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Italia, Europa, Mondo: le sfide dell’agricoltura


«L’agricoltura non è solo un settore produttivo del Paese. E’ la base della sicurezza alimentare, il fondamento della nostra economia, del nostro lavoro, e il cuore della sostenibilità ambientale. Più di tutto, è una questione di responsabilità: verso i nostri territori, verso le nostre imprese, verso i cittadini/consumatori, verso le generazioni future. Il mondo sta cambiando rapidamente, e l’agricoltura si trova al centro di queste trasformazioni». Lo scrive il Presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nella sua relazione presentata all’Assemblea Invernale.

Tre elementi, in particolare, stanno ridefinendo le nostre priorità.

  1. La geopolitica del cibo:
    La guerra in Ucraina ed in Medio Oriente e la Crisi Asiatica hanno mostrato quanto siano vulnerabili le filiere agroalimentari globali.
  2. Le tensioni commerciali:
    Gli Stati Uniti, con le politiche protezionistiche annunciate dall’amministrazione Trump, potrebbero imporre dazi che penalizzerebbero l’agroalimentare europeo e il Made in Italy. Allo stesso tempo, l’accordo Mercosur e quello in itinere con la Thailandia rappresentano una minaccia per la competitività delle nostre aziende, con l’ingresso sul mercato di prodotti che non sempre rispettano gli stessi standard di sicurezza

Il cambiamento climatico:

La desertificazione, le condizioni meteorologiche estreme, e la pressione sulle risorse idriche stanno trasformando il modo in cui produciamo cibo. Le nostre imprese agricole, già alle prese con margini ridotti e costi crescenti, devono affrontare anche l’urgenza di una transizione ecologica ed energetica che richiede investimenti significativi.
Gli effetti di queste avversità, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, sono tra i principali responsabili delle flessioni produttive, specialmente nel settore delle coltivazioni.
Nel 2023, l’Istat ha registrato un calo del valore della produzione agricola nazionale del 4% per le coltivazioni.
Secondo le stime del Centro Studi di Confagricoltura, il valore delle produzioni vegetali nazionali si è ridotto di 1,2 miliardi di euro nel 2023 rispetto al 2022, segnando una flessione complessiva del 3,1%, in particolare si segnala una riduzione dei volumi di vino del -17,4% e di frutta del -11,2%.
Di fronte a queste sfide globali, è evidente la necessità di una strategia ed una visione comune di medio e lungo periodo. Quali obiettivi vogliamo raggiungere per l’agricoltura italiana ed europea? Noi siamo Confagricoltura, vogliamo partire da una visione chiara e condivisa, per costruire un futuro solido per i nostri agricoltori e il nostro Paese. Definire obiettivi è il primo passo per costruire una strategia efficace. Non possiamo limitarci a navigare a vista, reagendo alle crisi man mano che si presentano. Dobbiamo definire un quadro di riferimento ambizioso, che guidi ogni nostra azione e decisione. Abbiamo bisogno, quindi, di un Piano pluriennale europeo ed italiano.

Produttività e competitività: L’agricoltura come motore economico

Il primo obiettivo è crescere, rafforzare la produttività e la competitività del settore agricolo. In un contesto di mercati globali sempre più complessi e competitivi, dobbiamo garantire che le nostre aziende abbiano gli strumenti e le risorse per prosperare. La qualità, che da sempre contraddistingue le produzioni italiane ed europee, deve continuare a essere il nostro biglietto da visita. Ma qualità e tradizione devono andare di pari passo con innovazione ed efficienza.
Un’agricoltura competitiva crea valore aggiunto, genera posti di lavoro, sostiene l’economia e porta le eccellenze italiane ed europee sulle tavole di tutto il mondo.

