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Al PAC di Pesaro Romina Antonelli in Humor nero per un Bianco Natale e non sono solo risate. L’auttrice è attesa il 22 dicembre al al Cafè Hemingway di Jesi


di Olivia Silver

Bisogna essere grati al PAC di Pesaro diretto da Paola Galassi e Giampiero Solari  per aver dotato il nord delle Marche di una palestra oltre che di una scena per talenti anche giovani e anche marchigiani.


Conforta sapere che non lontano dal centro o dalla stazione c’è uno spazio, amplio, nuovo, climatizzato,  con palco, luci, pianoforte e competenze a disposizione di chi vuole fare e ascoltare teatro.

Per la scena comica, più a sud in regione, c’è la scuola di Piero Massimo Macchini, la Magnasarache a Sant’Eplpidio a Mare; nella ancora per un poco capitale italiana della cultura 2024 c’è il performing act center dove la ricca esperienza di Solari e Galassi è al servizio di corsisti ma anche di autori e attori marchigiani che hanno un luogo dove trovarsi e ritrovarsi: di nuovo, dove fare spettacolo e parlarne.

E’ essenziale uno spazio pubblico, condiviso, per la crescita di una comunità: lo sarebbero le biblioteche (il San Giovanni pesarese delle origini) anche, specie, in periferia; lo sono gli spazi di coworking artistico (pochi), lo è il PAC.


Lì è facile incontrare Romina Antonelli, attrice comica, diplomata alla  Scuola del Teatro Stabile delle Marche,  che al PAC è parte del corpo docente (in partenza a inizio 2025 il suo corso “Teatro dell’Oppresso”) e con la Galassi Entertainment cura progetti e eventi.

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Ad esempio “Memorie come Polvere”, il reading sulla storia marchigiana di Virginia del Mazzo da Giacomo Leopardi a Bessie Smith interpretato da Antonelli e Galassi, proposto la primavera scorsa e l’ultima volta  in  in Consiglio comunale a Pesaro lo scorso 25 novembre.


Nel finto ponte dell’Immacolata ha proposto al PAC uno spettacolo sulle ansie vere dell’Avvento periodo che notoriamente segna il countdown verso una fine (dell’anno) e un buio che sembra inghiottire e che invece a poco a poco diminuisce e che avremmo dovuto imparare a esorcizzare a suon di candele, riti propiziatori, scambio di doni,  campanelle: quelle che Romina Antonelli fa tintinnare sul cerchietto che tiene in testa nelle quasi due ore di “Humor nero per un Bianco Natale”, un altro dei suoi one woman show, with a little hepls from her friends, il pubblico – nella fattispecie-  che, dapprima timido, prende il largo con lei lungo il testo: un racconto che abbandonato il canovaccio sul leggio, si fa di minuto in minuto più interlocutorio e interattivo.

“Anche troppo!”, scherza (fino a un certo) l’auttrice (autrice-attrice).

In effetti lo spettacolo pesarese ha rischiato di prendere la piega di un quasi incontro di gruppo di auto aiuto: “Valerio, e ho un problema col Natale”. E chi non ce l’ha? Basterebbe Guccini, non sempre un allegrone, a ricordarcelo “Come in un libro scritto male/lui si è ucciso per Natale” (Incontro, 1972). E c’è fior di letteratura, oltre al Grinch brandizzato pure lui ormai sopra i pigiami con buona pace del Drs Seuss che lo ha creato, a spiegarci i lati oscuri del rito e del mito, su tutti il saggio di Giorgio Manganelli “Il presepe”.


Romina Antonelli riesce pure molto bene, a far dipanare tutti insieme il gomitolo di magoni che ogni anno si ripresenta ingestibile e fulminato come le file di luci dell’albero riesumate dalla soffitta; il grovigli di aspettative, il dilemma dei regali (idee regalo, ci vendono, che poi diventano pensieri) nostalgie e bilanci che giocoforza si infittiscono con le tenebre presolsitiziali.

Lo fa avendo il garbo e  l’accortezza di addomesticarle, tipo la volpe con quell’isterico del Piccolo Principe, facendoci ridere insieme dei tic e dei luoghi comuni di ogni consorzio umano sotto le feste: dire bene e ad alta voce quello che ci riguarda, le umane meschinità e paure che in certi momenti dell’anno si fanno più acute, concede un sollievo condiviso, come andarsi a costituire tutti insieme.

Ridere tira su, fa levitare e galleggiare, come accade ai bambini di Mary Poppins in visita allo zio Albert sul soffitto, e lascia la buona sensazione di solletico della pancia e la consapevolezza, se non di essere assolti, almeno di non essere soli. Questo il lascito di “Humor nero per un bianco Natale”, questo e un interrogativo: perché il pastore si ostina a carreggiare secchi d’acqua che paiono pesantissimi quando il presepe è pieno di laghetti?


Humor Nero sarà ancora in scena a Jesi al Cafè Hemingway domenica 22 dicembre 2024.

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