Abusivismo edilizio, obbligo di demolizione e risvolti sociali di una problematica che rappresenta un vero e proprio scoglio per le amministrazioni locali, sono stati al centro di un convegno tenutosi ieri all’intero della sala consiliare del Comune di Marino, poco prima intitolata a Zaccaria Negroni. Alla presenza del Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il Procuratore Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, Giancarlo Amato, del Presidente del Tribunale di Velletri, Stefano Antonio La Malfa, e dell’assessore all’Urbanistica della Regione Lazio, Pasquale Cecciarelli, il Sindaco di Marino, Stefano Cecchi, di concerto con la Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, presente con il Prof. Michetti, hanno voluto proporre un incontro teso a far luce sulle centinaia di fascicoli che affollano i cassetti degli uffici tecnici dei 30 Comuni che costituiscono il Circondario del Tribunale di Velletri.
All’incontro sono intervenuti molti sindaci, assessori e responsabili comunali, unitamente a diversi esponenti delle forze dell’ordine del territorio. “A Marino, dai dati del 2015, abbiamo 53 edifici abusivi, di cui 7 oggetto di sanatoria – ha detto il primo cittadino marinese -. 19 di questi sono stati demoliti in questi 9 anni, in quelli restanti vi abitano delle famiglie”.
I presenti al convegno hanno ragionato intorno alla proposta di delibera preparata dal Comune di Marino e sottoposta agli altri sindaci del territorio, da presentare poi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di prendere atto della situazione attuale e tenere conto dell’effettiva esigenza abitativa dei soggetti coinvolti. “Ad oggi noi sindaci siamo inadempienti nei confronti della Magistratura – ha detto Cecchi -, ecco perchè c’è la stringente necessità di dare un risvolto pratico al convegno, perchè questa problematica va avanti da 9 anni”.
Il professor Michetti nel suo intervento è partito dal definire il quadro costituzionale, con preciso riferimento all’articolo 3 comma 2 della Costituzione italiana, nel quale si legge “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Michetti ha poi ricordato che il diritto all‘abitare è riconosciuto nei documenti internazionali come diritto umano fondamentale, e che la legge n. 1150 del 1942 ha conferito ai piani regolatori comunali la disciplina urbanistica del proprio territorio. “In questo momento storico – ha sottolineato Michetti – occorre trovare regole comuni per evitare discriminazioni. Bisogna prendere atto che c’è tanto abusivismo di necessità e calmierare al massimo l’impatto sociale di tali provvedimenti, che devono comunque rispondere al principio di equità, nel rispetto della legge e della dignità dell’uomo”. L’auspicio del prof. Michetti è di un nuovo condono attraverso il quale recuperare gi immobili che, alla luce della situazione attuale, possono essere salvati.
L’assessore regionale Ciacciarelli ha fatto leva sull’emergenza abitativa, sui vari interventi tesi a sanare situazioni di occupazione abusiva sul territorio, annunciando le possibilità aperte con il decreto Salva Casa, attraverso il quale si potranno andare a sanare diverse situazioni, e lo strumento dell’housing sociale rivolto alle giovani generazioni.
“Comprendo le difficoltà sia sociali che economiche dei Comuni, perchè il costo delle demolizioni è elevato – ha detto il Prefetto -. A mio avviso occorre una sensibilizzazione perchè questo è un grande problema di ordine pubblico. Condivido la necessità di aprire un confronto per trovare soluzioni di concerto con le amministrazioni locali”.
“Stiamo parlando di sentenze per abuso edilizio con disposizione dell’ordine di demolizione che vanno dal 2003 al 2015 – ha detto il Procuratore Amato – e quindi parliamo di sentenze non eseguite dai 20 e i 15 anni, c’è stato dunque il tempo ragionevole per trovare opportune soluzioni. La legge deve impedire l’utilizzo incontrollato del territorio in parziale o totale difformità alla normativa di riferimento. La tutela del territorio è un interesse pubblico che deve essere considerato primario quantomeno in determinati contesti: ad esempio in aree vincolate per ragioni archeologiche e paesaggistiche non ci può essere benevolenza, o quando si è in presenza di violazioni alle norme del cemento armato o antisismiche, perchè c’è un interesse supeiore affinchè nessuno si faccia male. Ci sono casistiche – ha sentenziato il Procuratore Capo – su cui è indispensabile la tolleranza zero”.
Dunque una tematica complessa che potrebbe essere affrontata con maggiore precisione in un tavolo tecnico. “Bisogna trovare fondi che aiutino i Comuni a garantire la certezza normativa – ha detto Armati -, perchè la responsabilità di risolvere il problema delle famiglie che non sanno dove andare a vivere rimane in capo ai servizi sociali”.
“In 30 mesi di amministrazione – ha riferito il Sindaco di Ardea, Maurizio Cremonini – abbiamo effettuato 140 demolizioni, che sono costate circa 1 milione di euro. Si tratta di risorse per lo smaltimento e la ricollocazione di queste persone che ho tolto alla collettività. Questo problema ci sta bloccando i bilanci”.
“Il problema è politico – ha detto invece il Sindaco di Ariccia, Gianluca Staccoli -. Noi abbiamo molti abusi che riguardano difformità sul progetto iniziale che sono sanabili. I tempi sono maturi per fare un cambio di rotta, bisogna contestualizzare gli abusi al periodo storico attuale e recuperare quanto più è possibile”.
Al convegno era presente tra la platea il comitato Equi Diritti con la presidente Cristina Milani, che si occupa della problematica dell’abusivismo sul territorio.
I numeri della Procura
Da quando è stato istituito apposito ufficio sono stati trattati 2 mila immobili, di cui circa la metà archiviati prevalentemente per demolizione, condoni o sanatoria. Le demolizioni ammontano a circa 600 e di queste solo 6 sono state coattive, tutte le altre sono state effettuate dai condannati. Altri mille fascicoli sono ad oggi pendenti, in misura diversa nei vari Comuni. Di questi 1000 immobili circa il 40% sono realizzati su proprietà pubblica mentre il 5% è gravato da istanza di condono che deve essere ancora definita.
Si tratta, da quanto esplicitato, di immobili abusivi realizzati dal 2003 al 2015, con un picco registrato negli anni che vanno dal 2007 al 2010.
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