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Tavares lascia Stellantis, «John Elkann venga in Parlamento». Partiti e sindacati chiedono un nuovo piano che tuteli l’Italia




Ultim’ora news 1 dicembre ore 20


Le dimissioni di Carlos Tavares da amministratore delegato di Stellantis ricompattano per una volta l’intero arco costituzionale, da destra a sinistra: tutti sollevati dal passo indietro dell’ex ormai ex ad e, al contempo, tutti preoccupati per il futuro del gruppo. Bipartisan la richiesta di convocare in Parlamento il presidente John Elkann, che guiderà il nuovo comitato esecutivo in attesa di un nuovo ceo.

Le voci di maggioranza

Tantissime le voci critiche da Fratelli d’Italia. A dettare la linea è subito il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti: «Era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell’occupazione e valorizzazione delle competenze».

Fra i numerosi commenti di esponenti del partito di via della Scrofa, anche quello di Salvatore Caiata, deputato di Potenza molto attento (per competenza territoriale) alla vicenda dello stabilimento di Melfi, rincara la dose: «Non rimpiangeremo la sua assenza, con le sue dimissioni si pone fine a una politica scellerata: speriamo sia l’inizio di una nuova pagina della politica industriale italiana».

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Stessi toni dal capogruppo FdI in commissione Attività produttive della Camera, Gianluca Caramanna: «Prendiamo atto delle dimissioni di Tavares, di cui non serbiamo un buon ricordo e con cui è stato impossibile improntare un dialogo sul futuro dei lavoratori di Stellantis: confidiamo in un nuovo corso dell’azienda».

Decisamente più tranchant il commento della Lega, che a Tavares non ha mai lesinato critiche: «Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Tavares come premio economico dopo la sua disastrosa gestione», scrive il Carroccio in una nota.

Più moderati ma non meno netti i toni di Forza Italia, con il capogruppo in Senato Maurizio Gasparri che twitta: «Più milioni che soluzioni, Tavares non sarà rimpianto».

Le voci delle opposizioni

Tra i primi a commentare le dimissioni, il leader di Azione Carlo Calenda: «Non rimpiangeremo Tavares, il sostenitore della teoria darwiniana applicata però solo ai lavoratori».

I due leader di Avs, Angelo Bonelli (reduce dall’assemblea nazionale di Europa Verde a Chianciano) e Nicola Fratoianni: «Tavares è colui che ha avviato un processo di delocalizzazione dell’automotive in Italia, con politiche che hanno provocato guasti ed esuberi e ritardato i processi di innovazione tecnologica: ora Stellantis dica cosa vuole fare dei suoi stabilimenti e qual è il suo piano industriale».

Dal M5S a parlare via X è la vicepresidente ed ex sindaca di Torino, Chiara Appendino: «Tavares non ci mancherà, la sua gestione è stata drammatica per l’Italia. Ora la proprietà non ha più scuse: presenti un piano industriale serio: al Paese non serve un capro espiatorio ma un’inversione di rotta della linea aziendale».

A stretto giro arriva anche il tweet del leader pentastellato, Giuseppe Conte: «Va via un manager, ma resta sul tavolo l’enorme preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, dell’indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione. Il governo dovrebbe finalmente battere un colpo: finora lo si è notato per l’assenza. Il futuro dell’automotive non può essere lasciato all’improvvisazione».

Dal Nazareno parte invece lo strale del responsabile economico del PD, Antonio Misiani, che su X scrive: «Le dimissioni evidenziano quanto sia grave la crisi che ha investito Stellantis e tutto l’automotive europeo. Ora bisogna voltare pagina e tutti devono fare la propria parte: l’azienda, con un piano industriale all’altezza di una fase estremamente difficile, e il governo ripristinando gli strumenti di politica industriale assurdamente tagliati con la legge di bilancio».

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Le voci dei sindacati di categoria

Divisi dalla manovra, uniti dalle preoccupazioni sul futuro di Stellantis: i tre sindacati maggiori chiedono, attraverso le sigle di categoria, un cambio di passo.

Il segretario generale della Fiom (i metalmeccanici Cgil) di Torino, Edi Lazzi, commenta: «Le dimissioni di Tavares non mi lasciano stupefatto, il divorzio era nell’aria. Adesso si tratta di guardare avanti: serve un piano industriale complessivo, e in particolar modo per Mirafiori, fatto di investimenti, nuovi modelli e assunzioni».

L’omologo della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, aggiunge: «Ora, più che mai, diventa fondamentale individuare rapidamente un nuovo amministratore delegato che possa rispondere positivamente alle istanze da noi poste e che possa in tempi brevi aprire con noi il confronto necessario per rispondere positivamente alle nostre richieste di investimenti strategici in Italia, dai nuovi modelli alla conferma della giga-factory di Termoli».

Sulla stessa lunghezza le parole del segretario generale della Uilm-Uil, Rocco Palombella: «Ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato: li nuovo ad abbia a cuore gli stabilimenti e i lavoratori italiani, riporti in Italia la produzione di auto e rilanci il polo del lusso della Maserati. Per gestire la transizione serve responsabilità e tutela dell’occupazione e delle professionalità».

«Spero che le dimissioni anticipate di Tavares, già ventilate da qualche tempo, non siano presagio di tempi ancora più duri per i lavoratori italiani, e che non portino a un cambio di approccio del management», è, invece, il commento del segretario generale Fismic-Confsal, Roberto Di Maulo. (riproduzione riservata)



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