il documento che pubblichiamo è importantissimo per capire la situazione . Il prof.Lucentini ,dopo aver premesso che la valutazione dell’ISS si basa sui documenti e sulle notizie fornite dagli enti interessati, e dopo aver constatato che non ci sono i tempi per classificare il tipo di acqua in esame, suggerisce di partire dalla consideraizone che essa sia della catetgora a3 ed inferiore, ragion per cui è necessario un processo di potabilizzazione spinto ,eseguito con tutti gli accorgimenti necessari, che va monitorato giorno per giorno , per tener conto dell’effettivo abbattimento di sostanze non adatte al consumo umano. Il documento non tralascia di raccomandare la messa in atto di una distribuzione alternativa di acqua da tenere pronta per l’emergenza. Insomma una certificazione che non nasconde i rischi di questa procedura e che impone a tutti di agire con competenza e correttezza, data la serietà della situazione. E in questo contesto di emergenza e’ essenziale-dice il prof.Lucentini- capire che le possibili preoccupazioni e percezioni da parte della cittadinanza dovrebbero essere prese in carico fornendo informazioni acquisite o in corso di definizione a supporto delle decisioni.
A Alfonso Andretta Amministratore unico Acquedotto Lucano S.p.a alfonso.andretta@acquedottolucano.it protocollo@pec.acquedottolucano.it
pc Vito Bardi
Presidente della Regione Basilicata presidente.bardi@regione.basilicata.it presidente.giunta@cert.regione.basilicata.it
Donato Ramunno, Direttore generale Achille Palma,
Direttore Tecnico-Scientifico ARPA basilicata protocollo@pec.arpab.it
Pasqualino Rossi ,Direttore Ufficio IV – Ex Direzione Generale Prevenzione Sanitaria Ministero della Salute
Salvatore Masi Professore ,Università degli Studi della Basilicata salvatore.masi@unibas.it
Antonello Maraldo, Direttore Generale Canio Cufino, Direttore U.O.C. Igiene degli Alimenti e della Nutrizione ASP Basilicata
Angiolo Martinelli ,Direttore Divisione V – Uso sostenibile delle risorse idriche Direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche
Oggetto: Richiesta collaborazione ed invio documentazione
Vista la richiesta in oggetto, relativa ad una valutazione di natura tecnico-scientifica rispetto alle azioni da intraprendere per la gestione della crisi idrica che sta interessando il bacino idrico denominato Basento Camastra nella regione Basilicata, e tenuto conto che l’Istituto Superiore di Sanità esprime il proprio parere, avuto riguardo esclusivamente alle notizie ed agli elementi forniti dallo stesso richiedente1, si rappresenta quanto segue.
La fattispecie della richiesta si incardina nella normativa sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano di cui al D.Lgs. 18/2023, raccordata alle norme in materia ambientale di cui al D.Lgs 152/2006 e s.m.i. In particolare, ai sensi dell’articolo 8 comma 2 del D.Lgs 18/2023, è stabilito che la valutazione e gestione del rischio del sistema di fornitura idro-potabile – nella circostanza specifica da alimentare dal fiume Basento -, tenga conto dei risultati della valutazione del rischio conformemente all’articolo 7, sulla valutazione e gestione del rischio delle aree di alimentazione per i punti di prelievo di acque da destinare al consumo umano. Nel caso di captazioni di acque superficiali per destinazione d’uso idro-potabile è da considerare il combinato con l’art. 80 del D.Lgs 152/2006 e s.m.i. che prevede la classificazione mediante monitoraggio annuale delle acque d’origine, secondo parametri e criteri di distribuzione spaziale e temporale definiti dalla stessa norma, ai fini della caratterizzazione del trattamento di potabilizzazione da applicare2. Nelle specifiche circostanze, nell’osservare che allo stato, per l’acqua da destinare al consumo non risulta disponibile una classificazione da parte della Regione, questo Istituto, per quanto di competenza e riferendosi alla specifica richiesta in oggetto, raccomanda agli Enti regionali di pertinenza l’esecuzione del procedimento di classificazione; ritiene tuttavia che il completamento del processo di classificazione, che in forza della durata delle attività richieste non è compatibile con l’emergenza in atto, può non risultare ostativo all’utilizzo dell’acqua nel breve periodo, sotto il profilo della prevenzione sanitaria. Ciò tenendo conto del rationale del richiamato art. 80 che definisce la classificazione come funzionale alla tipologia dei processi di potabilizzazione da porre in essere che, nella fattispecie (sulla base delle informazioni fornite rispetto all’impianto di potabilizzazione operante), si configurano di per sé idonei a trattamenti di acque di tipologia A3 o anche inferiore e, pertanto, comunque adeguati – semmai ridondanti – rispetto ai diversi esiti attendibili dalla classificazione.
