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Il futuro è solo nei bambini e cammina sulle loro gambe


Gli innumerevoli appelli di Papa Francesco per la pace nel mondo, col pensiero rivolto in particolare ai tanti bambini innocenti morti nei conflitti, non possono lasciarci indifferenti. È un’emergenza che colpisce gli esseri umani più deboli e indifesi e riguarda case, scuole, istituzioni, ambienti di lavoro, comunità, durante le guerre ma anche in occasione di disastri naturali. Secondo l’Unicef, in ogni Paese, cultura e a ogni livello sociale i bambini subiscono abuso, abbandono, sfruttamento, tratta, violenza. Tutti aspetti che possono assumere varie forme: punizioni corporali umilianti, reclutamento nelle forze armate e pratiche tradizionali dannose, incluse il matrimonio precoce e la mutilazione genitale.

Crescere in ambienti pericolosi condiziona pesantemente lo sviluppo, la dignità e l’integrità fisica e psicologica. Il Pontefice richiama l’attenzione anche su chi soffre la fame e la sete, vive in strada, è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù. Insomma, su tutti quei bambini a cui, ancora oggi, con crudeltà viene rubata l’infanzia. La cultura dello scarto, inoltre, porta a rifiutare i bambini anche con l’aborto. «Nessuno è più povero del bambino non nato», avverte Madre Teresa. Il Papa affida ai fanciulli la missione di edificare una società più fraterna e attenta alla casa comune: «Ascoltiamoli perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male». Cominciando dalle cose semplici, come «salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie».

Il mondo, infatti, si trasforma prima di tutto «attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi». Anzi, la nostra piccolezza ci ricorda che siamo fragili e che abbiamo bisogno gli uni degli altri come membra di un unico corpo. Da soli non si può essere felici perché la gioia cresce nella misura in cui la si condivide. «Una particolare espressione di fiducia nel futuro – scrive la Cei nel Messaggio per la 47ª Giornata nazionale per la vita che si celebrerà il 2 febbraio 2025 – è la trasmissione della vita, senza la quale nessuna forma di organizzazione sociale o comunitaria può avere un domani». «Tutti i grandi sono stati bambini una volta.

Ma pochi di essi se ne ricordano», scrive Antoine de Saint-Exupery, autore del romanzo di formazione “Piccolo Principe”. In Italia, quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta. Servono quindi investimenti nell’istruzione e nei servizi per scongiurare la possibilità di un Paese in cui l’infanzia corra il pericolo di estinguersi entro pochi decenni.

A questo proposito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadisce l’esigenza fondamentale di sostenere la genitorialità. La crisi della struttura demografica del Paese, rileva il Capo dello Stato, è dovuta a «una diffusa precarietà che scoraggia i giovani nella costruzione di una famiglia». Servono perciò, «condizioni che consentano di costruire il futuro garantendo piena dignità». Non è il lavoro ad allontanare dalla maternità, infatti, bensì la carenza di politiche per la famiglia.

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La felicità dei bambini richiede una presenza costante dei genitori attraverso la conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. «Se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi», dice lo psicanalista Carl Gustav Jung. All’oratorio Carlo Acutis e nella catechesi settimanale per le famiglie della parrocchia di San Nicolò di Fabriano, sperimentiamo costantemente la ricchezza di talenti e di bisogni dell’infanzia. Una testimonianza di condivisione, di scambio formativo e di socializzazione responsabile tra grandi e piccoli.

«I bambini sono la gioia dell’umanità e della Chiesa in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra», insegna Francesco. Il futuro dell’umanità, insomma, è nello sguardo dei bambini e cammina sulle loro gambe.

*  Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII





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