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Traffico di droga e aiuti a latitanza del boss Raduano, sette arresti


Avrebbero favorito la latitanza del boss Marco Raduano – evaso dal carcere di Badu e Carros (Nuoro) il 24 febbraio del 2023 ma  arrestato in Corsica il primo febbraio dei quest’anno – e pericolosi gestito un traffico internazionale di droga . Il blitz è dei carabinieri del Ros . Sette le persone arrestate tra Vieste (Foggia) e Mestre (Venezia). L’operazione è condotta in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Le accuse sono di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti di diverso tipo, e di favoreggiamento. L’indagine ha svelato l’esistenza di un lucroso canale di approvvigionamento della droga che veniva spedita tramite pacchi postali dalla Spagna verso la cittadina del Gargano.

Le dichiarazioni del boss 

 A dare importanti elementi agli inquirenti per corroborare le indagini, è stato lo stesso Marco Raduano dopo l’arresto a febbraio scorso, dopo un anno di latitanza. Il boss della mafia garganica ha raccontato il passaggio per 3 giorni nella cantina di Nuoro dopo l’evasione, poiché alcuni eventi avrebbero «disturbato» l’intervento dei suoi complici. Questi ultimi sarebbero entrati in campo solo nei momenti successivi quando si è trasferito per alcuni giorni a Bitti e poi nella tenda che lo ha ospitato per 4 mesi nelle campagne impervie di Padru, nella quale gli investigatori hanno trovato alcuni elementi che l’arrestato ha segnalato. In quel periodo Raduano era dotato di un telefono cellulare, probabilmente introdotto dall’agente penitenziario arrestato e che già prima dell’evasione aveva utilizzato per organizzare la fuga. Nel corso della conferenza stampa a Nuoro, in collegamento da Bari il procuratore della Dda Francesco Giannella, ha sottolineato «l’importanza della collaborazione tra procure e tra forze dell’ordine di vari territori, compresi i colleghi spagnoli in occasione dell’arresto di Gianluigi Troiano, braccio destro di Raduano», ma ha anche messo in evidenza «un gruppo criminale agguerrito che ha fornito supporto economico e logistico al boss della mafia garganica». «Quello di oggi è un risultato investigativo importante – ha aggiunto il Questore di Nuoro Alfonso Polverino – ma le indagini non sono chiuse. Sono state messe in campo tante energie per ricostruire tutta la vicenda e continueremo a lavorare in questo solco». 

 I sette arresti – sei in carcere e uno ai domiciliari – operati dai Ros e coordinati dalla direzione antimafia di Bari nel troncone pugliese dell’inchiesta sulla fuga e latitanza del boss Raduano, sono connessi all’operazione portata a termine dalla distrettuale antimafia di Cagliari che ha portato all’esecuzione di altre 14 ordinanze cautelari. L’inchiesta della dda di Bari, partita dopo la fuga di Raduano, ha consentito di arrestare prima il suo braccio destro Gianluigi Troiano, fermato in Spagna, il 30 gennaio 2024 e successivamente il 1 febbraio 2024 lo stesso boss evaso, bloccato ad Aleria in Corsica. Le indagini svolte grazie anche alle dichiarazioni rese dai due – nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia – hanno consentito di ricostruire un lucroso traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hashish e marijuana, che dopo essere stata prodotta e preparata tra il Marocco e la Spagna, veniva spedita in Italia con corrieri, alimentando il mercato illegale della droga a Vieste. Gli indagati rispondono a vario titolo del reato di favoreggiamento personale, in quanto è stato accertato che gli stessi hanno agevolato il boss latitante Raduano fornendogli supporto economico con l’invio periodico di denaro proveniente dalle attività illecite, supporto logistico, con coperture ed ospitalità. Sarebbero state anche messe a disposizione autovetture per la commissione di delitti in occasione di un viaggio a Vieste per un regolamento di conti. Su richiesta del latitante, gli sarebbero stati inviati beni di consumo e generi alimentari per Natale, mantenendo costanti contatti con telefoni criptati. Nel corso dell’inchiesta è stato documentato anche un atto intimidatorio ai danni di un parente di altro collaboratore di giustizia, commissionato da Raduano, per «vendicare» le dichiarazioni che questo aveva reso contro il clan. Nel corso dell’indagine sono stati arrestate in flagranza due persone e sequestrati 12,5 chili di sostanze stupefacenti.





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