Ad integrazione di quanto sopra si consideri che l’approccio di valutazione e gestione del rischio di cui all’articolo 8 del D.Lgs. 18/2023, debba tenere conto delle rilevanze dei monitoraggi sulle acque di cui all’articolo 7 e di ogni altra informazione rilevante sulle fonti di pressione e presenza di contaminanti emergenti supplementari, nelle circostanze territoriali che possono interessare le aree di captazione, prevedendo tuttavia anche fattispecie in cui per le acque di origine non sono disponibili valutazioni specifiche da analisi di rischio pregresse (vedasi ad esempio il prelievo di acque di origine marina).
In linea con il contesto normativo sopra richiamato, con specifico riferimento al giudizio di idoneità d’uso sull’acqua destinata al consumo umano da parte dell’Azienda sanitaria locale, è da richiamare l’art. 13 comma 8, su cui si innesta la fattispecie della richiesta, che, al fine di garantire l’accesso all’acqua, in circostanze di accertata emergenza idro-potabile, e limitatamente al periodo dell’emergenza, ove l’accesso all’acqua non possa essere garantito con altri mezzi congrui, prevede che il giudizio di idoneità per acque da destinare per la prima volta al consumo umano possa essere espresso in deroga ai controlli stagionali stabiliti dallo stesso decreto sulla base di valutazioni dell’Azienda sanitaria locale territorialmente competente, tenendo in particolare conto delle risultanze dell’analisi di rischio rese disponibili dal gestore idro-potabile ai sensi dell’articolo 8, di ogni esame ispettivo e indagine ritenuta appropriata agli scopi, e ponendo in essere, ove necessario, adeguate misure di controllo volte ad assicurare e fornire evidenza dell’assenza di rischi per la salute umana.
Nel quadro sopra definito, le azioni da intraprendere e, dalle informazioni rese disponibili, già avviate da codesto gestore nell’ambito dell’Unità di crisi regionale, sia nella fase emergenziale che nel medio-lungo periodo, costituiscono elementi fondamentali dell’analisi di rischio condotta nell’ambito dei piani di sicurezza dell’acqua (PSA). Le valutazioni e le misure di mitigazione di breve e medio-lungo periodo da implementare nella filiera idrica in oggetto, devono essere quindi condotte come azioni pienamente integrate nel PSA per la specifica filiera idrica del Basento-Camastra. In questo, anche la documentazione in fase di produzione e sviluppo, come pure ogni indicazione funzionale alla sicurezza della filiera, dovrebbe essere condivisa con tutti gli esperti interessati all’interno della piattaforma del cloud del PSA, in modo da garantire un tempestivo aggiornamento
- Si stabilisce in particolare che le regioni classifichino le acque dolci superficiali da destinare alla produzione di acqua potabile, in base alle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche, in diverse categorie: Categoria Al: trattamento fisico semplice e disinfezione; b) Categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione; c) Categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezi della fotografia del sistema idrico, dello scenario di rischio sito-specifico e dell’efficacia delle misure di controllo nel tempo.
Per quanto concerne i dati analitici relativi al punto di campionamento individuato da Acquedotto Lucano per la captazione di acqua superficiale del fiume Basento, i dati resi disponibili si riferiscono a 3 campionamenti condotti da parte del gestore idrico rispettivamente in data 28/10/2024, 16/11/2024 e 17/11/2024 per un totale di 254 parametri analitici investigati, e a 1 campionamento condotto da ARPA Basilicata in data 06/11/2024 per un totale di 480 parametri analitici investigati.
Il confronto dei risultati analitici è riportato secondo i limiti previsti dal Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale (G.U. n. 88 del 14 aprile 2006) Allegato 2, Parte III – Criteri per la classificazione dei corpi idrici a destinazione funzionale, in relazione agli adempimenti previsti all’art. 803 ‘Acque a specifica destinazione’ del medesimo decreto legislativo.
I risultati preliminari evidenziano, rispetto a quanto richiesto per il monitoraggio dei corpi superficiali di categoria A2 (considerato riferimento primario, in quanto categoria di appartenenza delle acque del torrente Camastra, ordinariamente trattate dall’impianto di potabilizzazione di Masseria Romaniello), alcuni superamenti di concentrazione per i parametri fenoli, fosfati, tensioattivi, BOD5 e coliformi totali, e, più specificamente:
o 28/10/2024 fenoli (0,200 mg/L), fosfati (2,5 mg/L); o 06/11/2024 fosfati (2,8 mg/L);
o 16/11/2024 fenoli (0,121 mg/L), fosfati (1,7 mg/L); o 17/11/2024 fenoli (0,152 mg/L), fosfati (1,4 mg/L)
o 28/10/2024 BOD5 (7 mg/L), tensioattivi anionici (0,3 mg/L), coliformi totali (5475 MPN/100 mL); o 06/11/2024 tensioattivi anionici (0,3 mg/L)
Limitatamente alle determinazioni effettuate, la natura dei contaminanti e i valori di concentrazione rinvenuti nei campioni non configura rischi sanitari di natura chimica e microbiologica stante il processo di potabilizzazione effettuato presso l’impianto di Masseria Romaniello, consistente in fasi di trattamento di chiariflocculazione, filtrazione a sabbia e filtrazione con carboni attivi, di piena efficacia nella rimozione dei fenoli sulla base di una consolidata letteratura scientifica ed esperienza applicativa. Tale circostanza, specificamente in relazione al parametro ‘fenoli’ per cui il limite di categoria A3 è previsto come imperativo a 0,1 mg/L (Allegato 2, Parte III), appare in linea con quanto riportato all’art.80, c.4 del D.Lgs.152/06 secondo il quale “le acque dolci superficiali che presentano caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche qualitativamente inferiori ai valori limite imperativi della categoria A3 possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e a condizione che le acque siano sottoposte ad opportuno trattamento”. Ad ogni buon conto, sulla base di quanto previsto dal PSA, si raccomanda di procedere – ove non siano disponibili precedenti evidenze da dati storici – alla validazione della misura di controllo monitorando l’effettivo abbattimento di tali contaminanti (confronto concentrazioni entrata/uscita potabilizzatore) parallelamente alla verifica o all’integrazione del monitoraggio operativo associato a tale misura di controllo.
