Ogni bambino, indipendentemente dal luogo in cui si trovi, secondo i principi fondamentali della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ha il diritto di vivere in sicurezza, serenità e in buona salute. Tuttavia, oggi, secondo Save the Children, nel mondo un bambino su cinque – circa 475 milioni – risiede in una zona di conflitto. Questo comporta che un numero sempre maggiore di minori cresca in condizioni estremamente pericolose e drammatiche.
Milioni di loro vivono sotto costante minaccia di violenza, privazioni e traumi psicologici, con conseguenze che possono segnarli per sempre. L’indifferenza verso la vita e la sicurezza dei civili è una delle caratteristiche più inquietanti delle guerre “moderne”. Nonostante le Convenzioni di Ginevra e altre convenzioni internazionali prevedano il divieto di attaccare persone e oggetti civili, oggi nella gran parte delle guerre queste norme sono sempre più ignorate e inapplicate. I civili innocenti, inclusi i bambini, vengono deliberatamente colpiti.
In Ucraina dal febbraio 2022 sono stati uccisi circa 659 bambini (Unicef): Nella guerra di Gaza dal 7 ottobre 2023 circa 11 mila bambini hanno perso la vita. Oltre 25.000 sono rimasti orfani di almeno un genitore e molti di questi hanno subito lesioni fisiche, spesso permanenti (Oxam). L’attacco criminale di Hamas del 7 ottobre 2023, compiuto dai gruppi armati palestinesi, ha causato 1.200 vittime tra cittadini israeliani e stranieri, tra cui 282 donne e 36 bambini e ha portato al rapimento di 250 persone. Sebbene questo crimine di guerra sia gravissimo, non può giustificare la violenta reazione che ha causato la morte e la sofferenza di tanti innocenti. A Gaza, molti muoiono non solo a causa dei bombardamenti ma anche per la distruzione del sistema sanitario che impedisce l’accesso alle cure.
Anche se le situazione di Gaza e dell’Ucraina sono tra le più conosciute, esistono molti altri conflitti ignorati dalla comunità internazionale che continuano a colpire milioni di persone specialmente i più vulnerabili. Tra questi vi sono lo Yemen, l’Uganda, la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, l’Etiopia, il Sudan, il Mali, la Siria, l’Afghanistan, il Myanmar, la Colombia e Haiti. Solo per citare il conflitto in Yemen, dal 2015 sono stati uccisi 3.900 bambini, 7.600 mutilati e più di 2,7 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta. Circa la metà dei bambini sotto i cinque anni è affetta da una ridotta crescita, con danni irreversibili allo sviluppo fisico e cognitivo (Unicef).
In Sudan, il terzo paese più grande dell’Africa, dalla sua indipendenza nel 1956 si sono verificati 15 colpi di stato e numerose guerre interne. Dall’inizio delle violenze scoppiate nell’aprile 2023, oltre 10 milioni di bambini sono stati esposti ripetutamente alla brutalità, con un bilancio di 15.200 morti, tra cui molti minori (Save the Children). Si stima che il numero totale di sfollati interni abbia raggiunto i 10,9 milioni di persone, metà delle quali sono bambini. I tassi di malnutrizione acuta superano la soglia d’emergenza in molte aree. Il colera ha continuato a diffondersi, con oltre 18.000 casi segnalati e 535 decessi registrati. Tuttavia, si ritiene che i numeri reali siano ancora più elevati a causa della limitata sorveglianza e della scarsa capacità di segnalazione nelle zone colpite dal conflitto (Unicef).
Il disprezzo per la vita e la sicurezza dei civili si riflette anche negli attacchi contro scuole e ospedali. In Ucraina, negli ultimi 1.000 giorni ci sono stati 1.800 attacchi contro strutture sanitarie (Unicef). Nel luglio 2024, il più grande ospedale pediatrico del paese è stato bombardato, con 144 vittime, inclusi molti bambini. A Gaza, due terzi degli ospedali sono stati distrutti.
Oltre alle uccisioni durante le guerre, i bambini e i ragazzi frequentemente subiscono mutilazioni, spesso a causa di esplosivi e mine antiuomo. Questi i bambini, come tutti quelli con disabilità che vivono in territori di conflitto sono particolarmente vulnerabili alla violenza e all’esclusione. Sono spesso i primi a perdere l’accesso all’istruzione e ai servizi di base e gli ultimi a riottenerli.
Il reclutamento forzato di bambini da parte di gruppi armati, terroristi e bande criminali è un’altra tragedia a livello globale. In molte aree di conflitto soprattutto in Africa, Asia e Sud America, i ragazzi sono costretti a diventare soldati mentre le ragazze sono vittime di violenza sessuale, matrimoni precoci e sfruttamento.
Un fenomeno altrettanto allarmante è il rapimento su larga scala. Durante l’invasione dell’Ucraina nel 2022, migliaia di bambini sono stati trasferiti forzatamente in Russia. Questo atto criminale, oltre a essere una palese violazione dei diritti umani, è un tentativo deliberato di cancellare l’identità culturale e nazionale infliggendo traumi psicologici incalcolabili.
Le guerre, inoltre, generano migrazioni di massa. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, oltre 10 milioni di persone hanno lasciato le loro case, tra cui 6,4 milioni rifugiati e 3,7 milioni sfollati interni. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), alla fine di giugno 2024, in tutto il mondo 122,6 milioni di persone sono state costrette a fuggire a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani. In paesi come il Libano, Siria, Ucraina e Afghanistan, le famiglie vivono in condizioni estreme spesso senza riparo per affrontare i rigori invernali. La precarietà di queste situazioni si riflette sulla salute e sulla diffusione di malattie infettive che possono in un prossimo futuro riguardare anche i paesi non coinvolti in conflitti armati.
A Gaza circa 1,9 milioni di persone vivono in rifugi di fortuna e in campi profughi sovraffollati privi di acqua potabile e con infrastrutture sanitarie e di smaltimento dei rifiuti completamente distrutte. La presenza dei virus della poliomielite, rilevata nelle fognature e segnalata dall’Unicef, ha già provocato un caso di paralisi infantile in un bambino di 10 mesi e la campagna di vaccinazione immediatamente iniziata trova grandi difficoltà per il trasporto dei farmaci, reso complicato dalla carenza di carburante, dalla distruzione delle strade e dal mantenimento della catena del freddo reso precario dalla incostante fornitura di corrente elettrica.
Nonostante i progressi che si sono avuti in materia di diritti dell’infanzia, i conflitti armati continuano a distruggere infrastrutture, vite umane e speranze per il futuro di milioni di giovani. Ogni guerra rappresenta, in definitiva, un attacco all’infanzia e al futuro stesso. La comunità internazionale ha l’obbligo morale di intensificare gli sforzi per porre fine alle atrocità che colpiscono i più vulnerabili, garantendo ai bambini assistenza umanitaria, accesso all’istruzione e cure adeguate.
Difendere i bambini significa difendere il futuro dell’umanità.
L’autore è Professore di Pediatria, Università di Roma La Sapienza
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