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Life Science in Italia: grandi idee in cerca di capitali


Il settore Life Science, che abbraccia biotecnologie, medtech, digital health e servizi sanitari, si conferma uno dei comparti più promettenti e strategici a livello globale. L’Italia, con il suo patrimonio di ricerca scientifica e innovazione, ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano.

Tuttavia, il contesto nazionale rimane segnato da criticità che rischiano di rallentarne la crescita e di trasformare il nostro Paese in un semplice “fornitore di idee” per ecosistemi esteri più maturi, nonostante negli ultimi mesi il comparto abbia visto una importante accelerata in termini di capitali raccolti e startup finanziate.

Un segnale che fa ben sperare negli sviluppi futuri.

Venture capital italiano e Life Science: luci e ombre

Il venture capital italiano ha fatto grandi passi avanti nel supportare le startup Life Science, in particolare nel settore Biotech, ma il rischio che questo strumento diventi un mezzo per trasferire tecnologie e competenze ai Paesi leader è concreto. Come sottolineato in un recente articolo, i fondi italiani spesso non riescono a garantire risorse sufficienti per portare le startup biotech a una piena maturità. Questo lascia spazio a investitori internazionali, che acquistano tecnologie sviluppate in Italia e le trasferiscono altrove, o viceversa, vede capitali italiani sostenere aziende estere per assenza di progetti maturi a livello nazionale.

Un esempio emblematico è quello di Neophore, una biotech con sede a Cambridge (Gran Bretagna), guidata dal fondatore scientifico italiano Alberto Bardelli. La società era stata scorporata dall’Università degli Studi di Torino e dalla farmaceutica britannica Phoremost, grazie all’intervento del CRT Pioneer Fund. Questo caso è significativo per due ragioni: da un lato, mostra come l’Italia possa essere il punto di origine di progetti scientifici d’avanguardia; dall’altro, evidenzia come le startup italiane spesso si trasferiscano all’estero per sfruttare ecosistemi più favorevoli in termini di finanziamenti e infrastrutture. Recentemente, Neophore ha raccolto nuove risorse finanziarie, che saranno utilizzate per sviluppare il suo programma di farmaci orali innovativi contro il cancro, portandoli allo stadio pre-clinico. Il round di Serie B, che ha visto la partecipazione di investitori italiani come Neva Sgr, LIFTT e Simon Fiduciaria, rappresenta un esempio di come i capitali nazionali contribuiscano anche allo sviluppo di aziende estere.

Sul fronte nazionale, si segnalano progressi significativi grazie a nuovi fondi e raccolte importanti. Tra i principali sviluppi:

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  • Indaco ha chiuso il suo fondo biotech a 95 milioni di euro, con focus su tecnologie innovative in oncologia, neurologia e oftalmologia, attirando il supporto di investitori istituzionali.
  • Panakès Partners ha recentemente lanciato un fondo da 150 milioni di euro, destinato a sostenere startup medtech e biotech con soluzioni all’avanguardia.
  • XGEN Venture Life Science Fund ha raggiunto un primo closing a 160 milioni di euro, con un target finale di 200 milioni, grazie al supporto di Micheli Associati, CDP Venture Capital e altri partner istituzionali.

Anche sul lato delle startup italiane si registrano raccolte di rilievo. Non ultima la raccolta di JuliaOmix di GenomeUp che ha completato un round di finanziamento da 1,5 milioni di euro nel 2023, sostenuta da Scientifica Venture Capital e Lazio Innova. La startup, focalizzata sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’analisi genomica, rappresenta un esempio di come le tecnologie innovative possano attrarre capitali pubblici e privati, pur rimanendo radicate nel territorio nazionale.

Questi sviluppi evidenziano come il settore Life Science italiano stia iniziando a posizionarsi su una traiettoria di crescita più solida. Tuttavia, rimane fondamentale migliorare l’ecosistema locale per trattenere startup e talenti, evitando che l’Italia diventi solo un bacino di idee a beneficio di ecosistemi più maturi all’estero.

