Nei primi nove mesi del 2024, l’ammontare complessivo dell’export Made in Brescia si attesta a 15 miliardi, in flessione del 3,6%, la Germania a -12%
Nel terzo trimestre 2024 le esportazioni bresciane ammontano a 4,64 miliardi di euro circa, in calo dell’1,5% rispetto all’analogo periodo del 2023. Si tratta della sesta rilevazione negativa consecutiva registrata dall’Istat.
Quanto riscontrato in provincia di Brescia appare in controtendenza rispetto al leggero incremento rilevato in Lombardia (+1,4%) e alla stagnazione nazionale (-0,1%). Nei primi nove mesi del 2024, l’ammontare complessivo dell’export Made in Brescia si attesta a 15 miliardi, in flessione del 3,6% sullo stesso periodo del 2023: si tratta di un andamento decisamente più negativo rispetto a quanto emerso in Lombardia (-0,5%) e in Italia (-0,7%).
In calo di quasi 360 milioni di euro sono le esportazioni verso la Germania, passate da 3,04 a 2,68 miliardi (-11.8%). In calo anche l’export verso la Francia (1,59 miliardi di euro, -4,9%), seppur in modo più contenuto. Cresce invece l’export verso gli Stati Uniti, trainato in parte dal dollaro forte e forse anche dai probabili dazi futuri annunciati, che nei nove mesi ha raggiunto 1,15 miliardi di euro (+5,6%). In crescita sono anche le esportazioni verso l’Asia (1,55 miliardi; +7.6%) e in particolare verso la Cina (346 milioni di euro, +17,6%).
Come osserva una nota di Confindustria Brescia, nei primi nove mesi del 2024 Brescia perde un posto nella classifica delle province italiane per valore delle vendite all’estero, uscendo di fatto, in questa rilevazione, dalla “top five” nazionale sostituita dalla confinante Bergamo. Ai primi posti si posizionano Milano (42.442 milioni), Torino (19.645), Firenze (17.060), Vicenza (16.740) e appunto Bergamo (15.288). Anche dal punto di vista del saldo commerciale manifatturiero, Brescia (6.944 milioni) perde posizioni scendendo dalla “storica” terza posizione alla quinta.
Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’internazionalizzazione, osserva che le dinamiche dell’export bresciano si inseriscono in un quadro di debolezza diffusa, non solo della manifattura locale: «Scontiamo in particolare l’elevata esposizione verso la Germania, la cui economia continua a essere in forte affanno. I movimenti delle vendite all’estero, che sono espressi a valori correnti, risentono inoltre delle fluttuazioni delle quotazioni delle principali materie prime utilizzate nei processi produttivi dalle aziende bresciane. Il contesto ci impone quindi attenzione e, come più volte sottolineato negli ultimi, la necessità di una maggiore apertura verso nuovi mercati di riferimento, non ancora del tutto sfruttati».
Simili le considerazioni di Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Lombardia: «La crisi del mercato tedesco e dell’automotive sono sotto gli occhi di tutti. Anche guardando in prospettiva, è opportuno pensare a strategie di diversificazione, sia dei mercati di sbocco sia nel cercare nuove opportunità, come potrebbero essere, seppur ovviamente non sufficienti, l’aerospaziale o la difesa». Cordua invita inoltre a mettere in campo rapidamente politiche di stimolo dell’economia: «A livello nazionale bisogna fare in modo che gli incentivi 5.0 possano entrare davvero in circolo, prevedendo le necessarie semplificazioni sotto il profilo burocratico. A livello generale è urgente che le politiche monetarie tornino in una fase espansiva: oggi siamo in un’altra fase e servono misure diverse di incentivo all’economia e agli investimenti».
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