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Quindici milioni per salvare SAAPA: denaro pubblico per coprire debiti privati?


In questi giorni è tutto un rifiorire di esaltati comunicati stampa sull’acquisto dell’Ospedale di Settimo Torinese. 

“L’approvazione, in sede di variazione di bilancio, dell’emendamento che accantona 15 milioni di euro per scongiurare la liquidazione giudiziale di SAAPA – commenta Roberto Ravello vicecapogruppo regionale dei Fratelli dItalia  – è una scelta coraggiosa e netta, che conferma la volontà politica di salvaguardare la primazia del pubblico sul privato.”

“Il salvataggio dell’ospedale di Settimogli fa eco la consigliera regionale dello stesso partito Paola Antonetto, consigliere di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte attesta anni di mala gestione della sinistra. L’emendamento al bilancio autorizza la Giunta regionale ad incaricare l’ALS TO4 al momento uno dei quattro soci – ad acquisire e internalizzare l’attività di SAAPA S.p.A. e trasferisce le risorse finanziarie, quantificate in 15 milioni di euro, necessarie alla prosecuzione dell’attività sanitaria…”.

Cos’è successo è presto detto. La Regione Piemonte ha deciso di stanziare 15 milioni di euro da erogare all’ASL TO4, con l’obiettivo dichiarato di salvare la SAAPA S.p.A., società che gestisce l’ospedale di Settimo Torinese. Un’iniezione di denaro pubblico giustificata ufficialmente dalla volontà di evitare una liquidazione giudiziale, ma che apre una lunga serie di interrogativi. La SAAPA, infatti, è un soggetto privato in perdita per un importo quasi equivalente allo stanziamento regionale, e tra i suoi soci figurano non solo l’ASL TO4 ma anche Città della Salute, il Comune di Settimo, Patrimonio Città di Settimo Torinese e la Cooperativa Frassati, che, curiosamente, risulta anche uno dei principali creditori della stessa società.

In questo intreccio di ruoli e responsabilità, la domanda fondamentale è: come si intende usare quel denaro?

E, soprattutto, è davvero questa la strada migliore per tutelare l’interesse pubblico?

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Il quadro non è meno complesso se si guarda indietro di pochi mesi. Ad aprile, la Regione aveva già provveduto a estinguere un mutuo da 28 milioni di euro gravante sull’immobile dell’ospedale, acquisendo così la proprietà dell’edificio.

Il risultato, almeno sul piano patrimoniale, sembrava chiaro: l’edificio era ormai di proprietà pubblica e sgomberato da debiti. Eppure, la SAAPA ha continuato ad accumulare perdite su perdite, arrivando a quella che oggi sembra una situazione senza sbocchi. Ed è qui che il piano regionale per “salvare” la società prende una piega difficile da comprendere.

Con lo stanziamento di 15 milioni, l’ASL TO4 si trova a gestire fondi che dovrebbero servire a ripianare i debiti di SAAPA e, forse, rilanciarne le attività.

Ma chi beneficia davvero di questa operazione? I creditori, certamente, tra cui figura in posizione di rilievo la Cooperativa Frassati. E gli altri soci?

La percentuale del 31,48% detenuta dal Comune di Settimo Torinese suggerisce che anche l’amministrazione locale abbia una posta in gioco considerevole. Ma è l’intervento dell’ASL TO4, socio pubblico con il 34% delle quote, che solleva i dubbi maggiori: si prepara a farsi carico delle perdite di tutti gli altri soci, pubblici e privati, agendo di fatto come garante universale?

L’operazione non è priva di rischi, sia dal punto di vista amministrativo che etico. L’utilizzo di fondi pubblici per salvare una società privata che ha dimostrato incapacità gestionale non è mai una scelta facile da giustificare, soprattutto quando esistono alternative. Perché, ad esempio, non lasciare che SAAPA segua il percorso naturale della liquidazione, liberando così il campo per una gestione diretta e pubblica dei servizi all’interno dell’edificio già di proprietà dell’ASL? Paura di un’azione di responsabilità agli amministratori? Boh!

I 15 milioni potrebbero essere investiti per trasformare l’ospedale in un centro pienamente operativo, senza dover passare attraverso una società che, a conti fatti, ha fallito nel suo compito.

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La questione si fa ancora più intricata se si considera il nodo del conflitto di interessi. La Cooperativa Frassati, con il suo doppio ruolo di socio e creditore, si trova in una posizione ambigua: da un lato partecipa alle decisioni strategiche della società, dall’altro beneficia direttamente dello stanziamento regionale attraverso la copertura dei crediti vantati. E il Comune di Settimo? La sua partecipazione nella SAAPA non lo solleva da responsabilità, ma nulla si sa su eventuali contributi o piani per il ripianamento delle perdite.

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In un contesto del genere, l’intervento pubblico rischia di diventare un enorme favore ai soci privati, mascherato da operazione di interesse collettivo. È questo il modello di gestione delle risorse pubbliche che vogliamo?

E chi garantisce che i 15 milioni stanziati oggi non si trasformino in un buco ancora più grande domani, visto che nessuno sembra avere un piano chiaro per il futuro di SAAPA?

La sensazione, per usare un eufemismo, è quella di un déjà vu. Non è la prima volta che si assiste a un salvataggio pubblico di una realtà privata in perdita, con il risultato che le inefficienze vengono semplicemente spalmate su tutti i cittadini. Il rischio, concreto, è di perpetuare una cultura di gestione opaca e inefficace, dove i fondi pubblici servono più a tamponare falle che a costruire soluzioni.

Alla fine della fiera, resta una certezza: 15 milioni di euro, che dovrebbero rappresentare una boccata d’ossigeno per il sistema sanitario locale, finiscono in una società che non ha dimostrato di poter stare in piedi da sola. E mentre si cercano di salvare soci e creditori, il bene pubblico sembra ancora una volta relegato in secondo piano.





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