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Cosa vedere a Bologna lontano dai turisti: Casa Museo Renzo Savini


Selezionare con cura e largo anticipo cosa vedere a Bologna durante il week end, può rivelarsi una mossa determinante per vivere un’esperienza davvero autentica e lontana anni luce dalla solita gita da turisti.

È ormai da tempo infatti, che il capoluogo emiliano-romagnolo è spesso preso d’assalto da una folla di visitatori che, quasi come un’onda anomala, avanza compatto e inesorabile tra i portici e le corti travolgendo tutto ciò che malauguratamente finisce sul suo cammino.

Se non avete più voglia di rimanere in fila per assaggiare il panino che da mesi è virale sui social e non sopportate l’idea di attendere pazientemente il vostro turno per scattare il selfie di rito davanti alla Torre degli Asinelli, allora forse è arrivato il momento di lasciarsi il centro storico alle spalle ed esplorare le sue immediate vicinanze.

Dovete sapere che, a soli 800 metri da Porta Castiglione, sui primissimi colli bolognesi, un’elegante palazzina degli Anni Sessanta ospita Casa Museo Renzo Savini, la pregevole dimora di un collezionista.

Cosa vedere a Bologna fuori dai soliti itinerari turistici: riscoprire Casa Museo Renzo Savini

Quando Benedetta Savini ha concluso la visita era visibilmente emozionata e devo ammetterlo, lo ero anche io.

Non mi aveva soltanto accolto nella casa in cui era nata e cresciuta ma, attraverso i ricordi ancora vividi e i tanti aneddoti legati ai numerosi elementi d’arredo incontrati durante il percorso, era riuscita a creare una connessione profonda e reale con l’universo di suo padre.

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Dietro la sua decisione di aprire l’abitazione di Via Letizia, 11 al pubblico si cela in primis il personalissimo desiderio di conoscere più a fondo la figura genitoriale attraverso oggetti solo apparentemente inanimati, ma che in realtà custodiscono l’anima più profonda della casa.

Renzo Savini (1931-2018), nativo di Bagnacavallo (Ravenna), a Bologna ha frequentato la facoltà di Giurisprudenza e incontrato Pasquina de Beni, che poi diventò sua moglie.

Era un umanista colto, dotato di una spiccata sensibilità artistica e di un notevole gusto per il design.

Ha trascorso l’intera vita ricercando, accostando e catalogando personalmente pezzi da collezione dalle forme, i materiali e gli utilizzi anche diversissimi tra loro.

Non sorprendetevi dunque se, mentre avanzate da una stanza all’altra, vi capiterà di passare accanto ad un Pupo del Settecento prima e ad un lampadario Venini datato 1964 poi.

Quello in cui vi trovate è sicuramente un museo, ma non è di certo il solito museo.

Cosa vedere a Bologna lontano dai turisti: il percorso di visita di Casa Museo Renzo Savini

A differenza di quello a cui si è indotti a pensare quando ci si accinge a varcare la soglia dell’abitazione di un collezionista, Casa Museo Renzo Savini è tutt’altro che cupa.

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I due livelli dell’edificio commissionato all’architetto Raoul Biancani nel 1962 e attualmente aperti ai visitatori, sono luminosissimi grazie alla presenza di ampie vetrate, che sembrano eliminare ogni barriera con l’ambiente esterno, un giardino dagli alberi alti e robusti.

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Uno dei primi oggetti ad aver attirato la mia curiosità è stata la Piavola de Franza, una bambola in legno realizzata a Venezia nel XVIII secolo.

Benedetta Savini con la piavola de franza nella casa museo di Renzo Savini

Mi sono letteralmente incantata davanti al sontuoso mobiletto laccato a finto marmo in cui è collocata, vestita di tutto punto.

Pensate: si tratta in realtà di un manichino che, ispirandosi alla moda francese, nel Settecento era utilizzato per presentare alle nobildonne veneziane gli abiti, i gioielli e gli accessori più in voga del momento.

Solo una volta all’anno, durante la Festa della Sansa (ovvero l’Ascensione) veniva eccezionalmente esposto al resto della popolazione.

Non meno sorprendente è quello che Benedetta ha ricordato come il primo acquisto dei suoi genitori in viaggio di nozze, un Pupo siciliano con le fattezze di Carlo Magno, rinvenuto nella bottega di un vecchio puparo.

Gli appassionati dei presepi non potranno resistere alla tentazione di immortalare le statuette barocche in terracotta di Giuseppe Maria Mazza e Giacomo De Maria, oltre a quelle in stile rococò di Angelo Gabriello Piò.

Agli estimatori del design invece, non passeranno di certo inosservati i divani Bastiano di Tobia Scarpa (1962) o il lampadario di Art Deco con pendagli in cristallo.

Wunderkammer: la camera delle meraviglie di Casa Museo Renzo Savini

Sorprendente ed assolutamente ipnotica è infine l’incredibile Wunderkammer, ovvero: la camera delle meraviglie.

Stanze come questa, veri e propri scrigni di tesori d’ogni genere, datazione e provenienza, tra il Cinquecento e il Seicento erano molto diffuse all’interno delle residenze nobiliari europee.

Non è un caso infatti se, gli ambienti allestiti nel Rinascimento con la cura e la dedizione del vero collezionista, oggi possono essere considerati per certi versi, predecessori dei musei.

Per la prima volta infatti, strumenti scientifici, antichi reperti e oggetti d’arte si ritrovano qui disposti gli uni accanto agli altri, con il chiaro obiettivo di emozionare e destare stupore.

Casa Museo Renzo Savini: come arrivare e programmare la visita

Grazie all’impegno di Benedetta, non solo l’abitazione di famiglia è divenuta una casa museo, ma ha ottenuto il marchio Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna ed è entrata a far parte dell’Associazione Nazionale Case della Memoria.

gli interni della Casa Museo Renzo Savini di Bologna

Se non vedete l’ora di effettuare la visita, ascoltando dalla sua viva voce le storie che si celano dietro alle collezioni paterne, scrivete un’email a: savinicultura@gmail.com, così da concordare tutti i dettagli.

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Quanti di voi pensano di raggiungere Bologna in treno, potranno arrivare in Via Letizia, 11, sede di Casa Museo Renzo Savini, con l’autobus della linea 30 o la navetta A.

Occorre scendere alla fermata Castiglione e proseguire a piedi per circa 200 metri.

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Chi preferisce spostarsi in auto invece, potrà lasciare il mezzo nel parcheggio a pagamento dei Giardini Margherita in Viale Rino Cristiani, a pochi passi da Via Letizia.

Un ultimo consiglio: prima di rientrare a casa, esplorate il parco pubblico più amato dai bolognesi e intitolato alla Regina Margherita.

Oltre a diverse postazioni gioco per i più piccoli, racchiude un suggestivo laghetto e ampi viali alberati dove passeggiare o fermarsi a leggere un buon libro.

Adesso che sapete cosa c’è da vedere a Bologna lontano dai turisti, ditemi la verità: avevate già visitato la dimora di un collezionista?



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