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«Ferita Campania felix gravi danni all’immagine»


Danno all’immagine, prima ancora che danno ambientale. Un’offesa mediatica oltre che territoriale, a quella che un tempo – neanche molti anni fa – era conosciuta come Campania felix, per le sue bellezze paesaggistiche e naturali. Quanto basta a spingere il Ministero dell’Ambiente e alla sicurezza energetica a muovere un passo destinato ad essere al centro di un nuovo accertamento giudiziario. In sintesi, da Roma è partita una richiesta di risarcimento del danno nei confronti dei tre fratelli imprenditori Pellini, a loro volta condannati in passato per disastro ambientale.

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Appuntamento per il prossimo 15 aprile, dinanzi ai giudici del Tribunale civile di Napoli, per discutere di un maxirisarcimento del danno arrecato alla nostra regione dalle aziende dei tre imprenditori di Acerra: circa settanta milioni il danno quantificato dalla Avvocatura distrettuale dello Stato.

Al centro dell’azione civile, il lavoro dell’avvocatura dello Stato rappresentata da Michele Gerardo (avvocato distrettuale dello Stato di Napoli), Amedeo Speranza, Giulio Gaeta, e Francesco Mutarelli (avvocati dello Stato in servizio presso l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Napoli), che hanno ripercorso un’inchiesta penale culminata in condanne definitive e confische di beni. Una premessa doverosa. I tre fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini sono stati condannati in via definitiva a sei anni di reclusione, una pena che hanno già finito di scontare, mentre la Procura di Napoli appena pochi mesi fa ha ottenuto un nuovo sequestro di beni, dopo che una prima confisca era annullata per decorrenza dei termini.

Una partita, questa legata alla confisca dei beni dei Pellini, che non è del tutto conclusa, dal momento che gli avvocati che assistono i tre imprenditori potrebbero formalmente ricorrere dinanzi ai giudici del Tribunale di Napoli. Parliamo di un braccio di ferro legato alla confisca di un patrimonio di circa 200 milioni di euro, sul quale si attende la parola definitiva, mentre ora la partita si sposta in sede civilistica. Questione di soldi, questione di indennizzi. Scrivono gli avvocati dello Stato, nel corso della loro citazione: «Considerato che il ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile nel detto processo penale, la statuizione relativa alla responsabilità degli stessi in ordine al danno ambientale, fa stato nell’odierno processo, così come fa stato ed è incontestabile, in quanto giudicato, la circostanza che i fratelli Pellini abbiano cagionato un gravissimo danno ambientale, che – nella presente sede – dovrà essere quantificato».

Il ragionamento 

Stesso ragionamento per quanto riguarda i danni all’immagine, vale a dire il vulnus inferto ad una delle regioni più belle d’Europa, per altro conosciuta nel mondo anche per la produzione agricola. Ma proviamo a fare due conti. Per gli “inquirenti” della Avvocatura dello Stato le due cose – danno all’immagine e danno ambientale – si tengono. Anzi: sono due facce della stessa medaglia, quanto basta a chiedere 33.060.066,62 (per il danno ambientale) e altri 33.060.066,62 per la ferita all’immagine. In tutto siamo a una richiesta che si staglia sotto i settanta milioni di euro, che ovviamente spetta al giudice valutare. Scrivono dall’Avvocatura dello Stato: «È certamente fatto noto, essendo stato oggetto di articoli di giornali, di film, nonché argomento di dibattito in molteplici trasmissioni televisive, nazionali e internazionali, come il fenomeno della Terra dei fuochi, abbia reso tristemente nota, nel contesto internazionale, la vicenda che ha affettato i territori appartenenti, un tempo, alla Campania felix, determinandone un’alterazione delle note caratteristiche che la rendevano un territorio fertile e ameno».

La difesa 

A questo punto tocca ai difensori dei tre fratelli Pellini replicare alle accuse. Come è noto, in sede penale, gli avvocati si sono difesi dall’accusa di aver provocato un disastro ambientale, rivendicando la correttezza della propria condotta di manager a capo di aziende specializzate nella gestione e nel conferimento dei rifiuti in un pezzo di area metropolitana napoletana. Dopo le condanne definitive in sede penale, si apre ora un’altra partita, a proposito delle ferite inferte al corpo e all’immagine di quella che un tempo veniva chiamata Campania felix.
 

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