Generazione AntiDiplomatica è lo spazio che l’AntiDiplomatico mette a disposizione di studenti e giovani lavoratori desiderosi di coltivare un pensiero critico che sappia andare oltre i dogmi che vengono imposti dalle classi dirigenti occidentali, colpendo soprattutto i giovani, privati della possibilità di immaginare un futuro differente da quello voluto da Washington e Bruxelles. Come costruirlo? Vogliamo sentire la vostra voce. In questo nuovo spazio vi chiediamo di far emergere attraverso i vostri contenuti la vostra visione del mondo, i vostri problemi, le vostre speranze, come vorreste che le cose funzionassero, quale società immaginate al posto dell’attuale, quali sono le vostre idee e le vostre riflessioni sulla storia politica internazionale e del nostro paese. Non vi chiediamo standard “elevati” o testi di particolare lunghezza: vi chiediamo solo di mettervi in gioco. L’AntiDiplomatico vi offre questa opportunità. Contribuite a questo spazio scrivendo quanto volete dei temi che vi stanno a cuore. Scriveteci a: generazioneantidiplomatica@gmail.com
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Articolo di Federico Guaiana, studente genovese di un istituto professionale
La Repubblica Italiana quest’anno (ancora inconcluso) ha incassato dalle tasse una cifra di circa 385 miliardi di euro, 23 miliardi in più rispetto al 2023. Proprio per coronare questo momento i parlamentari hanno voluto festeggiare aumentando lo stipendio dei ministri non in parlamento, perché questi potessero finalmente recepire un salario di “soli” diciassettemila euro (e chissà se insieme ai loro non aumenteranno in futuro anche gli introiti di tutti i parlamentari mi chiedo). Alla fine il Natale è di tutti, e se loro l’anno scorso, sotto proposta del primo ministro Giorgia Meloni, si sono voluti regalare cinquemilacinquecento euro di bonus da spendere in tecnologia, e quest’anno si sono regalati l’aumento dei vitalizi, invece a noi “comuni mortali” hanno voluto regalare un taglio sui fondi destinati alla sanità.
Si, proprio la sanità:la stessa che per mancanza di medici e dispositivi fa fatica a reggere il ritmo delle necessità della nostra popolazione; la stessa che con code e liste d’attesa chilometriche permette alle persone di morire di tumore, piuttosto che di altre condizioni facilmente affrontabili. La sanità in Italia è un argomento spinoso: in quanto ormai regionalizzata, è già messa duramente alla prova nelle regioni del centro e del sud della nostra amata penisola , con un miglioramento nelle regioni del nord e con all’apice la zona del Triveneto che vanterebbe la migliore sanità del paese.
Questo preambolo mi permette di raccontare un avvenimento accaduto domenica 15 dicembre: vagavo per Pegli, una località in provincia di Genova, quando vidi passare le ambulanze della croce verde pegliese; una simpatica melodia tipica delle feste natalizie suonava agli altoparlanti, finché non venne interrotta dalla voce degli operatori dell’ambulanza, i quali raccontavano che senza il contributo economico dei cittadini sarebbero stati costretti a non poter prestare più il loro servizio di pronto soccorso.
La Liguria non è mai stata la regione peggiore in fatto di sanità, con le sue attese più o meno lunghe e tipiche del resto d’Italia, e nemmeno la migliore. Ma il fatto che vengano tagliati i fondi alla sanità non solo ne sta facendo peggiorare le condizioni ma apre al rischio che in Liguria e nelle altre regioni non si abbia più nemmeno un servizio di ambulanze efficiente, provocando decessi evitabili a persone per esempio colpite da infarti o peritoniti. Ciò mette nuovamente alla luce come non venga più garantito il diritto costituzionale alla salute.
Noi non conosciamo la ragione effettiva di questi tagli, ma il fatto che essi avvengano rende chiaro che la classe politica dovrebbe effettuare degli sforzi maggiori per migliorare l’economia del paese e tornare a un livello di assistenze sociale ragionevole per una classe lavoratrice che versa allo stato l’equivalente del suo salario per accedere a tali servizi.
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