Allora, senza girarci troppo attorno, il sistema dell’«assumificio» funziona in questo modo.Prima, per il nobile scopo di potenziare l’organico del Registro tumori integrato di Catania-Messina-Enna, si mettono a bando posti a tempo determinato per varie figure amministrative e tecniche; si espletano le selezioni pubbliche, con migliaia di concorrenti, in cui il punteggio del colloquio è di gran lunga più influente dei titoli; dopo una notevole scrematura si approvano le graduatorie degli idonei per quattro categorie: assistente amministrativo, assistente tecnico, collaboratore amministrativo professionale e collaboratore tecnico professionale; a questo punto si assume al Registro tumori integrato, con contratto iniziale fino al 31 dicembre 2024, soltanto il primo di ognuna delle graduatorie; infine, su richiesta del Policlinico di Catania (dove ha sede il Rti), con successive delibere, si scorrono le quattro liste dalle quali si “pescano” altri 51 concorrenti idonei, che però non vanno al Registro tumori, ma vengono piazzati in altri uffici dell’azienda Policlinico-San Marco.
Ebbene, leggendo i nomi degli assunti, si trovano sindaci, consiglieri comunali e municipali, ex e attuali, ma anche una serie di “parenti di”. Soprattutto esponenti di centrodestra, con una schiacciante presenza di Fratelli d’Italia e Mpa.
I buoni propositi
Formalmente tutto parte, come detto, da buone intenzioni. Alla base, a marzo 2018, c’è una delibera di «integrazione dotazione organica» del Registro tumori del Policlinico etneo: un finanziamento di 975.049 euro copre 17 unità, di cui 11 dirigenti medici e sanitari e 6 fra tecnici e amministrativi. Un successivo atto, un mese dopo, fa salire a 19 la quota dei nuovi assunti.
A legittimare il percorso arriva un decreto del marzo 2019, firmato dall’allora assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, sulla «riorganizzazione» dei quattro Registri tumori siciliani, importanti “sentinelle” sui territori, la cui nascita fu il risultato di battaglie di illuminati ricercatori, ambientalisti e la parte di società civile attenta agli effetti dello “sfregio” delle industrie su alcune zone dell’Isola. Razza, istituendo un coordinamento regionale al Dasoe, dispone che le aziende sanitarie e ospedaliere sedi di Rti «sono tenute a prevedere una adeguata dotazione organica, idonea ad assicurare la qualità della rilevazione». E perciò chiede che «tutto il personale» sia «in possesso di comprovata competenza ed esperienza del settore della registrazione dei tumori».
La procedura
Con il Covid in mezzo, per alcuni anni si coprono i vuoti d’organico con contratti co.co.co. E si arriva al 2022. L’8 agosto il Policlinico approva i bandi di selezione per «eventuali assunzioni a tempo determinato» per quattro figure tecnico-amministrative. Ognuna delle quali segue un proprio iter. E con uno schema pressoché identico.
Per il ruolo di assistente amministrativo arrivano 665 istanze. E dunque, per garantire «l’efficacia delle procedure di reclutamento», si aggiunge una «prova di preselezione», affidata a un’agenzia privata, per arrivare a 100 candidati. Che vengono poi sottoposti al giudizio (prima sui titoli e poi un colloquio) di una commissione esaminatrice, interna al Policlinico. La graduatoria degli idonei, alla fine, è composta da 60 nomi. Il primo viene assunto al Registro tumori. Ma, fra il 2023 e il 2024, la graduatoria scorre fino alla 32ª posizione con una raffica di delibere. Di fatto 31 assunti, assegnati ad altri ruoli.
Lo stesso per gli assistenti tecnici: 964 domande per il Registro tumori, preselezione di una ditta esterna, esami della commissione interna per 50 candidati, di cui 31 nella graduatoria finale. Assunta al Rti la prima, ma poi scorrimento (e assunzione in altri uffici del Policlinico) per 6 candidati.
Gli aspiranti collaboratori amministrativi all’inizio sono 315. Stavolta la scrematura è tutta della commissione interna: 57 idonei, un solo assunto al Registro e 10 altri “richiamati”, con diverse delibere, al Policlinico.
Meno istanze, appena 46, per il profilo: collaboratore tecnico professionale informatico. In questo caso la procedura è molto più rapida: 41 ammessi, di cui 8 idonei dopo l’esame dei titoli e i colloqui. Anche in questo caso ad occuparsi dei dati tumorali sarà la prima, mentre altri quattro saranno assunti, sempre a tempo determinato, con altre mansioni.
Fin qui la procedura. Formalmente regolare, ancorché tutta basata – in ogni delibera – sulle «stringenti esigenze» di scorrimento degli idonei e sul fatto che quella del Registro tumori è «l’unica graduatoria in corso di validità utile per l’attivazione di un incarico a termine» per i vari profili, evitando così – ma non è la prima volta – di rimettere in palio i posti di cui ha bisogno la pianta organica del Policlinico.