Si osserva inoltre che, fermo restando la necessità di conferme analitiche sull’acqua in uscita dal potabilizzatore (Masseria Romaniello) e captata dal fiume Basento, la valutazione relativamente all’acqua di origine evidenzia caratteristiche chimico-fisiche e composizione in termini di sali minerali e durezza confrontabili con quelle dell’acqua attualmente in distribuzione, captata dal bacino Camastra; tenendo presente anche le azioni già messe in campo e programmate nel medio-lungo periodo dal gestore idrico in termini di trattamenti, è quindi plausibile un trascurabile impatto delle acque di diversa origine in termini di aggressività sulle reti di distribuzione e sulle caratteristiche organolettiche dell’acqua in distribuzione.
- Per il riferimento all’art. 80 del d.Lgs 152/2006 e s.m.i. si veda premessa.
In conclusione, sulla base dei pur limitati elementi disponibili in merito alla richiesta, nel condividere l’adeguatezza delle azioni poste in essere e programmate per la gestione dell’emergenza da parte di codesto acquedotto e nell’ambito dell’operante Unità di crisi rispetto agli obiettivi normativi – quali in particolare garanzia di accesso all’acqua e qualità dell’acqua distribuita in termini di salubrità e pulizia -, questo istituto esprime le seguenti raccomandazioni.
- Secondo quanto definito dal PSA, si raccomanda di prevedere un piano di azioni di breve, medio e lungo periodo funzionale a gestire pienamente la fase emergenziale attuale, ma anche a definire, mediante appropriati procedimenti di indagine e progettualità, misure di prevenzione e controllo adeguate a garantire l’accesso all’acqua nel quadro dei cambiamenti ambientali e climatici in atto nel terri
- Pur valutando, allo stato, nel quadro degli elementi di rischio definiti per le acque di approvvigionamento, le
caratteristiche dell’impianto di trattamento e le azioni di sorveglianza e monitoraggio pianificate e poste in
essere, adeguate nel complesso a garantire l’idoneità al consumo delle acque di nuova immissione, si ritiene opportuno subordinare la destinazione al consumo di dette acque al positivo giudizio di conformità sulle stesse, mediante valutazione analitica sulle acque in uscita dal trattamento di potabilizzazione rispetto ai criteri e parametri previsti dal D.Lgs. 18/23; in tale contesto, per fini precauzionali, si consiglia di prevedere anche la gestione in sicurezza di una circostanza di peggior scenario, e pertanto di assicurarsi che, laddove il primo giudizio di idoneità al consumo dell’acqua non sia acquisito, sussistano le condizioni e i tempi per l’adozione e la comunicazione di eventuali limitazioni d’uso delle acque e per le relative dotazioni di approvvigionamenti alternativi di emergenza. Nella valutazione di rischio legata all’immissione delle nuove acque in rete, si raccomanda di includere anche ogni potenziale pericolo associato a manovre impiantistiche o sulle reti che possano risultare in rischi sanitari o cambiamenti organolettici significativi.
- A cura dell’Unità di crisi, del gestore idrico e delle diverse istituzioni operanti si raccomanda di prevedere e aggiornare un piano di comunicazione organico sull’origine dello stato di emergenza, sulle azioni in essere e sulle misure di breve, medio e lungo periodo, considerando anche che, sebbene le misure previste per la gestione dell’emergenza si inquadrino in un contesto ben definito e consolidato sul piano normativo e tecnico- scientifico e siano fondate su evidenze di buone pratiche, le possibili preoccupazioni e percezioni da parte della cittadinanza dovrebbero essere prese in carico fornendo informazioni acquisite o in corso di definizione a supporto delle decisioni.
Lo scrivente Istituto si rende disponibile a fornire ulteriori indicazioni e supporto per ogni seguito richiedendo, in ogni caso, aggiornamenti rispetto al quadro di emergenza attuale e ai suoi sviluppi.
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