La mafia c’è in tutta la Liguria, in Italia, in Europa». Il Sindaco di Imperia Claudio Scajola corregge il tiro dopo le polemiche scaturite a seguito delle parole pronunciate dal palco dell’ex Salso durante la presentazione del libro di Giovanni Toti.
Sindaco, la criminalità organizzata c’è o non c’è in provincia di Imperia?
«C’è, così come in Liguria, in Italia, in Europa. Il fatto è che quelli emersi sinora in provincia di Imperia sono episodi inquietanti, ma piccoli rispetto a quello che accade in altre province d’Italia. Nella mia vita e nelle mie esperienze di governo non ho mai sottovalutato il fenomeno mafioso che ho sempre combattuto in tutti gli atti che ho compiuto. Semmai non concordo con chi mistifica le dichiarazioni e amplifica il fenomeno delle mafie nel ponente della Liguria fino a dire che la popolazione del mio territorio è omertosa, che significa che sa e non denuncia. Contrasto e contrasterò sempre questo atteggiamento che giudico ignobile. La popolazione di questo territorio è una popolazione sana».
Si riferisce alle parole del Procuratore Alberto Lari?
«Non ho sentito quello che ha detto il Procuratore. Parlo di quelli che continuano a insistere su una certa narrazione, la sinistra in particolare. So della presenza delle mafie, sono stato Ministro dell’Interno, ho letto i rapporti anche dei Servizi, conosco il territorio dell’Italia e della mia provincia. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la criminalità organizzata sia da combattere. Ma non è corretto che qualcuno speculi politicamente sull’argomento. Non posso accettare che si dica che devo negare la criminalità organizzata perché in caso contrario significa che sono compromesso. La condanna di Saso? E’ una vicenda genovese che non ricordo con esattezza».
E la città di Imperia?
«Gli episodi accertati legati alla criminalità organizzata interessano alcune città della provincia, ma non toccano e non hanno mai toccato la città di cui sono Sindaco. Ciò nonostante, su decisione unanime del consiglio comunale, su proposta della minoranza, abbiamo costituito una commissione consiliare che sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose ha ascoltato il Prefetto e tutte le categorie economiche e sindacali della città. Nelle quattro sessioni tutti i soggetti ascoltati hanno confermato di non aver mai avuto la percezione della presenza di infiltrazioni mafiose nella città di Imperia. Questi sono i fatti. Il dire il contrario porta al discredito nei confronti della nostra comunità. Come quando in maniera improvvida venne paragonata la provincia di Imperia alla sesta provincia della Calabria che, come si sa, è la regione con maggiori infiltrazioni della criminalità organizzata. Io diffido, come disse Sciascia, dei professionisti dell’antimafia».
E la droga che dalla Calabria arrivava nel pieno centro di Oneglia in pullman?
«E’ un fatto molto preoccupante. Al Prefetto, proprio per questo, ho chiesto che le pattuglie delle forze dell’ordine scendano dalle auto e vadano a piedi in alcune zone della città che riteniamo critiche. Perché a Imperia gira droga e dobbiamo essere molto attenti ai punti di spaccio».
Non le ha fatto impressione leggere che nel suo territorio un affiliato è stato portato a casa del capo clan, a Diano Castello, per essere pestato e obbligato a intestare a terzi il proprio scooter per ripagare un debito di droga?
«E’ un fatto tremendo, un atteggiamento tipico della criminalità organizzata. Non c’è dubbio. Ma se andiamo a vedere in tutta Italia la nostra provincia sta nei limiti. Non siamo né più né meno di altri posti. Siamo in presenza di un fenomeno limitato. Genova è peggio. Savona è peggio. Forse perché hanno il porto».
E’ mai stato avvicinato dalla criminalità organizzata?
«Mai. E non ho mai avuto amministratori che mi dessero il dubbio di essere mai stati avvicinati».
Lo scioglimento per mafia dei Comuni di Bordighera e Ventimiglia?
«Quando furono sciolti i Comuni di Ventimiglia e Bordighera la Commissione di accesso escluse la presenza di infiltrazioni. E il Prefetto che scelse quei commissari fu trasferito. I miei guai iniziarono li, quando in un comizio al Morgana dissi che non ero d’accordo con quegli scioglimenti che, dopo i ricorsi, furono annullati. Si tratta di un fatto molto grave. Di questo non si parla?».
Matacena?
«Non fu condannato per associazione mafiosa, ma per concorso esterno. Scappò e nella ricerca di chi lo aiutò a fuggire arrivò a Reggio Calabria un rapporto dei soliti noti in cui si parlava degli scioglimenti di Bordighera e Ventimiglia. Per questo fui coinvolto. Ci sarebbe da scrivere un libro».
L’assenza del Comune di Imperia alla presentazione del libro del magistrato antimafia Nicola Gratteri?
«Non conosco Gratteri, ma di lui non ho grande considerazione. Quando venne a Imperia non c’ero, gli mandai un mio libro con dedica per dargli il benvenuto. Non sono andato a quell’incontro perché non c’ero, ma posso dirle che non ne avevo neppure grande interesse. Ma siccome non mi interessa allora sono uno della cupola?».
Cosa pensa delle critiche di Libera nei suoi confronti?
«Il tema è quello iniziale: bene ogni iniziativa contro la criminalità organizzata. Ma la logica vuole che si parta dalle premesse e si giunga a conclusioni. Non il contrario, in cui si ricercano premesse per giustificare le conclusioni prestabilite. Altrimenti non si è più liberi, ma obbligati a pensare sempre in un certo modo».
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