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Genodella contaminazione, i dati più preoccupanti


La Liguria è una delle regioni con maggiore diffusione della contaminazione da Pfas nelle acque potabili. Secondo il rapporto “Acque senza veleni” di Greenpeace, la regione registra la presenza di sostanze per- e poli-fluoroalchiliche in tutti gli 8 campioni analizzati, posizionandosi tra le aree più critiche d’Italia.

A Genova, i livelli di Tfa (acido trifluoroacetico) raggiungono il massimo di 126,4 ng/L, il dato più alto regionale, mentre il parametro “Somma di Pfas” tocca i 13,8 ng/L, collocando il capoluogo al quinto posto tra i comuni liguri monitorati.

Nella classifica regionale, Rapallo registra il valore più alto per il parametro “Somma di Pfas”, con 28,6 ng/L, seguito da Albenga (25,7 ng/L) e Sarzana (25,6 ng/L). Il dato relativo al Pfoa (acido perfluorottanoico) pone invece Rapallo al primo posto con 20,7 ng/L, mentre Genova si attesta a 12,3 ng/L. Anche il Pfos (acido perfluorottano sulfonico), classificato come possibile cancerogeno, è stato rilevato con valori significativi, inclusi 1,5 ng/L a Genova e Albenga, e un massimo regionale di 4 ng/L a Imperia​​​.

La Liguria, insieme a Trentino-Alto Adige e Veneto, è tra le regioni italiane con la più alta percentuale di campioni contaminati, raggiungendo il 100% dei punti monitorati. A livello nazionale, il Pfas più diffuso è il Pfoa, rilevato nel 47% dei campioni totali, seguito dal Tfa, presente nel 40% dei casi. Rispetto al parametro “Somma di Pfas”, Rapallo si colloca tra i comuni con le concentrazioni più elevate in Italia, accanto a città come Milano, Arezzo e Perugia, evidenziando una distribuzione critica delle sostanze chimiche lungo tutta la regione​​​.

Questi dati devono essere letti alla luce dei limiti normativi che entreranno in vigore in Italia a partire dal 2026: la direttiva europea prevede un tetto di 100 ng/L per la “Somma di Pfas”. Tuttavia, secondo Greenpeace e diverse agenzie scientifiche, tali limiti non sono adeguati a proteggere la salute umana, in quanto molte nazioni europee e gli Stati Uniti hanno adottato soglie molto più restrittive​​​.

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Pfas: cosa sono e perché contaminano le acque potabili

I Pfas sono un gruppo di oltre 4.700 sostanze chimiche artificiali impiegate dagli anni ’50 in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, tra cui tessuti tecnici, schiume antincendio e rivestimenti idrorepellenti. Grazie alla loro resistenza chimica, sono stati definiti “inquinanti eterni”: una volta dispersi, si degradano estremamente lentamente, accumulandosi nell’acqua, nel suolo, negli alimenti e nel corpo umano.

Le principali cause di contaminazione delle acque includono scarichi industriali non controllati, utilizzo di pesticidi e infiltrazioni di rifiuti tossici. Molecole come il Pfoa e il Pfos, già vietate a livello globale dalla Convenzione di Stoccolma, sono cancerogene o potenzialmente cancerogene. Altre, come il Tfa, pur essendo meno studiate, rappresentano un rischio crescente per la salute pubblica per la loro persistenza e per l’impossibilità di essere rimosse con i tradizionali trattamenti di potabilizzazione​​.

Rischi per la salute

Gli effetti dei Pfas sull’organismo sono documentati, alcuni composti, come il Pfoa, sono classificati come cancerogeni dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). Altri agiscono come interferenti endocrini, provocando danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.

Le popolazioni esposte all’inquinamento da Pfas, attraverso acqua potabile contaminata, sono a rischio di sviluppare malattie croniche e tumori, con effetti particolarmente gravi nei bambini e nelle donne in gravidanza​​.

Il metodo scientifico di Greenpeace

Per realizzare il rapporto, Greenpeace Italia ha effettuato un’indagine indipendente tra settembre e ottobre 2024, prelevando 260 campioni in 235 comuni italiani, tra cui otto in Liguria. I campioni, raccolti principalmente da fontane pubbliche, sono stati analizzati presso un laboratorio accreditato secondo le normative Epa 533 e ISO 21675.

Il metodo si basa su cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC-MS/MS), che consente di individuare e quantificare con precisione 58 molecole Pfas, più del doppio rispetto alle 24 previste dalla normativa italiana.

Il limite di quantificazione era di 1 nanogrammo per litro per quasi tutte le molecole, con l’eccezione del Tfa (50 ng/L). Questo approccio ha permesso di costruire la prima mappa nazionale indipendente della contaminazione da Pfas, evidenziando lacune nei controlli pubblici e dimostrando che in Italia milioni di persone ricevono acqua potabile non conforme agli standard di sicurezza di altri Paesi​​.

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