I protagonisti del venture capital italiano

Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un incremento significativo degli investimenti nel settore biotech. Secondo dati recenti, il venture capital italiano ha registrato una crescita del 18% nel primo semestre del 2024, con investimenti che hanno raggiunto i 600 milioni di euro, grazie al contributo di business angel e fondi stranieri.

Il panorama italiano è sostenuto da una rete crescente di operatori, dai fondi di venture capital agli acceleratori e ai gruppi di angel investor specializzati. Tra i principali protagonisti:

  • Sofinnova Partners: Con sedi a Parigi, Londra e Milano, gestisce circa 2 miliardi di euro di capitale, con un forte focus su investimenti early-stage in biotecnologie e scienze della vita.
  • Indaco Venture Partners: Una delle più grandi SGR del paese, specializzata in medtech, biotech-pharma e digitale, ha recentemente chiuso il fondo biotech a 95 milioni di euro.
  • Panakès Partners: Fondo milanese focalizzato su startup medtech e biotech, con un nuovo fondo da 150 milioni di euro destinato a sostenere innovazioni all’avanguardia nelle scienze della vita.
  • Claris Ventures: Specializzato in investimenti early-stage in aziende biofarmaceutiche ad alto potenziale nate dall’ecosistema italiano di ricerca e sviluppo. Gestisce il fondo “Claris Biotech I”.
  • CDP Venture Capital: Attraverso il programma VITA, un acceleratore dedicato alle scienze della vita, CDP sostiene startup in fase seed ed early-stage.
  • Angelini Ventures: Il braccio di venture capital del Gruppo Angelini, focalizzato su healthcare e biotech, con investimenti mirati in startup europee e americane.
  • Fondo XGEN: Con un primo closing a 160 milioni di euro, è specializzato in tecnologie biomediche e startup emergenti nel settore delle scienze della vita.

Parallelamente ai fondi, sono fondamentali gli operatori che si concentrano sulle fasi iniziali di sviluppo. Tra questi:

  • ZCube: L’Innovation Hub del gruppo farmaceutico Zambon, che supporta startup in ambito healthcare e biotech, con programmi di accelerazione e investimenti early-stage.
  • Scientifica Venture Capital: Particolarmente attiva nel finanziare progetti innovativi in ambito biotech e digital health.
  • Italian Angels for Biotech (IAB): Una rete di angel investor che supporta startup italiane con capitale e mentoring, favorendo la nascita di realtà competitive a livello internazionale.

Questi attori, uniti a iniziative regionali come quelle di Lazio Innova, stanno contribuendo a rendere il panorama delle scienze della vita sempre più competitivo.

La presenza di acceleratori, incubatori e reti di angel verticali è cruciale per sostenere le startup nelle loro fasi iniziali, mitigando i rischi e preparando le aziende a raccogliere round più consistenti dai fondi di venture capital. Tuttavia, rimane fondamentale migliorare l’infrastruttura del settore per consentire alle startup italiane di competere a livello globale.

Startup Life Science: numeri e trend principali

Tra il 2021 e il 2023, in Italia sono nate 753 startup Life Science, rappresentando il 9,5% del totale delle nuove imprese innovative (ListUp, 2024). Nel primo semestre del 2024, l’ecosistema ha registrato 139 nuove startup, portando il totale complessivo delle imprese attive a 1.240 (ListUp, 2024). Questo dato evidenzia un trend di crescita costante, in cui il settore Life Science si conferma un pilastro dell’innovazione italiana.

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La distribuzione geografica vede la Lombardia come leader assoluto, ospitando il 28% delle startup Life Science, seguita da Lazio (13%) e Campania (12%) (ListUp, 2024). In Lombardia, il baricentro è rappresentato da Milano, che concentra il 20% delle startup nazionali del settore. A livello nazionale, le startup Life Science dimostrano una crescente attenzione all’intelligenza artificiale, con il 24% delle aziende che integra l’AI nei propri processi e servizi, segnando un incremento del 367% rispetto al 2021 (ListUp, 2024).

Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, il Digital Health rimane il comparto più rappresentativo, con il 40% delle startup, seguito dal MedTech (28%), dai prodotti e servizi sanitari (21%) e dal Biotech/Pharma (9%) (ListUp, 2024). Questi segmenti riflettono una forte attenzione verso tecnologie avanzate per la gestione della salute e lo sviluppo di nuovi farmaci, con un significativo aumento degli investimenti in MedTech, che nel primo semestre del 2024 ha raccolto 114 milioni di euro, quintuplicando il dato del 2023 (Adnkronos, 2024).

Parallelismo con il mercato europeo

A livello europeo, l’Italia sta iniziando a colmare il divario con ecosistemi più maturi come quelli di Francia, Germania e Regno Unito. Nel 2024, il settore Life Science in Europa ha visto investimenti complessivi superiori a 4 miliardi di euro, con il Biotech/Pharma che rappresenta circa il 45% del totale (Atomico’s State of European Tech, 2024). In Italia, nello stesso periodo, gli investimenti si sono attestati a 166 milioni di euro nel primo semestre, con il Biotech/Pharma che ha attirato il 46% dei capitali raccolti dal 2019 (ListUp, 2024).

Tuttavia, il numero di startup attive in Italia rimane inferiore rispetto a quello di Paesi come Francia e Germania, che possono contare su ecosistemi più robusti e maggiori risorse per il finanziamento delle fasi di scale-up. Ad esempio, mentre la Francia ha registrato oltre 1.800 startup Life Science attive nel 2024, l’Italia deve ancora superare la soglia delle 1.300 (Ambrosetti, 2024).

Un aspetto positivo è rappresentato dalla maggiore attenzione verso i settori emergenti, come il Digital Health, dove l’Italia registra un tasso di crescita superiore alla media europea, e il MedTech, che sta guadagnando rapidamente terreno in termini di attrazione di capitali.

Equity crowdfunding: il Life Science conquista gli investitori retail

L’equity crowdfunding si conferma uno strumento strategico per democratizzare l’accesso al capitale. Secondo l’European Equity Crowdfunding Landscape 2024 (report europeo sul mercato dell’Equity Crowdfunding, lanciato in anteprima a dicembre da Over Ventures e Italian Tech Alliance), il Life Science è stato il settore più finanziato in Europa, con oltre 50 milioni di euro raccolti, di cui circa il 10% in Italia. Questo dato testimonia l’interesse crescente anche dei piccoli investitori verso startup innovative in ambito biotech e medtech. Sempre secondo l’EECL, Capital Cell è stato il principale portale di equity crowdfunding in Spagna, operante anche in altre regioni europee e specializzato in Life Science e Biotech. Capital Cell ha recentemente lanciato la sua prima campagna in Italia, quella di MgShell, consolidando il potenziale del mercato italiano per gli investimenti nel settore delle scienze della vita.

Opportunità e sfide per il futuro

Uno dei pilastri per rafforzare il settore Life Science in Italia è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta una leva strategica per promuovere la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e il trasferimento tecnologico. Il PNRR ha stanziato fondi significativi per lo sviluppo delle scienze della vita, con particolare attenzione a:

  • Infrastrutture per la ricerca: Investimenti in laboratori avanzati e piattaforme digitali per accelerare la traduzione dei risultati scientifici in soluzioni commerciali.
  • Formazione e attrazione di talenti: Programmi dedicati per trattenere giovani ricercatori e professionisti altamente qualificati, evitando il brain drain verso ecosistemi più maturi.
  • Supporto al trasferimento tecnologico: Creazione di hub e acceleratori per facilitare la collaborazione tra università, centri di ricerca e industria.

Nonostante i progressi, è fondamentale garantire una gestione efficace delle risorse del PNRR, evitando frammentazioni regionali o dispersione dei fondi. Un utilizzo strategico di questi investimenti potrebbe posizionare l’Italia come leader nel settore Life Science, attirando ulteriori capitali e talenti a livello internazionale.

Conclusioni

Il settore Life Science in Italia ha un potenziale straordinario, ma per trasformarlo in un pilastro dell’economia nazionale è necessario un impegno coordinato. Investire nei fondi giusti, trattenere le eccellenze e ridurre le barriere burocratiche sono passi fondamentali per garantire che l’Italia possa competere su scala globale, attirando capitali e valorizzando il proprio patrimonio di innovazione.



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