Garantire la sicurezza del cibo

L’aggressione russa all’Ucraina, la crisi in Medio Oriente, l’influenza crescente della Turchia e il ruolo strategico della Cina nello scacchiere internazionale, unite all’importanza di eventi come l’incontro a Kazan, in Russia, che ha visto la partecipazione di 24 Paesi tra cui Russia, Cina, Brasile, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Turchia, India, Sudafrica e altri, rappresentanti del 37% dell’economia mondiale contro il 29% del G7, evidenziano una verità fondamentale: la sicurezza alimentare non può più essere data per scontata.
Attualmente, l’Unione Europea importa una percentuale significativa di materie prime agricole strategiche, tra cui:
• Semi oleosi: il tasso di dipendenza dall’estero è del 40%, con un livello di autoapprovvigionamento di soia tra il 15-20%;
• Farine di semi oleosi: la dipendenza dall’estero è oltre del 40%, mentre quella specifica per la farina di soia si aggira intorno al 60%;
• Proteine vegetali: le importazioni hanno raggiunto ormai il 30% del consumo interno.
Se per i cereali nel loro complesso il tasso di autoapprovvigionamento supera il 100%, quello relativo al grano duro e al mais si attesta intorno all’80% per entrambe le produzioni.
Nel 2023 e nel 2024, le importazioni di grano duro nell’UE sono aumentate di circa il 30% rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il tasso di autoapprovvigionamento in molte filiere risulta decisamente basso ed è in peggioramento:
• Grano duro e olio d’oliva: il livello di autoapprovvigionamento si attesta poco sopra il 50% (dati ISMEA 2023). Il restante 50% delle importazioni di grano duro proviene principalmente dal Canada (29,1% del mercato), con distanza media dei fornitori di circa 4.120 km.
La Turchia, grazie a una modernizzazione produttiva, ha aumentato la resa nelle aree più fertili, passando dal 31° posto tra i Paesi esportatori di grano duro nel 2013 (106 milioni di dollari e 360mila tonnellate) al 14° posto nel 2023 (747 milioni di dollari e 1,8 milioni di tonnellate). L’Italia è il principale mercato di destinazione: le importazioni di grano duro turco sono cresciute dall’1,4% del totale nel 2020 al 13,6% nel 2023, segnando un cambio significativo nel mercato italiano.
Per l’olio d’oliva, la Spagna è il principale esportatore verso l’Italia, coprendo il 41,3% del mercato, con una distanza media dei fornitori di circa 1.218 km.
• Carne bovina e mais: il tasso di autoapprovvigionamento è ormai sceso intorno al 40% (dati ISMEA 2023). Il restante 60% delle importazioni è fortemente dipendente da fornitori esteri. Per il mais, l’Ucraina è il principale esportatore verso l’Italia, coprendo il 28,9% del mercato, con un rischio elevato per la stabilità delle forniture. Per i bovini vivi, l’85,4% delle importazioni proviene invece dalla Francia;
• Frumento tenero: il livello di autoapprovvigionamento è stabile intorno al 35% (dati ISMEA 2023). Il restante 65% delle importazioni proviene principalmente dall’Ungheria (24,7% del mercato), con una distanza media dei fornitori di circa 1.744 km.
Questa dipendenza espone le nostre filiere a rischi enormi, soprattutto in tempi di crisi geopolitiche e climatiche.
L’autosufficienza alimentare non significa chiusura verso il commercio internazionale, ma significa garantire che le nostre filiere siano resilienti, capaci di rispondere alle necessità interne e di resistere agli shock esterni. Significa investire nella produzione nazionale, sostenendo i nostri agricoltori e riducendo la dipendenza da importazioni critiche, rafforzando il nostro sistema industriale e il commercio organizzato.

Sostenibilità ambientale: Un modello che guarda al futuro

L’agricoltura non può essere vista come parte di un problema per l’ambiente, noi siamo una soluzione. I nostri agricoltori gestiscono la maggior parte del territorio europeo, e il loro lavoro ha un impatto diretto sulla salute dei suoli, delle risorse idriche e della biodiversità. Confagricoltura sostiene una transizione verde ma con sano pragmatismo. Il precedente Green Deal, non prontamente aggiornato, rischia di compromettere la competitività dell’Unione Europea, favorendo i nostri principali concorrenti globali, come Cina e Stati Uniti, e Stati emergenti come Brasile ed India, che adottano politiche più flessibili e supportate da incentivi concreti. La decarbonizzazione è una priorità, ma non può essere perseguita a discapito della capacità produttiva delle aziende agricole. Negli ultimi anni, alcune normative europee hanno contribuito a una riduzione della produzione agricola del 10%, ovvero ad una perdita di circa 43 miliardi di euro (secondo i dati Eurostat 2022, la PLV agricola dell’Unione Europea è stimata intorno a 430 miliardi di euro) in un momento in cui il contesto globale richiede un aumento per rispondere alla crescente domanda alimentare.
Confagricoltura promuove una transizione non ideologica, sostenuta da investimenti mirati e strategie funzionali alle esigenze del settore produttivo. È fondamentale bilanciare sostenibilità ambientale, economica e sociale, evitando di imporre oneri sproporzionati a cittadini e imprese.
Il 2024 ha rappresentato un anno cruciale per l’attuazione delle misure dedicate all’energia nel settore agricolo previste dal PNRR.
Si è concluso con successo il terzo bando per il Sud Italia per l’agrisolare, che ha coinvolto 20.000 aziende beneficiarie. Tutta l’attuazione della misura porterà all’installazione di 1,3 gigawatt di potenza.
Parallelamente, sono stati avviati i bandi per l’agrivoltaico e le comunità energetiche. Ci aspettiamo nei prossimi mesi ulteriori investimenti in energia rinnovabile per un totale di 3 gigawatt.
L’attuazione della misura sull’agrivoltaico innovativo, sperimentale nel contesto del PNRR, apre una riflessione sul futuro del fotovoltaico. Sarà fondamentale, da un lato, garantire il raggiungimento degli obiettivi sulle energie rinnovabili entro il 2030, offrendo agli agricoltori l’opportunità di investire per ridurre i costi di produzione e diversificare le attività; dall’altro, occorrerà trovare un equilibrio che assicuri la tutela e la continuità delle attività agricole.
È in corso anche il quinto bando per il biometano, che auspichiamo possa favorire la riconversione di numerosi impianti di biogas. E’ un anno importante, perché grazie al lavoro svolto abbiamo anche gettato le basi per permettere agli impianti che non potranno riconvertirsi di proseguire nella produzione di biogas elettrico
In questo contesto, i biocarburanti si configurano come una soluzione sostenibile e innovativa per supportare la transizione energetica. Essi rappresentano una fonte rinnovabile fondamentale per il futuro al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e contrastare i cambiamenti climatici.
Sussiste un notevole margine di crescita per le materie prime agricole da utilizzare nei biocarburanti in particolare quelli derivati da proteoleaginose.
In Italia, nel 2021, il 14,1% dei biocarburanti sostenibili immessi in consumo è stato prodotto con materie prime di origine nazionale, dato in crescita rispetto al 13,3% dell’anno precedente. Questo conferma il potenziale di sviluppo di una filiera dei biocarburanti di origine nazionale, che può generare benefici diretti e indiretti per le filiere agricole e agroalimentari.
Il nostro obiettivo deve essere quello di valorizzare queste materie prime, incentivando la produzione nazionale e creando un ecosistema in grado di contribuire alla sostenibilità ambientale ed economica.
Siamo, inoltre, coscienti dei problemi relativi alle infrastrutture della rete elettrica ed gas naturale con le relative difficoltà di connessione. Siamo impegnati per far sì che possano essere realizzati tutti gli investimenti beneficiari delle misure del PNRR.
Un altro tema centrale per lo sviluppo del nostro Paese è rappresentato dalle aree interne, con un focus particolare sul turismo rurale, gli agriturismi, l’enogastronomia e le foreste. È un paradosso che un Paese come il nostro, coperto da oltre 11 milioni di ettari di bosco, pari al 38% della superficie nazionale, e riconosciuto globalmente per l’eccellenza nella trasformazione del legno per edilizia e arredo – simbolo del design Made in Italy – sia costretto a importare l’80% della materia prima necessaria per questa industria. Questo dato sottolinea l’urgenza di valorizzare le risorse interne attraverso strategie mirate, capaci di unire la tutela del territorio alla crescita economica.
Di fronte a tutte queste sfide, il Rapporto ASviS 2024 rappresenta un’importante fonte di orientamento, sottolineando l’urgenza di interventi coordinati per affrontare le criticità globali. Il rapporto rileva che solo il 17% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sarà raggiunto entro il 2030, mentre un terzo dei target mostra progressi insufficienti. Inoltre, evidenzia come il 72% dell’opinione pubblica mondiale sostenga la necessità di una transizione rapida verso le fonti di energia rinnovabile, riconoscendo in questa scelta non solo una risposta alle sfide climatiche, ma anche un’opportunità per stimolare investimenti e creare nuovi posti di lavoro.