In alcune delle commissioni esaminatrici, oltre ai dirigenti dell’azienda, ci sono Piera Iudica (figlia di Francesco, ex apprezzato manager sanitario nonché cognato di Raffaele Lombardo), e Salvatore Carmine Faraci, per gli amici Salvo, avvocato con interessi nelle università telematiche, già candidato consigliere comunale a Paternò, uomo-ombra di Dario Daidone, deputato regionale di FdI e dirigente (capo dell’ufficio legale) in aspettativa del Policlinico. Sulla delibera che dà il via ai bandi, precedente all’elezione all’Ars, c’è proprio la firma di Daidone come segretario verbalizzante. Iudica e Faraci, a loro volta, furono assunti nel 2020 con una procedura analoga: condividono la stessa graduatoria per collaboratori amministrativi professionali a tempo determinato .
Tutti gli assunti saranno meritevoli, ma alcuni di loro non sono degli illustri sconosciuti. Ad esempio, nello scorrimento della graduatoria per assistente amministrativo, si trova Nino Caruso, sindaco di Ragalna, dépendance estiva di Ignazio La Russa. E Caruso, undicesimo fra gli idonei, è esponente di Fratelli d’Italia. Su Facebook c’è una foto-simbolo della campagna elettorale alle falde dell’Etna, con il candidato sostenuto dal big sponsor Daidone e da Faraci. In cima alla lista dei ripescati c’è Dario Bussolari, ex consigliere di municipalità a Catania, legatissimo in passato al consigliere forzista Riccardo Pellegrino, con cui condivide il radicamento con i Caf, ma ora nel coordinamento comunale dell’Mpa. Molto stimato nel quartiere (un’immagine pubblica di febbraio scorso lo immortala mentre una delegazione autonomista guidata dal deputato regionale Giuseppe Lombardo regala un calcio balilla all’oratorio Filippo Neri), nonostante 1.278 voti all’ultima tornata amministrativa non è riuscito a entrare a Palazzo degli Elefanti.
Ma la graduatoria viene “spremuta” fino alla 32ª posizione. L’ultima utile per entrare, occupata da Simona Fiscella, consigliera ed ex assessora di area Pd a Mirabella Imbaccari. Sarebbe la dimostrazione di una presenza trasversale di politici se non fosse che Fiscella, figlia di Salvatore, dirigente al Comune di Catania, ha un fratello, Peppe, che sui social è uno sfegatato meloniano, fan di Daidone.
A beneficiare dello scorrimento per collaboratore amministrativo c’è Adriana Scaboni, ex compagna di Andrea Barresi (ex Pdl e Mpa, ora in FdI in attesa di un posto al sole nella giunta di Enrico Trantino dopo un’esperienza maturata come assessore comunale ai Rifiuti). Al numero 10 dello stesso elenco c’è Agnese Alberio, ex consigliera comunale di Adrano, ora in area autonomista, nota alle cronache nazionali nel 2016 per un video goliardico diventato virale dove parlando di salsiccia derideva alcuni lavoratori precari in sciopero della fame per protesta. Il filmato costrinse Alberio a dimettersi formulando pubbliche scuse.
Un suo collega – ora di lavoro, ma già di scranno consiliare – è Fabrizio Busà, ex presidente del consiglio comunale di Acireale, da sempre vicino al meloniano Basilio Catanoso. Che ha un legame anche con un neo-assistente amministrativo: Salvatore Di Stefano, storico segretario dell’ex deputato di An, con cui condivise il coinvolgimento (e l’uscita a testa alta) in un’inchiesta per voto di scambio del 2001, fra i 44 indagati fra cui Vittorio Cecchi Gori, imprenditore e patron della Fiorentina, candidato alle Politiche.
Fra gli assunti come assistente tecnico, al numero 6 degli idonei, c’è Alessia Trovato, consigliera comunale a Catania, ex di Forza Italia rieletta nella lista Trantino Sindaco di cui è capogruppo. Figlia d’arte perché il padre Saro, storico consigliere di quartiere, volto conosciuto nella raccolta dei rifiuti, ma soprattutto nel Caf di piazza Sant’Antonio, dove la figlia, ora meloniana, s’è fatta le ossa mentre faceva l’“agevolatrice” ai controlli di sicurezza di Fontanarossa con contratti a tempo determinato come quello ora ottenuto al Policlinico. Nelle liste degli assunti c’è più di un’omonimia “sospetta” con consiglieri ed ex dei Municipi di Catania. Ma anche qualche “parente di” che al Policlinico fa scatenare la fantasia dei dipendenti: collegamenti comunque tracciati da La Sicilia, ma riguardanti persone che non rivestono né hanno rivestito ruoli pubblici.
Succede questo, nella sanità siciliana che affoga fra liste d’attesa monstre e privati pigliatutto. Succede questo al Policlinico di Catania, guidato da Gaetano Sirna, un direttore generale che – stando alle cronache, mai smentite, del toto-manager del centrodestra regionale – fu nominato formalmente “in quota” Mpa con il forte gradimento del senatore meloniano Salvo Pogliese. Succede questo in una città in cui, fra nomine dei vertici aziendali e concorsi (Covid e post), la Procura ha accumulato quintali di carte.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link