’Italia è fatta per due terzi di aree interne e la manutenzione, la gestione ma soprattutto l’impatto sociale che ha l’agricoltura nelle nostre aree interne è davvero importantissimo.

Soprattutto dobbiamo fare in modo che non si spaccino per Made in Italy alcuni prodotti agroindustriali che vedono saltare la filiera primaria agricola con approvvigionamenti di materia prima che viene dall’estero. Anche questa è una sfida per l’Italia, perché a volte i trattati europei hanno consentito anche al Made in Italy agroindustriale di poter utilizzare materia prima che costava meno di quanto costa produrre in Italia certi prodotti.

Anche le regole, anche l’attività regolatoria va fatta tenendo presente che non va penalizzato il nome della sostenibilità di chi produce alimenti e magari favorisce proprio l’introduzione in Italia di prodotti che non rispettano quelle regole e sono più competitivi. Su questo c’è un’attività di monitoraggio costante un lavoro costante d’intesa con il ministro e con i sottosegretari che le commissioni di Camera e Senato stanno facendo da tempo a favore dei nostri imprenditori, a cui va il vero ringraziamento perché il risultato del 12,5% in più di valore aggiunto e di maggiore reddito sulle imprese agricole è soprattutto dei nostri agricoltori”.

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