L’Usb (Unione sindacale di base) Abruzzo-Molise aderisce allo sciopero generale proclamato dal sindacato per venerdì 13 dicembre: sette i pullman dei coordinamenti provinciali del lavoro privato, del pubblico impiego delle province di Chieti-Pescara, L’Aquila-Teramo e Isernia-Campobasso che partiranno per Roma. A renderlo noto sono il responsabile della federazione Usb Abruzzo-Molise Teodoro Pace e il responsabile Usb lavoro privato Abruzzo-Molise Romeo Pasquarelli.
L’occasione anche per far sapere che sul fronte dei trasporti non rispetteranno il limite delle 4 ore deciso con precettrazione dal ministro Matteo Salvini e annunciando un ricorso al Tar (Tribunale regionale amministrativo”.
“Il governo Meloni – scrivono in una nota congiunta – vara una finanziaria contro i lavoratori, i pensionati, che si sono visti adeguamenti risibili e offensivi (3 euro al mese), studenti, che favorisce gli speculatori, gli evasori e porta il paese verso lo spettro di una economia di guerra stornando miliardi di investimento verso il settore delle armi”.
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Questo nel Paese “con i salari più bassi d’Europa, con milioni di lavoratori senza rinnovi di Ccnl (contratti collettivi nazionali del lavoro) e salari adeguati all’inflazione che negli ultimi tre anni è stata del 18 per cento con una perdita reale di potere di acquisto ancor più importante, con la sanità pubblica scientemente proiettata verso lo smantellamento a favore di quella privata, con la produzione industriale e le crisi industriali che stanno provocando una macelleria sociale (vedi caso Stellantis), con la scuola pubblica penalizzata e senza risorse necessarie, con le continue stragi sul lavoro con tre morti al giorno e più di mille all’anno, con una gestione ideologica dell’immigrazione basata su una legge ingiusta, obsoleta e dannosa per il paese qual è la Bossi-Fini, con il mondo del lavoro basato sulla precarietà che genera lavoro con salari da fame grazie a contratti, colpevolmente sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, con gli affitti insostenibili e le politiche della casa inesistenti”.
“Consapevole degli effetti di tali politiche economiche il governo – incalza il sindacato – ha pensato bene di mettere il bavaglio a stampa libera, magistratura e ai lavoratori apprestandosi al varo di una legge liberticida come il ddl 1660”.
“Contro tale politica economica l’Usb ha proclamato lo sciopero generale, che riguarda tutti i settori di lavoro pubblici e privati, per la giornata lavorativa del 13 dicembre 2024 con due manifestazioni nazionali che si terranno a Roma e Milano”.
Le ragioni per cui l’Usb sciopera in Abruzzo e Molise
Il sindacato quindi elenca quali sono le ragioni strettamente territoriali che hanno portato alla decisione a cominciare dalla crisi della Stellantis che coinvolge gli stabilimenti, sottolineano, di Atessa, di Termoli e delle aziende degli indotti “con la multinazionale che continua nelle delocalizzazioni e di fatto ha abbandonato il progetto Gigafactory di Termoli mentre ne annuncia analoghi in Spagna”.
Quindi una sanità che in Abruzzzo è “allo sbando” e “dove le varie Asl risultano tra le peggiori per gestione dei servizi, con il proliferare di appalti e subappalti nella sanità e nel settore privato che generano situazioni lavorative e salariali non più accettabili”.
Il tema scuola pubblica “che continua a subire tagli di personale docente e non docente” cui si aggiunge la questione migranti “ostaggio nei Cas senza possibilità di iniziare un percorso di integrazione e senza possibilità di ottenere in tempi ragionevoli il famigerato permesso di soggiorno”.
Non meno importante il tema infortuni e morti sul lavoro “che collocano la regione Abruzzo – ricorda l’Usb – in zona arancione e tra le peggiori”. E ancora “il trasporto pubblico locale che attende risposte salariali e occupazionali ma subisce solo le iniziative ritorsive e di limitazioni di sciopero del ministro Salvini con l’ennesima iniziativa arrogante con la quale ha ridotto a 4 ore lo sciopero per il settore trasporti che l’Usb ignorerà confermando la mobilitazione per tutta la giornata e ricorrendo al Tar (Tribunale regionale amministrativo”.
“È ora di alzare la testa e di smascherare un governo nemico dei lavoratori, dei pensionati e degli studenti. È ora di respingere le politiche guerrafondaie che hanno prodotto catastrofi, genocidi, fame e crisi economiche e sociali. È ora – conclude – di respingere le politiche concertative di Cgil, Cisl e Uil che hanno creato una catastrofe salariale e sociale”.
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