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Maxi operazione contro la ‘ndrangheta a Brescia, tra gli arrestati due politici e una suora: “Al servizio dei clan”


Brescia, 5 dicembre 2024 – “È un’indagine che conferma il radicamento di organizzazioni criminali che trovano articolazioni anche in questo territorio. Parliamo di soggetti legati alla ‘ndrangheta che avrebbero sfruttato la fama criminale dell’organizzazione d’origine, adeguandosi al territorio del nord dove si occupa di materia fiscale”. È quanto ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete in merito all‘inchiesta antimafia che ha portato ad una serie di arresti per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio bresciano. Un’inchiesta, coordinata dai pm Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, durata tre anni. “Nel Bresciano c’è un radicamento mafioso viscido – ha aggiunto Prete – che rende difficile il nostro lavoro”.

Suor Anna Donelli (Foto Facebook) arrestata nell’operazione contro la ‘ndrangheta

Gli arresti

Ci sono anche l’ex consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia Giovanni Acri, finito ai domiciliari, e una religiosa, suor Anna Donelli, ritenuta “a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere”, tra i 25 arrestati nell’inchiesta contro un presunto gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta.

Ai domiciliari anche Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella, nel Bresciano, arrestato in passato per tangenti e poi a scarcerato e assolto. Gli investigatori hanno altresì contestato il reato di scambio elettorale politico mafioso.

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Sono due le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti delle 25 persone accusate a vario titolo di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. I coinvolti avrebbero favorito la cosca calabrese Tripodi, “sia al fine di conseguire vantaggi patrimoniali illeciti che di mantenere e rafforzare la capacità operativa del sodalizio e la fama criminale del gruppo criminoso”.

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Giovanni Acri

Giovanni Acri – già coinvolto in un’altra inchiesta con l’europarlamentare Carlo Fidanza – avrebbe messo a disposizione le proprie abilità di medico “in occasione di ferimenti degli appartenenti al sodalizio e dei loro complici durante l’esecuzione di reati”. In buona sostanza, avrebbe consentito “agli appartenenti all’organizzazione criminosa, di ricevere cure sanitarie immediatamente dopo l’esecuzione di reati e di ostacolare e comunque rendere più difficoltose le attività delle forze dell’ordine”.

Mauro Galeazzi

Secondo le indagini della procura antimafia, a Galeazzi – ora ai domiciliari – si sarebbe rivolto a Stefano Terzo Tripodi che gli avrebbe proposto “da candidato sindaco al Comune di Castel Mella, di procurargli voti in cambio dell’ottenimento di appalti pubblici in occasione delle consultazioni comunali di Castel Mella del mese di ottobre 2021”.

Suor Anna Donelli

Per quanto riguarda suor Anna Donelli, invece, la 57enne – da quindici anni volontaria nel carcere di San Vittore a Milano –  è accusata dalla Dda di Brescia di essersi messa “a disposizione degli esponenti” del clan di ‘ndrangheta dei Tripodi radicato nel Bresciano e legato alla cosca calabrese degli Alvaro, tramite “la propria opera di assistente spirituale” all’interno delle carceri “per trasmettere ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti sodali o contigui al sodalizio reclusi in carcere”, “ricevendo informazioni dai detenuti utili per meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria”, “favorendo lo scambio informativo tra i detenuti e i loro prossimi congiunti nel caso di divieti di colloqui”, e infine “risolvendo dissidi e conflitti tra i detenuti all’interno del carcere”.

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Gli affari nel settore dei rottami

Gli associati avrebbero inoltre costituito e diretto una pluralità di imprese “cartiere” e “filtro”, operanti nel settore del commercio di rottami che, nel periodo delle indagini, avrebbero emesso nei confronti di imprenditori compiacenti fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per un imponibile complessivo di circa 12 milioni di euro. A carico dei soggetti indagati sono stati emessi provvedimenti di sequestro preventivo, finalizzati alla confisca per equivalente, per un importo complessivo pari a oltre 1.800.000 euro. Sono attualmente in corso molteplici perquisizioni, estese anche nelle province di Bergamo, Verona e Treviso.



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