Innovazione e giovani: Costruire il futuro con le nuove generazioni

L’agricoltura deve diventare un settore più attrattivo per i giovani, un settore in cui si vedano opportunità di crescita personale e professionale.
L’innovazione tecnologica è la chiave per raggiungere questo obiettivo. Le tecnologie digitali, l’agricoltura di precisione e le biotecnologie possono trasformare radicalmente il modo in cui produciamo cibo, rendendolo più sicuro, sostenibile e redditizio.
Ma l’innovazione non può avvenire senza formazione. Confagricoltura sta investendo in percorsi di formazione per guidare il cambiamento. Riguardo ai giovani dobbiamo garantire che abbiano competenze, accesso al credito e alle risorse necessarie per avviare o modernizzare le loro imprese.

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Tutela degli agricoltori: Garantire dignità e protezione

Gli agricoltori assicurano ogni giorno la sicurezza alimentare, dobbiamo garantire loro un giusto reddito e tutelare il lavoro. Dietro ogni prodotto agricolo ci sono persone: agricoltori, allevatori, imprenditori. I dati sugli infortuni in agricoltura evidenziano un trend in diminuzione, nell’ultimo quinquennio disponibile (2018-2022) si registra un -22,4% di infortuni sul posto di lavoro.
Le nostre imprese sono quindi impegnate per garantire condizioni di lavoro sicuro, e dobbiamo continuare in questa direzione.
Gli ostacoli sono molti ed è nostro compito sostenere le aziende per superarle insieme. Dobbiamo garantire che abbiano accesso a strumenti di protezione adeguati, come fondi mutualistici e nuovi modelli assicurativi, e che le politiche agricole riconoscano il valore sociale ed economico del loro contributo.
Una delle principali difficoltà che le imprese agricole oggi incontrano è quella di reperire lavoratori disponibili ed adeguatamente formati.
Negli ultimi anni è cresciuto rapidamente il numero dei lavoratori extra-comunitari, oggi rappresentano circa 1/3 della forza lavoro (circa 350.000 lavoratori). Dobbiamo quindi trovare soluzioni per consentire agli imprenditori di reperire in modo trasparente la forza lavoro. Per questo, come Confagricoltura abbiamo attivato uno strumento “Confagrijob” per favorire la domanda ed offerta di manodopera nel mondo agricolo ed attivato programmi di formazione in loco in Nord Africa per creare delle professionalità da far entrare nel nostro Paese al di fuori del decreto flussi, così come previsto dal cosiddetto Decreto Cutro, da mettere a disposizione delle aziende.



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